Si è parlato molto del fatto che in Italia il 13% dei contribuenti paga il 59% delle tasse sul reddito, che contribuiscono alla spesa pubblica per servizi essenziali come la sanità e l’assistenza sociale. Si tratta della quota di popolazione che dichiara redditi lordi superiori a €35.000, su cui grava quindi gran parte del costo della sanità (€115 miliardi totali l’anno), assistenza (€105,6 miliardi), e scuola (€62miliardi).
Secondo questi dati il 13,1% dei contribuenti supplisce ai bisogni di quel 57,7% di contribuenti della fascia minima che, con redditi inferiori ai €15.000 e un’imposta media di soli €442 a testa, non riescono a coprire nemmeno la sola quota pro-capite di spesa pubblica per la sanità, pari a €2.752 a testa.
Come funziona L’IRPEF
Alla base dell’imposizione fiscale sul reddito c’è il principio della progressività: al crescere del reddito lordo dichiarato aumenta l’aliquota che il contribuente deve pagare. Si va da un minimo del 23% a un massimo del 43% per i redditi che superano i €75.000, secondo l’idea che chi ha più reddito a disposizione contribuisca anche per la parte di chi non ne ha a sufficienza, ma deve comunque accedere ai servizi offerti dalla comunità.
Chi paga per tutti
In questo sistema esistono però delle evidenti distorsioni, specialmente se osserviamo l’affollamento della fascia minima, quella al di sotto dei €15.000 dichiarati. Su 41,4 milioni di contribuenti, il MEF calcola che 12,6 milioni, ossia il 29%, dichiarano redditi nulli, non contribuendo per niente alla spesa pubblica. La maggior parte di questi redditi sarebbero positivi, ma si azzerano per effetto dei bonus e delle detrazioni di cui nel sistema italiano si può usufruire.
Alcuni di questi contribuenti avrebbero quindi la possibilità economica di contribuire alla spesa pubblica ma si ritrovano, molto spesso senza ledere nessuna legge, ad essere fruitori di servizi pubblici che non pagano. Nel totale degli oltre 31 milioni di contribuenti che dichiarano reddito positivo, inoltre, bisogna tener presente che non sono considerati, o lo sono soltanto in parte, gli elusori e gli evasori, i quali comunque beneficiano dei servizi offerti alla comunità. È evidente la convenienza a trovare metodi anche illegali per mantenere i propri redditi nulli o nella fascia minima, ma soprattutto al di fuori della fascia più alta, colpita dalla maggiore imposizione fiscale.
Considerando queste distorsioni ecco che i conti iniziano a non tornare: basti pensare che su 10 persone che possiedono un’auto da €120.000, solo una dichiara un reddito lordo oltre i 240 mila euro (120 mila netti).