Molte persone, soprattutto tra coloro che non hanno mai approfondito la questione, considerano la finanza come una disciplina priva di sentimento, avida e affarista. Qualcuno associa la causa della sofferenza economica vissuta negli anni post crisi al mondo finanziario, non distinguendo bene la finanza utile all’economia produttiva (denominata finanza produttiva) dalla finanza speculativa, ovvero quella che vuole massimizzare i profitti a qualunque costo. Tuttavia esiste un ramo della finanza che può piacere anche ai più scettici, mira agli investimenti responsabili e oltre al profitto osserva altri fattori non di secondaria importanza: si tratta della finanza etica.
Gli investimenti in questo ambito sono orientati a quelle imprese che danno priorità ai fattori non considerati nocivi alla società: quindi tutte quelle imprese che salvaguardano l’ambiente, usano adeguati sistemi di riciclaggio dei rifiuti, puntano sulle energie poco inquinanti e a basso consumo energetico, pongono attenzione alla qualità dei prodotti e si impegnano alla promozione del rispetto della salute e della sicurezza sul lavoro.
I fondi etici
Innanzitutto i fondi etici vanno distinti dai fondi umanitari. Questi ultimi si basano sugli investimenti in cui si rinuncia a una parte o a tutto il guadagno così destinato alle aziende non profit.
I fondi etici, invece, si basano principalmente su criteri di esclusione: le imprese caratterizzate da determinati fattori vengono escluse dai portafogli finanziari di questi fondi che investono per una giusta causa la quale frutterà un discreto rendimento senza che ciò comporti dei costi sociali rilevanti. Questi fattori di esclusione riguardano ad esempio la produzione di armi, alcol, tabacco, pellicceria, energia nucleare, l’uso di pesticidi e prodotti inquinanti, lo sfruttamento degli animali o il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori o dei diritti civili per quanto concerne gli Stati sovrani.
Come distinguere la bontà di un’impresa rispetto ad un’altra impresa che non presenta fattori di esclusione? Mediante il rating etico, che classifica i titoli obbligazionari e delle imprese non soltanto in funzione delle caratteristiche aziendali (classici indicatori economico-finanziari), ma anche in funzione della responsabilità sociale; il momento della scelta dei titoli è il cosiddetto screening etico.
Le banche etiche
Le banche etiche sono istituti bancari che svolgono la funzione tradizionale raccogliendo i risparmi e investendo gli stessi in attività produttive e finanziarie remunerative rispettando al contempo i criteri etici e sociali, che possono variare da banca a banca.
Questi istituti sono differenti a seconda che si tratti dei paesi ricchi o del cosiddetto Sud del mondo. Nel primo caso mirano a finanziare i soggetti non bancabili, quei soggetti che non vengono considerati dalle banche tradizionali perché troppo poveri e carenti di garanzie. Per quanto riguarda la seconda categoria, si tratta di istituti che erogano il microcredito (di cui abbiamo parlato in questo articolo).
Finanza etica in Italia
In Italia la finanza etica ebbe inizio verso la fine degli anni ’70 con le cooperative Mutue di Autogestione (MAG), dopo poco più di 40 anni rispetto al primo fondo etico nato negli Stati Uniti.
Queste cooperative si ponevano come obiettivo primario la raccolta delle risorse finanziarie dei soci che venivano investite in progetti socialmente utili. Con la Legge 197 del ’91 sull’antiriciclaggio si presentano dei problemi per le MAG, che non sono in grado di garantire alcuni dei requisiti come ad esempio il vincolo del capitale minimo. Questo, insieme all’aumento degli investitori potenzialmente interessati agli investimenti etici e alle esigenze di credito da parte del Terzo Settore (Ong, associazioni ecc), ha portato al processo di creazione della Banca Etica.
La prima Banca Etica italiana nasce nel 1999 e già nell’anno seguente aprono quattro filiali, a Milano, Roma, Brescia e Vicenza. Nel 2006 le filiali diventano dieci: nessuno si sarebbe aspettato una crescita così elevata. Con il fallimento della Lehman Brothers e la conseguente crisi i crediti erogati aumentano (in controtendenza alle banche ordinarie) del 24% annuo. Nel 2013 apre la filiale di Bergamo con il Consiglio di Amministrazione a maggioranza femminile, a dimostrazione che questo settore promuove anche le pari opportunità.
Anche le banche cooperative rientrano nella categoria della Finanza Etica e si pongono come obiettivo fondamentale lo sviluppo territoriale e la maggior vicinanza ai cittadini a livello locale.
Qualche numero
Per il momento gli asset che rientrano in questa tipologia di investimento ammontano a 2 miliardi e mezzo. Negli anni precedenti l’indice etico Dow Jones Sustainability World ha avuto una crescita maggiore (+13,6% nell’ultimo anno) rispetto agli indici di riferimento DJ World (+13,1%) e MSCI World Index (+11,3%), questo a testimoniare la buona redditività dei titoli.