Con il termine lobby si intende un gruppo di persone estraneo alle istituzioni pubbliche che agisce per influenzare le scelte degli enti statali. Negli Stati Uniti i gruppi di questo tipo rappresentano un elemento fondamentale nei meccanismi della politica. Infatti, negli USA non è mai stato previsto il finanziamento pubblico ai partiti per le campagne elettorali, che quindi dipendono quasi del tutto dai finanziamenti privati. Le lobby, inoltre, offrono anche degli importanti supporti ai partiti. In particolare, queste forniscono loro dati e ricerche utili ai politici per prendere delle decisioni o per far valere una tesi. Questo sistema fa sì che, negli Stati Uniti, avere successo in politica senza l’appoggio di lobby importanti sia quasi impossibile.
L’origine
Le forze politiche statunitensi sono da sempre dipendenti dai finanziamenti privati, tuttavia è solo dal XX secolo che le lobby hanno assunto un ruolo determinante. La storia dei gruppi di pressione negli USA è iniziata negli anni ’10 del ‘900 in California. Nello Stato sulla costa ovest i due partiti egemoni americani, Repubblicani e Democratici, stavano attraversando un periodo di crisi strutturale a livello locale. Le due forze politiche non riuscivano ad organizzarsi per offrire ai loro candidati il supporto necessario. Così emersero, assumendo sempre maggiore importanza, gruppi che andarono a riempire il vuoto lasciato dai partiti, supportando i personaggi più vicini ai loro interessi. Prima i finanziamenti venivano da donazioni individuali allo schieramento preferito, modalità che diventerà nel tempo sempre meno rilevante.
L’ascesa delle lobby e la regolamentazione
Il modello californiano delle lobby iniziò ad essere esteso, fino a diventare dominante con la Grande Depressione, quando Repubblicani e Democratici si trovarono in difficoltà a livello nazionale. Dagli anni ’80, dopo le discussioni iniziate con lo scandalo Watergate, i finanziamenti ai politici da parte dei gruppi di pressione furono regolamentati in maniera precisa. Il denaro doveva passare per enti intermedi, i Political Action Committee (PAC), sottoposti ad uno stretto controllo da parte delle autorità federali. Una normativa completa sul lobbismo negli Stati Uniti arrivò nel 1995, con il Lobbying Disclosure act, che obbligò i gruppi a seguire un preciso codice di condotta nel loro rapporto con la politica.
Il diritto delle lobby
Le lobby, per come sono strutturate, sono protette in maniera ferrea dalla costituzione statunitense. Il primo emendamento prevede, infatti, che debbano essere rispettate le 5 libertà, di religione, di parola, di stampa, di assemblea e di fare richieste alla politica senza rischiare ripercussioni, ovvero la libertà di petizione. Le lobby, in quanto associazioni, sono protette dal diritto di assemblea e di petizione, motivo per cui negli USA non possono essere proibite o limitate se non per i motivi ammessi nella stessa costituzione, ovvero se incitano alla violenza, all’oscenità o se diffondono informazioni false.
Il lobbismo di massa
Dagli anni ’80 ha preso piede anche un altro tipo di lobby, diverso da quello classico in cui il gruppo è composto da rappresentanti di grandi aziende e personaggi molto ricchi. Si tratta delle lobby di massa, più di carattere popolare, composte da un gran numero di cittadini accomunati da una o più cause comuni. Queste, spesso, nascono in vista di determinati obbiettivi e si sciolgono dopo averli raggiunti. Tuttavia, nei fatti, il potere di questi gruppi è di solito irrilevante nella politica statunitense. Questo da una parte a causa delle scarse risorse a loro disposizione, dall’altra per via del fatto che spesso non sono ben organizzate e faticano ad agire come un unico ente.