In quest’articolo non parleremo semplicemente dell’imminente passaggio del campione brasiliano al Paris Saint German, sul quale sono stati già scritti abbastanza articoli, ma andremo a vedere anche alcuni sviluppi sia economici sia politici che questo costosissimo trasferimento comporterà.
Le Cifre
L’affare complessivo non ha precedenti: 600 milioni di euro distribuiti fra clausola rescissoria (220 milioni), contratto quinquennale al giocatore da 30 milioni annui (il doppio rispetto a quello che percepiva al Barcellona), compenso al giocatore (80 milioni) per un contratto di sponsorizzazione per i mondiali in Qatar nel 2022 come sponsor ufficiale. Neymar rappresenta una stella del calcio mondiale e sicuramente in un mercato in cui anche buoni giocatori vengono pagati non meno di 40 milioni, il prezzo in confronto è quasi normale per un giocatore che potrebbe far vincere finalmente un trofeo internazionale al club Parigino. Ma come vedremo ora dietro a questo trasferimento vi sono altre motivazioni più importanti. La clausola rescissoria di 220 milioni di euro verrà pagata da Neymar stesso al suo club per garantirgli lo status di giocatore libero, pronto per firmare il contratto con il nuovo club parigino.
I Rapporti difficili
Tutto questo sia per evitare noie con il fair play finanziario sia perché tra Barcellona e Psg, in particolare il Gruppo Qatariota proprietario del club, non scorre buon sangue dopo che la dirigenza del Barcellona ha rotto i rapporti diplomatici con Doha. Questioni di sponsor, soldi e geopolitica. Tutto parte dagli attentati di Parigi dopo i quali il Barca interrompe il rapporto di sponsorizzazione con Qatar ritenendo il governo vicino a posizioni estremiste. La mossa del Barcellona ha anticipato quelle dell’Arabia Saudita, Egitto e degli altri Stati del Golfo che hanno interrotto lo scorso giugno le relazioni con il Qatar. Tutto questo considerando che nel 2022 proprio in questa nazione mediorientale ci saranno i primi mondiali di calcio in un paese islamico, che porterà secondo alcune stime ben 300 milioni di dollari al giorno come investimenti. Arruolare una star planetaria come Neymar come volto del torneo sarebbe senz’altro un colpo a effetto. La figura di Neymar cade a perfezione come collante e come punto di riferimento per un paese che pubblicamente ha perso appeal, che dovrà lottare anche con un imperante scetticismo su un mondiale in un paese che come tradizione calcistica ha poco o niente. Nella primavera 2016 proprio il Qatar ha assunto un ruolo centrale nella fondazione di una nuova istituzione calcistica regionale, denominata Arab Gulf Cup Football Federation, insediata a Doha e guidata dal presidente della Federcalcio qatariota, lo sceicco Hamad bin Khalifa bin Ahmed al-Thani, tra gli uomini più ricchi del paese e cugino dell’emiro al-Thani.
Il problema del Fairplay finanziario
Il gruppo Qatariota ovviamente dovrà anche affrontare il problema del Fair Play finanziario aldilà del trucco contabile organizzato: 220 milioni per lo Psg rappresentano una spesa gravosa e sicuramente dovrà vendere alcuni dei suoi campioni (di Maria?) per rimettere i bilanci a posto. Menzione speciale infine per quanto riguarda il club catalano ormai quasi ex proprietario del cartellino. Risulta ipocrita infine il Barcellona che grida all’intervento della UEFA ponendo dubbi e sospetti su questo trasferimento, visto che qualche anno fa mezza dirigenza del club catalano fu costretta a dimettersi per un indagine del fisco spagnolo sul trasferimento di Neymar dal club brasiliano al club catalano.