Ocean Cleanup è un progetto ideato da Boyan Slat nel 2012, un ragazzo olandese di 25 anni. Slat ha progettato, insieme ai suoi collaboratori, un impianto in grado di raccogliere i rifiuti dagli oceani, muovendosi sfruttando la forza delle correnti. Il primo prototipo è stato testato nel 2019, prima nel Mare del Nord e poi nella grande isola di plastica del Pacifico. Entrambi i casi sono stati un successo per il gruppo di ragazzi olandesi. Ocean Cleanup è un’organizzazione no-profit, tuttavia ha un piano molto solido per riuscire a finanziarsi in autonomia, ovvero vendere prodotti creati con la plastica raccolta ai consumatori e le altre materie riciclabili recuperate alle aziende interessate. Non esiste nessun’altra realtà al mondo che intende mettere in commercio prodotti composti per intero da spazzatura riciclata recuperata in mare. I guadagni saranno tutti reinvestiti nella produzione e nello sviluppo di nuovi impianti Ocean Cleanup.
Il prototipo funziona
Il primo prototipo di Ocean Cleanup è stato testato prima nel Mare del Nord, per osservarne l’effettiva mobilità, e poi nell’isola di plastica nel Pacifico, che si trova fra Hawaii e California. Qui si doveva testare la capacità dell’impianto di raccogliere rifiuti. L’esperimento si è concluso con esito positivo, con il primo carico riportato con successo a terra. Slat, inoltre, ha reso noto che la maggior parte di quanto recuperato è riciclabile.
Il progetto
Nel 2012 Boyan Slat ha riunito un gruppo di persone per progettare un impianto in grado di pulire gli oceani in autonomia e senza bisogno di carburante. Per finanziare l’iniziativa, l’organizzazione olandese lanciò un crowdfunding, riuscendo a raccogliere i fondi necessari. Fra i principali donatori ci sono stati il miliardario Peter Thiel, primo ad aver investito in modo consistente su Facebook e fra i fondatori di PayPal, e Marc Benioff, CEO, presidente e fondatore di Salesforce.
L’impianto è del tutto ecosostenibile. Si tratta di un enorme struttura galleggiante larga 1 chilometro e con una rete per raccogliere i rifiuti che va 4 metri in profondità. L’Ocean Cleanup, inoltre, è dotato di un ancora di 4 metri quadrati, che serve a far sì che, pur essendone trascinata, la struttura vada più lenta delle correnti marine. Questo serve per ottimizzare la raccolta di materiali.
Finanziarsi in autonomia
Ocean Clean up è e resta un’organizzazione senza scopo di lucro, tuttavia vuole rendersi indipendente dalle donazioni. Per questa ragione la realtà olandese intende iniziare a vendere prodotti in plastica riciclata, facendo del fatto che sia frutto della pulizia del mare un valore aggiunto. Infatti, Ocean Cleanup si è rivolta alla società DNV GL, ente accreditato a livello internazionale nella certificazione della provenienza dei prodotti. In particolare, l’azienda è legata soprattutto a parametri legati all’ambiente. DNV GL avrà il compito di certificare che gli oggetti venduti dall’associazione olandese siano davvero fatti di plastica raccolta in mare.
Sia la plastica in eccesso che gli altri materiali riciclabili, invece, saranno venduti alle aziende interessate. Slat ha dichiarato che ci sono già diverse imprese che hanno contattato Ocean Cleanup.
Il futuro di Ocean Cleanup
Boyan Slat dichiara che Ocean Cleanup riuscirà a far scomparire quasi del tutto l’isola di spazzatura dell’oceano Pacifico entro 5 anni, considerando i mezzi di cui dispone nel 2020. Dopo, l’associazione passerà alle altre quattro isole di spazzatura presenti nel mondo.
Un’isola di spazzatura è un’area, in un mare o in un oceano, dove le correnti fanno sì che si concentri una grande quantità di rifiuti. Queste hanno raggiunto dimensioni impressionanti. Quella nel Pacifico occupa una superficie di 1,6 chilometri quadrati, dove si trovano rifiuti galleggianti in ogni metro quadrato.
In futuro l’associazione prevede di occuparsi anche di prevenzione, oltre che di pulire gli oceani. La proposta lanciata dal gruppo di ragazzi olandesi è di costruire degli impianti per raccogliere i rifiuti alle foci dei fiumi. Infatti, da lì viene buona parte della spazzatura che arriva nelle isole di plastica.