La TV via web sta rimpiazzando quella tradizionale. Le persone amano i contenuti televisivi ma non amano l’esperienza di intrattenimento che la televisione offre. Non è una novità, ma oggi più che mai la vision di Netflix è supportata dai fatti e la crescita che il gigante dello streaming sta sperimentando negli ultimi tempi ci dice che siamo entrati in una fase cruciale della rivoluzione.
Netflix in crescita
Gli ultimi risultati pubblicati dalla società californiana -che ha ormai nel mirino i 110 milioni di abbonati– offrono spunti di riflessione sul ruolo raggiunto dalla web distribution nel mercato globale e sulle prossime sfide per l’intero settore dell’intrattenimento su schermo. La competizione con HBO e Amazon è sempre più spettacolare e coinvolge indirettamente anche i produttori tradizionali. La compagnia di Jeff Bezos ha appena dichiarato che nel 2020 lancerà un prequel de Il signore degli anelli, con un budget per la produzione di 250 milioni (più che raddoppiato rispetto all’ultima collaborazione con Woody Allen per Crisis in six scenes). Nel frattempo Netflix ha chiuso anche il terzo trimestre di quest’anno in crescita, + 33% sui ricavi streaming rispetto allo stesso periodo del 2016 (quando già aveva raggiunto numeri record) guidato anche dalla sensibile espansione della quota di ricavi streaming fuori dagli Stati uniti. Nel Report trimestrale agli azionisti del 16 ottobre scorso si evidenzia una nuova crescita del 24% degli abbonamenti a pagamento (+5,3 milioni) e un aumento del 7% del ASP (average selling price), alimentato da un aumento dei prezzi che ha interessato anche l’Italia.
L’incontro tra Hollywood e la televisione
Le serie TV continuano ad avere un ruolo trainante e sono un prodotto che non solo è stato capace di evolversi nel tempo, ma anche di modellare le preferenze di consumo delle persone, specialmente dei giovani. Gli utenti danno sempre più valore alla possibilità di affacciarsi ai contenuti slegandosi da un palinsesto fisso, con meno pubblicità e con la possibilità di farlo su schermi portatili. Amano un prodotto dalla complessità narrativa molto ampia, ma spezzettato in più puntate. Questo permette di guardarne una sola in un’ora libera tra un impegno e un altro o di fare binge watching, letteralmente una scorpacciata di puntate, quando si resta agganciati alla narrazione. La qualità di quello che vediamo è molto alta sia a livello di sceneggiatura che di fotografia, costumi, ambientazione ed effetti speciali. Le serie tv sono sempre più un prodotto cinematografico e infatti proliferano le collaborazioni hollywoodiane e internazionali. David Fincher e Charlize Theron hanno appena lanciato Midhunter, la nuova serie crime di Netflix, nel frattempo su BBC Two sta spopolando il ritorno di Cillian Murphy e Tom Hardy in Peaky Blinders. Giorgio Viaro – direttore di bestmovie.it – in un recente post su Facebook sosteneva che quando i grandi autori e interpreti del cinema si cimentano con la TV si creano delle anomalie, dei prodotti fuori dall’ordinario che obbligano il cinema a trovare nuove strade, perché i tempi e i modi della sala non riescono a competere con queste opere ad ampio respiro, che hanno la profondità narrativa dei romanzi, in una messa in scena da grande schermo.
Il punto è che i confini tra piccolo e grande schermo sono sempre meno nitidi e stiamo assistendo ad un contagio tra i due ambienti. A proposito, Sky Italia attraverso Vision Distribution il mese scorso ha lanciato la terza stagione di Gomorra in anteprima in oltre 300 sale. I primi episodi sono stati trasmessi sul grande schermo, con un’operazione inedita in Italia, che ha visto una serie tv debuttare al cinema. L’evento ha suscitato ottime risposte e ben riassume lo slancio che è lo stesso mondo del cinema a dare alla TV di questi tempi.
Costi, investimenti, produzione
Anche i compensi dei protagonisti delle serie somigliano sempre più a quelli di star di Hollywood, del resto spesso i protagonisti sono proprio loro, le star del cinema. Mentre le serie vivono forse il picco massimo di popolarità, crescono mediamente anche i guadagni di chi le interpreta, con un conseguente impatto sui costi di produzione. Ambito in cui ora si giocano partite importanti, quello della produzione. Stiamo assistendo ad una stagione di enormi investimenti in produzioni originali che negli ultimi cinque anni hanno dei nuovi protagonisti: i big dello streaming. Netflix è il leader tra i web distributors e i suoi investimenti in originals per il 2017 rappresentavano oltre un quarto dell’intero budget per i contenuti. Per il 2018 sono già stati stanziati ulteriori 8 miliardi per avvicinare la quota di contenuti di proprietà al 50%. Il vicepresidente Spencer Wang, durante l’ultima Q&A con gli azionisti, ha confermato che ora Netflix non sta tanto cercando di diversificare il proprio business quanto di concentrarsi sulla proprietà intellettuale. In questo senso va letta l’acquisizione di Millarworld della scorsa estate: aumentare la quota di contenuti di proprietà per garantire la crescita futura. Investire in contenuti propri è più remunerativo che farlo in licenze, perché apre opportunità per il merchandising e la rivendita dei diritti. Ed è questa strategia di transizione all’autoproduzione che giustifica il Free cash flow di Netflix, di nuovo negativo nel Q3 del 2017 per $456 milioni. Lo erano anche quelli dei trimestri precedenti e lo sarà anche quello complessivo a fine esercizio, visiti gli ingenti fondi già stanziati per le produzioni del 2018. Da Los Gatos rassicurano che il FCF con segno meno, accompagnato da una crescita dei ricavi operativi, non va letto con preoccupazione, ma come conseguenza naturale del grande aumento della spesa in contenuti originali che incrementano l’attivo immobilizzato e appesantiscono la CAPEX.
In definitiva le possibilità in un ambiente che vive un simile fermento sembrano illimitate e i grandi sforzi di produzione testimoniano e alimentano grandi aspettative, anche se a tratti sembra di non avere abbastanza tempo per seguire tutto. La velocità degli eventi è sorprendente. Già un paio di anni fa erano state fatte previsioni, poi puntualmente rispettate, sul rischio che correva l’HBO di superare i libri di Game of thrones, e ora è la serie a guidare il racconto.
Ma se il panorama è complesso, gli orizzonti del mercato ancora da definire e il ritmo frenetico, mentre seguiamo con attenzione gli sviluppi la vera domanda resta:
Alla fine chi si siederà sul trono di spade?