Il termine insider trading indica i casi in cui qualcuno sfrutta informazioni materiali non pubbliche, di solito legate ad un’azienda, per trarne profitto attraverso operazioni in Borsa. Tale pratica è illegale in tutto il mondo ma secondo modalità che cambiano da Paese a Paese. I primi ad averlo introdotto come reato furono gli Stati Uniti, nel 1934, come parte delle misure mirate ad impedire il ripetersi degli eventi che causarono la crisi del ’29. In quell’anno fu istituita anche la Securities and Exchange Commission (SEC), ente che ancora oggi si occupa di vigilare sul rispetto delle norme in ambito finanziario negli USA. Ci sono poi voluti molti decenni prima che l’insider trading fosse introdotto come reato nel resto del mondo.
L’insider trading in Italia
In Italia l’insider trading è stato introdotto come reato nel 1991. Questo nella Penisola ha valore sia come illecito penale che amministrativo. La legge colpisce solo le figure che ricoprono ruoli di responsabilità nelle aziende o nelle istituzioni, che permettono di avere accesso a informazioni privilegiate. Il reato di insider trading per la legge italiana si verifica in tre casi:
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Quando chi ha accesso alle informazioni privilegiate compie operazioni in Borsa in prima persona.
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Quando rivela le informazioni a qualcun altro che le sfrutta
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Quando si spingono altre persone a compiere determinate operazioni finanziarie legate alle informazioni non pubbliche pur senza averle rivelate in modo esplicito
La responsabilità legale in Italia ricade solo su chi ricopre un ruolo che gli dà libero accesso alle informazioni riservate. Altre persone che ne traggono vantaggio, invece, non commettono alcun illecito. Infatti, se chi esegue delle operazioni finanziarie sulla base di informazioni privilegiate ha ottenuto queste ultime per caso, o comunque senza che nessuno glie le abbia date con intenzione, non si ha nessun reato.
L’insider trading negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti hanno una legge ben definita sull’insider trading ma, per come è impostata, è quasi l’opposto di quella italiana. Negli USA, infatti, è legale per chi lavora in un’azienda sfruttare le informazioni in suo possesso per eseguire operazioni legate alle azioni della stessa. Si tratta di una pratica molto comune fra i CEO. Tali operazioni, comunque, devono essere sottoposte ad un accurato controllo da parte della SEC. Invece, si ha il reato quando le informazioni sono condivise con terze parti, che le sfruttano ottenendo almeno il 10% in più del capitale iniziale. Con un guadagno minore, negli USA, non si parla di insider trading illegale.
Negli USA, quindi, è legale l’insider trading diretto, con operazioni svolte da chi lavora nella stessa azienda, ma è illegale l’insider trading indiretto. A differenza che in Italia, però, la responsabilità legale ricade su tutti i coinvolti, non solo su chi aveva accesso alle informazioni privilegiate. Non importa il modo in cui queste sono state ottenute, il reato è commesso quando le si sfruttano per speculare su una società nella quale non si lavora.