Nel nostro primo articolo in materia di aziende del settore spaziale parliamo di SpaceX, nome comunemente usato per indicare la Space Exploration Technologies Corporation, azienda aerospaziale con sede a Hawthorne, in California. SpaceX è stata fondata nel 2002 da Elon Musk, già cofondatore di PayPal e CEO di Tesla Motors. Lo slogan dell’azienda recita «Revolutionizing access to space» : il suo obiettivo è sviluppare nuove tecnologie volte a ridurre drasticamente i costi dei voli spaziali, con lo scopo ambizioso di permettere, in futuro, la colonizzazione di Marte.
Questo sogno ha radici lontane nel tempo: già nel 2001 Musk immagina la Mars Oasis, una serra che avrebbe permesso la crescita di piante sul Pianeta rosso; presto però si rende conto che il trasporto di ingenti quantità di materiale su Marte sarebbe proibitivo, economicamente, a prescindere dal budget messo a disposizione delle varie agenzie spaziali. Capisce così che ripensare la tecnologia dei lanciatori è l’unica strada per rendere possibili i viaggi interplanetari.
Con questo in mente contatta tra il 2001 e il 2002 l’azienda russa ISC Kosmotras, sviluppatrice del Dnepr, un missile balistico intercontinentale riadattato al lancio di satelliti artificiali in orbita terrestre bassa (ovvero l’orbita tra i 160 e i 2000 km di quota, obiettivo tipico delle missioni con equipaggio umano) . La sua intenzione è acquistare un lanciatore; le trattative però non vanno a buon fine, in quanto considera eccessivo il prezzo di 8 milioni di dollari. Decide quindi di fondare una compagnia in grado di autoprodurre le tecnologie necessarie: nasce così SpaceX.
Il primo vettore prodotto dall’azienda è il Falcon 1, mezzo di 21.3 metri di altezza per una massa totale di 38 tonnellate formato da due stadi (ovvero da due parti, ciascuna dotata di propulsione, che si sganciano in sequenza durante la fase di volo, pochi minuti dopo il lancio). Sia gli stadi che i motori Merlin e Kestrel che li spingono vengono interamente sviluppati dall’azienda; il costo di sviluppo si aggira in totale sui 90 milioni di dollari. I primi tre lanci falliscono, ma al quarto il Falcon 1 raggiunge l’orbita: è il 28 settembre 2008 e SpaceX diventa la prima compagnia privata a mandare in orbita con successo un razzo a propellente liquido. Il quinto e ultimo lancio del Falcon 1 avviene nel 2009.
L’anno seguente avviene con successo il primo lancio del suo sostituto, il Falcon 9. La versione attualmente in uso, il Falcon 9 Full Thrust, è un mezzo di 550 tonnellate per 70 metri; i 9 motori Merlin del primo stadio e il Merlin modificato del secondo sono in grado di portare in orbita terrestre bassa un carico di 22.8 tonnellate. Il costo per un lancio ammonta a 62 milioni.
Il Falcon 9 è stato lanciato con successo 27 volte. Il primo ed unico disastro in volo è avvenuto a giugno 2015, durante una missione di rifornimento per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Il vettore è esploso a 139 secondi dal lancio a causa di un aumento imprevisto della pressione all’interno del serbatoio di ossigeno liquido del secondo stadio. Un’altra esplosione è avvenuta il 1 settembre 2016, durante un test di controllo nelle fasi di preparazione al lancio.
Un altro successo di SpaceX è il Dragon, un veicolo spaziale capace di trasportare fino a 6 tonnellate di carico utile nel suo vano da 25 metri cubi. Lanciato grazie al Falcon 9, è stato il primo mezzo costruito da una compagnia privata ad essere lanciato in orbita e recuperato con successo (2010) e ad attraccare con successo sulla ISS (2012). E’ l’unico veicolo attualmente attivo in grado di trasportare sulla Terra carichi significativi (3 tonnellate) dalla ISS. Nei prossimi anni inizierà ad essere utilizzato anche per il trasporto di equipaggio.
In via di completamento è il Falcon Heavy, che porterà la capacità di carico a 54 tonnellate in orbita terrestre bassa, più che doppia rispetto al diretto rivale, il Delta IV Heavy della United Launch Alliance.
Gli obiettivi dell’azienda
Musk ha affermato di voler ridurre ad un decimo i costi per il volo spaziale, migliorando di dieci volte l’affidabilità. Secondo le sue previsioni sarà ragionevolmente possibile raggiungere, nei prossimi anni, un costo di 1100 dollari per kilogrammo di massa lanciata in orbita; attualmente il costo per il volo in orbita terrestre bassa con il Falcon 9 Full Thrust a pieno carico ammonta a 2700 $/kg.
SpaceX riduce i costi con due approcci gestionali. Il primo, l’integrazione verticale, consiste nella gestione da parte dell’azienda della maggioranza dei processi produttivi: in tal modo si limitano al massimo i fornitori esterni e ciò permette naturalmente, oltre al controllo della qualità del prodotto, una forte riduzione dei costi (l’85% del sistema Falcon e Dragon è autoprodotto). L’altro è l’approccio modulare cioè l’utilizzo di parti progettate per lavorare in modo indipendente dal resto del sistema; questo ha permesso, ad esempio, di usare la tecnologia dei motori Merlin, testati sul Falcon 1, anche per il Falcon 9 (con opportune modifiche ed evoluzioni). Con questa organizzazione l’azienda può ridurre i costi mantenendo comunque un margine commerciale del 70%.
Le cifre di SpaceX stanno rivoluzionando il mercato dell’industria aerospaziale mettendo pressione alle industrie concorrenti che si trovano costrette ad abbassare a loro volta i costi.
Fino al 2013 a dominare il mercato dei lanci di satelliti di comunicazione erano la International Launch Services, collaborazione tra Russia ed USA, con il Proton, e l’europea Arianespace, con i razzi Ariane 5 e Vega. Proprio Arianespace ha richiesto ai governi europei di aumentare i fondi per la ricerca nel settore; secondo uno dei manager la competizione di SpaceX obbliga a consolidare, ristrutturare e razionalizzare l’industria europea.
L’Ariane 5 è in grado di portare due satelliti per viaggio: il costo per il più piccolo tra i due carichi è stato ridotto progressivamente a 60 milioni, ma il costo totale di un viaggio singolo supera i 160, contro i 62 del Falcon 9.
Si conclude qui la prima parte dell’articolo.
Ecco il link alla seconda: https://startingfinance.com/viaggio-alla-scoperta-di-spacex-i-colonizzatori-di-marte-2/