Il 3 luglio OneWeb, che aveva dichiarato fallimento, è stata salvata dal Regno Unito e da un’azienda privata, che l’hanno acquistata per un totale di un miliardo di dollari.
Cos’è OneWeb
OneWeb è uno dei diversi sistemi di internet satellitare di nuova generazione attualmente in sviluppo, come ad esempio Starlink di SpaceX. L’azienda, fondata nel 2012, ha sede a Londra e a McLean, negli Stati Uniti. Con la sua rete OneWeb promette di raggiungere ogni parte del globo, compresi i poli, con una connessione internet rapida e veloce.
La differenza principale tra sistemi come OneWeb e quelli classici è che quest’ultimi fanno uso di altissime orbite geostazionarie. In questo caso i satelliti vengono posti a circa 36mila chilometri di altezza e appaiono sempre fermi nello stesso punto del cielo per qualsiasi osservatore. Così facendo è possibile utilizzare una semplice antenna direzionale per puntare il satellite e ricevere il segnale, ma il costo da pagare è un notevole ritardo nelle comunicazioni dovuto all’enorme distanza, che può arrivare anche a 500 millisecondi, cioè mezzo secondo di ritardo. Questo ritardo rende impossibili alcune operazioni online, come ad esempio il gaming e il trading automatico ad alte frequenze.
Per risolvere questo problema, aziende come OneWeb, SpaceX ma anche Amazon, hanno scelto di operare a orbite molto più basse che permettono di eguagliare (e in alcuni casi battere) in termini di latency i servizi di internet tradizionali. Nel caso in questione le orbite sono di “appena” 1200 km, permettendo un ritardo di appena 32ms e una velocità di 400 Mega al secondo. Ovviamente ci deve essere un tradeoff, ed infatti orbite non geostazionarie basse e latency ridotte come queste richiedono infatti un altissimo numero di satelliti per operare su scala globale: si passa da un massimo di qualche decina di unità dei servizi tradizionali a migliaia nel caso di queste reti di nuove generazione. In totale OneWeb prevede di utilizzare 650 satelliti, mentre Starlink potrebbe tranquillamente superare i 10,000.
Ad oggi ancora non c’è una rete completa di questo genere in servizio.
La crisi e il salvataggio
Come è possibile immaginare, un sistema così complesso è costosissimo. SpaceX, per esempio, stima che saranno necessari almeno 10 miliardi di dollari per rendere operativo Starlink. OneWeb aveva raccolto in totale 3.4 miliardi di dollari, con i quali ha fatto partire il progetto arrivando a inserire in orbita 74 satelliti. Ma la crisi del coronavirus ha fatto saltare tutto. In particolare è stato il mancato nuovo investimento da parte di Softbank a costringere l’azienda a dichiarare bancarotta. Ma andare in bancarotta non significa cessare completamente le attività: l’azienda ha infatti avviato un processo di ristrutturazione negli ultimi mesi, riducendo le attività e lasciando andare molti impiegati, cercando nel frattempo qualcuno disposto a comprarla. Questo qualcuno si è rivelato essere il Regno Unito. Il 3 luglio OneWeb è stata salvata, grazie ad un acquisto da 1 miliardo di dollari, divisi a metà tra il governo inglese e Bharti Globsal, una compagnia privata indiana di telecomunicazioni.
I motivi dietro l’acquisto
Dal momento in cui l’acquisto è stato annunciato, gli esperti del settore hanno incominciato a domandarsi quale fosse il vero scopo dietro a questa spesa da 500 milioni di dollari del Regno Unito, che molto probabilmente non è un semplice investimento in nuove tecnologie.
Per comprendere questa scelta, bisogna prima parlare del sistema Galileo. Si tratta dell’alternativa interamente europea al GPS americano e a quello russo (GLONASS), che essendo di proprietà straniera, potrebbero essere disattivati per il continente europeo in caso di tensioni tra le nazioni. A differenza di OneWeb, questo sistema di posizionamento è quasi completo: attualmente sono in orbita 26 dei 30 satelliti previsti. Il nocciolo della questione è che al progetto ha partecipato il Regno Unito, ma a causa della Brexit, i suoi sforzi potrebbero essere vani, perdendo l’accesso al servizio e posti di lavoro.
L’acquisto di OneWeb potrebbe quindi essere un modo per sostituire Galileo: da una parte i satelliti potrebbero essere modificati per fornire servizi di posizionamento, e dall’altra gli ingegneri inglesi che stanno fuggendo in Europa per continuare a lavorare a Galileo avrebbero un progetto a cui dedicarsi nel proprio Paese.
Le critiche
La mossa del Regno Unito è decisamente azzardata, e gli esperti spiegano che gli ostacoli sono molti.
Al governo inglese piacerebbe spostare l’intero progetto nel proprio Paese, dalla produzione dei satelliti al loro lancio, ma dall’UK non è partito più nulla diretto verso lo spazio per più di 60 anni. Su questo fronte bisogna dire che il Paese si è mosso nella giusta direzione, stringendo una collaborazione con gli Stati Uniti, che sono stati formalmente autorizzati ad effettuare lanci spaziali dal territorio inglese, ma anche qui ci sono problematiche. Infatti prima di avere una struttura operativa in grado di rendersi utile al progetto OneWeb ci vorranno anni. Le prime missioni che potranno essere viste partire dal suolo inglese saranno quelle operate dalla Virgin Galactic, che al massimo potrà lanciare 2/3 satelliti alla volta, decisamente troppo pochi. Fino ad oggi è stata l’europea Arianespace a occuparsi di inserire in orbita i satelliti OneWeb, utilizzando razzi Soyuz di produzione russa lanciati dal Sud America e dal Khazakistan, in grado di portarne più di 30 alla volta.
Un altro punto critico sono i debiti della società, che ha già firmato contratti da centinaia di milioni di dollari proprio con la Arianespace, quindi il Regno Unito potrebbe trovarsi nella situazione di sanare dei debiti contratti con il resto dell’Unione Europa senza produrre posti di lavoro nel proprio territorio.
Lo stesso discorso vale per la produzione dei satelliti, affidata a una join venture con Airbus operante su suolo americano. Anche qui sono stati contratti dei debiti, mentre pensare di spostare la realizzazione della struttura nel Regno Unito è un’operazione così complicata che aumenterebbe il già enorme divario che divide OneWeb dal suo competitor principale, Starlink, che gode di un approccio verticale da parte di SpaceX che riduce drasticamente i costi e l’organizzazione necessari.