Nel 2019 Jeremy Wright, amministratore nella Advanced Technology Services, ha pubblicato una stima su quanto costerebbe nella realtà la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. L’analisi è stata basata soprattutto sul film del 1971 diretto da Mel Stuart, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, tratto dal celebre romanzo di Doald Dahl. Inoltre, sono stati considerati i costi medi di un’azienda operante nel comparto dolciario negli Stati Uniti, oltre al prezzo di mercato per i prodotti necessari per realizzare gli elementi più eccentrici, come la parete di lecca-lecca o il fiume di cioccolato. Per mantenere tutto l’impianto sarebbero necessari, secondo Wright, circa 225 milioni di dollari l’anno.
Quanto varrebbe la Wonka s.p.a.
Nell’ipotizzare il possibile valore della fabbrica di cioccolato ci sono numerose problematiche. Dalla storia si lascia intendere che si tratta di una multinazionale molto famosa in tutto il mondo, quindi si presume incassi molto. Tuttavia ricavare dei dati relativi ai possibili utili è difficile. Nella trama del romanzo di Dahl non è chiaro quanti siano e quanto siano forti i concorrenti di Willy Wonka nel settore. Nei film di Mel Stuart (1971) e Tim Burton (2005) si mostrano negozi con barrette di cioccolato Wonka esposte in primo piano nella vetrina e posizionate fra gli scaffali come prodotti di punta. Sembrerebbe che la società abbia quasi il monopolio del settore, se non dei dolci almeno del cioccolato. In realtà, però, durante la trama è in corso un evento eccezionale, con i biglietti d’oro da trovare per ottenere il diritto a visitare la fabbrica che non era mai stata aperta al pubblico. Quindi, è probabile che il grande spazio dato alle barrette di cioccolato Wonka nel mercato durante la storia sia molto maggiore del solito e che, di norma, siano commercializzate come normali prodotti.
Secondo Wright, il valore dell’azienda di Willy Wonka sarebbe fra i 21 ed i 22 miliardi di dollari. L’analista ha considerato il marchio molto riconoscibile, la grande varietà dei prodotti venduti e la distribuzione su scala globale. La cifra non è altro che un valore medio per le aziende di grandi dimensioni nel settore dolciario. In particolare, Wright ha usato come riferimento la valutazione del colosso inglese Cadbury.
I costi operativi
Dalla trama de La fabbrica di cioccolato si capisce che Willy Wonka, come CEO, non bada a spese per quanto riguarda la qualità e l’innovazione nei suoi prodotti. Ogni sezione è organizzata in modo tale da massimizzare la qualità, spesso in modo eccentrico, e le tecniche per ridurre i costi operativi, se ci sono, sembrano poche. Per Wright, considerando il costo medio dell’energia negli USA e le dimensioni dell’edificio dove è stato girato il film del 1971, la fabbrica di cioccolato spenderebbe circa 2 milioni di dollari annui in elettricità. Invece gli Umpa Lumpa, i dipendenti della società, considerando lo stipendio medio dei lavoratori nel settore dolciario negli Stati Uniti dovrebbero costare 73 milioni l’anno, più le spese per assicurazioni ed eventuali premi o eventi aziendali per gli impiegati. Inoltre, anche se questo manca dalle stime, la trama mostra che la Wonka investe molto in ricerca e sviluppo.
Anche qui, però, la stima presenta molti problemi. Per quanto riguarda l’energia, infatti, Wright ha considerato solo le dimensioni dell’impianto ed i costi medi nel settore. La fabbrica di Wonka, però, non è affatto un ordinario impianto per la produzione industriale di dolci confezionati. L’impianto ha al suo interno molti macchinari potenti, alcuni dei quali prototipi in fase sperimentale. Già solo considerando il meccanismo necessario a far scorrere il fiume di cioccolato, è poco plausibile pensare a dei costi energetici ordinari.
Gli Umpa Lumpa non possono essere considerati come normali dipendenti. Nella trama del libro di Dahl, infatti, sono un popolo africano di persone molto basse con i quali Wonka stringe un accordo. Gli Umpa Lumpa avrebbero lavorato per lui in cambio di cacao, considerato come la principale valuta nella loro società. Già da questo si capisce che i dipendenti della fabbrica sono pagati in cacao, il cui valore è per loro molto più alto di quello di mercato nel mondo. D’altronde, non uscendo mai dalla struttura non saprebbero cosa farne dei soldi. In termini di stipendio, quindi, gli Umpa Lumpa costerebbero molto molto meno di normali dipendenti. Un altro elemento, più oscuro, riguarda gli alloggi dei lavoratori, che vivono tutti nella fabbrica, i pasti, gli spazi per il tempo libero e così via. Qui per i costi entra in gioco soprattutto il modo in cui Wonka tratta i suoi piccoli dipendenti, le loro condizioni di vita, che non vengono mostrate nella storia di Dahl.
Le spese private di Willy Wonka
Wright, nella sua stima, ha inserito tutti gli elementi particolari della fabbrica inseriti nella trama come spese di mantenimento. Questo, in realtà, risulta errato se si considera che la fabbrica è anche l’abitazione di Willy Wonka. Wonka è il CEO ed unico azionista di una multinazionale globale, che vale circa 21,5 miliardi di dollari, quindi è plausibile che sia miliardario. Molti elementi presenti nella fabbrica, come l’ascensore volante, la parete di lecca-lecca e la stanza in cui è tutto commestibile, in realtà, più che costi dell’azienda sembrano più spese private dell’eccentrico imprenditore.
La parete di lecca-lecca costerebbe 2.650 di dollari. Viste le dimensioni della stanza mostrata nel primo film, sono state considerate le tariffe di un’azienda con sede a Londra, che si occupa davvero di creare carte da parati commestibili. L’ascensore volante, invece, osservando l’attuale prezzo di un razzo privato, costerebbe 109 milioni di dollari. Il fiume di cioccolato, invece, varrebbe 32,7 milioni, con i 570 mila litri di fluido usati per girare il film del ’71 al prezzo del cacao oggi. Queste cifre, tuttavia, non tengono conto delle varie spese di mantenimento.
In alcuni casi, tuttavia, in un impianto tanto sopra le righe non è facile capire cosa serva davvero e cosa no. Il cioccolato del fiume, ad esempio, non è chiaro se venga o meno venduto.