Sembra impossibile, ma l’economia del quarto Paese più piccolo al mondo, situato nel mezzo dell’Oceano Pacifico tra l’Australia e le Hawaii e raggiungibile soltanto in aereo dalle isole Fiji e Kiribati, è in crescita grazie al film streaming internazionale.
Tuvalu è un minuscolo arcipelago composto da quattro isole coralline cinque atolli. Con i suoi 26 km quadrati di territorio è più grande soltanto del Vaticano, di San Marino e dell’isola di Nauru, e ospita stabilmente meno di 12 000 abitanti. Di questi, poco più della metà ha un accesso stabile a internet, una percentuale comunque sorprendente data la condizione di estremo isolamento del Paese: soltanto nel distretto della capitale, Funafuti, esiste un aeroporto internazionale, e i territori di Tuvalu sono distribuiti su un’area di circa 700 km quadrati.
Come fa Tuvalu a guadagnare con Twitch?
La fortuna di Tuvalu sta nell’essere proprietaria di uno dei domini nazionali più ambiti del globo: “.tv”.
Per chi non lo sapesse, il dominio nazionale è la parte finale dell’URL dei siti web che viene riservata al Paese di provenienza: quello italiano è “.it”.
Nel dominio di Tuvalu è chiaro il riferimento al termine “television”, che ha attratto siti di streaming tra i maggiori al mondo, come Twitch e YouTube, i quali hanno deciso di acquistarlo. In parallelo allo sviluppo della streaming tv, è esploso così il valore delle royalties che Tuvalu riceve per la vendita dei diritti sul dominio di sua proprietà.
Nel 2006 il governo, intuendo il potenziale affare, ha stipulato un accordo con la l’azienda statunitense Verisign, gestore di diversi domini nel mondo, a cui ha concesso la gestione del dominio “.tv” fino al 2021.
L’impatto delle royalties sull’economia di Tuvalu
Il PIL di Tuvalu del 2019 ammonta a 50 milioni di dollari, pari allo stipendio annuale del giocatore di football Jared Goff. Nonostante sia in crescita netta da qualche anno (solo tra il 2018 e il 2019 è cresciuto del 9%), esso si basa per il 66% su aiuti internazionali. Il resto del prodotto interno lordo di Tuvalu è da attribuire all’agricoltura e alle concessioni di pesca, mentre i servizi (gran parte comunque sovvenzionati dallo Stato e da fondi di Paesi donatori) sono in crescita.
In un’economia tanto piccola, è intuibile quanto enorme possa essere l’impatto dell’utilizzo del dominio “.tv” da parte dei siti internazionali di streaming, che diventano di anno in anno più popolari in tutto il mondo. Sebbene i dati non siano certi, si stima che il dominio frutti a Tuvalu tra i 2 e i 5 milioni di dollari l’anno, ovvero tra il 4% e il 10% del suo PIL. Per fare un paragone, la stessa percentuale del PIL in Italia equivarrebbe a circa 180 miliardi di euro.
I rischi futuri per Tuvalu
Il boom dei siti streaming è oggi, e come gran parte delle attività digitali ci si attendono evoluzioni e stravolgimenti delle tecnologie e delle abitudini dei consumatori nel giro di pochi anni. Bisognerà vedere come Tuvalu saprà sfruttare la fortuna accumulata in questi anni, la durata dell’appetibilità del suo dominio nazionale, non è l’unico rischio per il minuscolo Paese oceanico.
Con una superficie emersa che raggiunge al massimo i 4,6 metri sopra il livello del mare, Tuvalu è una terra forte rischio di scomparsa a causa del cambiamento climatico. Non c’è dubbio sul fatto che l’innalzamento degli oceani potrebbe spazzarla, insieme ad altre centinaia di minuscole isole del Pacifico, anche se una speranza potrebbe esistere.
Secondo uno studio dell’Università di Auckland, che ha analizzato la barriera corallina del Pacifico, l’80% delle isole sta mantenendo la massa terrestre o addirittura sta in qualche modo emergendo: Tuvalu avrebbe guadagnato 14 acri in un decennio. La causa di questa resistenza sarebbe da ricondurre alla malleabilità delle barriere coralline rispetto ad altri tipi di terreno, le quali rispondono alle ondate oceaniche sollevando sedimenti e spostando la superficie emersa, invece che sprofondare: la sola isola di Funafuti ha viaggiato per più di 100 metri in quarant’anni.