A quasi 10 mesi dalla sua sospensione a Piazza Affari non si hanno ancora notizie del titolo di Monte dei Paschi di Siena. Nonostante le voci che vedrebbero un imminente rientro della banca più antica al mondo nella Borsa Valori, la realtà è che il destino di Mps è ancora incerto.
La sospensione del titolo
Lo stop alle contrattazioni del titolo è stato voluto dalla Consob il 22 dicembre scorso, dopo che il previsto aumento di capitale di 5 miliardi di euro è fallito. In quel periodo l’autorità aveva optato per la sospensione temporanea del titolo alla luce dell’incertezza che aleggiava sulla banca. Tale incertezza, secondo Consob, non assicurava al pubblico <<l’accesso ad informazioni sufficienti per effettuare scelte di investimento consapevoli.>>
Riguardo la decisione, l’amministratore delegato Marco Morelli aveva dichiarato che
<<Azioni ed obbligazioni verranno riammesse in Borsa nel momento in cui ci sarà piena trasparenza e con la conclusione del processo autorizzativo da parte della Commissione UE.>>
Quest’estate sembrava che Mps potesse tornare sui listini, cosa che però non è avvenuta. La banca ha però ottenuto dalla Bce una ricapitalizzazione più soft rispetto alle attese, passando dagli 8,8 miliardi di euro previsti a 8 miliardi. L’istituto senese ha dovuto elaborare un nuovo piano industriale. Durante questo periodo la banca ha dovuto far fronte a due decreti del Governo. Il primo riguarda il burden sharing, ovvero la divisione degli oneri tra azionisti ed obbligazionisti subordinati, il secondo è inerente ad una maggiore presenza dello Stato nella banca.
La situazione attuale
A fine agosto l’istituto senese, dopo essere stato savato dalla Bce, gestiva 7 miliardi di euro, di cui 3,9 provenienti dal Tesoro e 4,3 provenienti dalla conversione dei bond. Due aumenti di capitale sottoscritti, uno a 8,65 per gli obbligazionisti subordinati e l’altro a 6,490 euro per lo Stato. Nel frattempo, sempre ad agosto, viene approvata la semestrale dell’istituto che registra una perdita di 3,24 miliardi di euro, collegati però a 4 miliardi di euro di rettifiche sui 27 miliardi di euro di crediti in sofferenza in corso di cessione al fondo di Atlante 2. L’esame della semestrale è stato reso possibile grazie al bonifico del Tesoro da 8,32 miliardi di euro, di cui circa 3,85 versati dall’erario, il resto tramite la conversione di 4,47 miliardi di bond a maggior rischio, che ha permesso a Mps di contabilizzare la perdita del semestre senza far perdere all’istituto i livelli minimi regolamentari di capitali. Il patrimonio netto si attesta a 11,3 miliardi di euro, pari ad un capitale di vigilanza Cet1 del 15,4%. Non sono incoraggianti i numeri della gestione, anche a causa del lungo processo di salvataggio avviato lo scorso dicembre. Nel semestre Mps ha visto scendere i ricavi del 21%, sia per il calo delle commissioni (-8,8% a 903,3 milioni) sia per quello del margine di interesse (-12,7% a 857,5 milioni). Più pesante il calo delle attività finanziarie, che sono diminuite dell’86,5%. Per quanto riguarda la liquidità, l’istituto ha ricevuto buone notizie, con un aumento dei depositi vincolati e dei conti correnti da clientela, aumentati di 3,8 miliardi nel secondo trimestre e di 9,4 miliardi da inizio anno.
Il ritorno a Piazza Affari del titolo passa dal piano presentato dall’istituto alla Consob. Il ritorno di Monte dei Paschi è anche collegato ai risparmiatori che hanno convertito i loro bond subordinati con l’offerta di scambio con nuove azioni/bond senior. L’adesione di tutti gli ex obbligazionisti di Mps porterebbe il Ministero dell’Economia e delle Finanze ad avere in mano circa il 70% del capitale sociale. Ad oggi, Mps non è ancora tornata sui listini ma potrebbe farlo entro la fine dell’anno.