Quella di oggi è l’incredibile storia dell’italiano più famoso nel “campo” delle truffe finanziarie: Charles Ponzi.
Lo “schema di Ponzi”, truffa inventata dal suddetto, viene tirato in ballo ogni volta che una truffa finanziaria coglie l’attenzione dei media, come ad esempio è successo con il caso Madoff. Come però racconta Sewell Chan, giornalista del New York Times, Madoff e Ponzi sono personaggi molto diversi. Il primo è vissuto nei mondi della finanza e della filantropia, con una reputazione che si estendeva dalle élite di Manhattan ai campi da golf di Palm Beach. Ponzi era invece un immigrato «dalla parlantina veloce» che non aveva mai finito gli studi. Il suo schema faceva presa sui lavoratori comuni, desiderosi di beneficiare della ricchezza generata intorno a loro durante quell’ultima Età dell’Oro.
Le origini di Carlo “Charles” Ponzi
I primi anni della vita di Carlo Ponzi, che poi diventerà Charles in America, sono difficili da ricostruire, ma sappiamo che nasce in provincia di Ravenna nel 1882, e dopo aver frequentato la Sapienza a Roma, giunge negli Usa con soli 2 dollari e 50 centesimi dopo aver perso tutto in scommesse durante il viaggio dall’Italia. Dopo aver imparato l’inglese e aver lavorato in alcuni ristoranti, nel 1907 si sposta a Montreal (Canada), dove diventa consulente del Banco Zarossi. Dopo il fallimento della banca, Zarossi scappa e Charles, mentre si trova negli uffici di uno degli ex clienti di Zarossi, trovando un libretto di assegni incustodito, ne stacca uno intestandoselo per mezzo milione di dollari. Ponzi viene però scoperto e arrestato. Dopo tre anni in carcere decide di ritornare negli Stati Uniti, dove finisce nuovamente in prigione per traffico di immigrati clandestini dall’Italia. Nei mesi successivi alla scarcerazione, Ponzi si occupa di diversi affari.
La svolta
Charles inizia a scrivere una Guida del Commerciante, un manuale per i rapporti commerciali nel quale sono inseriti gli indirizzi di una serie di inserzionisti. La guida rimane inosservata per un lungo periodo, ma un giorno Ponzi riceve una lettera da una società spagnola con una richiesta di informazioni a riguardo. Nella busta Ponzi trova un Buono di risposta internazionale: un oggetto che cambierà per sempre la sua vita. Questo buono infatti andava cambiato col francobollo da applicare alla risposta. Dato il diverso costo della vita in Spagna rispetto agli Stati Uniti, il buono (spagnolo) valeva di meno del francobollo (americano). I buoni hanno un costo diverso in ciascun Paese ma il loro controvalore in francobolli è lo stesso dappertutto. Gli accordi postali internazionali vietano ai destinatari di utilizzare i francobolli della nazione del mittente e viceversa, bisogna utilizzare i buoni internazionali che hanno la funzione di pagare i costi postali tra due persone che vivono in stati diversi, con un diverso costo della vita.
Immediatamente Charles realizza la possibilità di profitto ricevendo i buoni da un paese dove costano di meno (vedi Italia e Spagna): 100 buoni possono originare 100 francobolli, ma se un buono spagnolo (costo in dollari = 10 centesimi) è cambiato negli Stati Uniti con francobolli da 15 o 20 centesimi l’uno, ecco che il profitto è del 50% o addirittura del 100%. L’alta inflazione del Primo dopoguerra aveva diminuito il costo dell’affrancatura in Italia in dollari statunitensi. Quindi, acquistando i buoni in Italia e scambiandoli con francobolli statunitensi, era possibile guadagnare sulla differenza. In sintesi il sistema è il seguente: Charles invia soldi in Italia facendosi acquistare gli Irc (international reply coupon) e facendoseli mandare in Usa scambiandoli con francobolli americani e rivendendoli.
Il saggio di profitto, tenuto conto delle spese e dei tassi di cambio, si attesta sul 400% e, forte di un sistema di arbitraggio non illegale, Ponzi incoraggia i suoi amici e colleghi a investire in questo sistema promettendo rendimenti altissimi. Inizia così un periodo florido per Ponzi: prima costituisce una società, la Securities Exchange Company che, godendo di ottimi feedback e passaparola di investitori entusiasti del sistema, inizia ad accumulare grandi quantità di denaro grazie a decine di investimenti con i quali Ponzi assume agenti e paga provvigioni molto importanti.
A inizio 1920 arriva alla cifra record di 30 mila dollari, che diventano 500 mila a metà anno, ricevendo fondi dal New England e dal New Jersey, comprando anche una banca, la Hanover Trust Bank. A luglio il suo capitale arriva alla cifra di 3 milioni di dollari con investitori disposti ad ipotecare anche le loro case pur di poter avere denaro da investire nella società.
La scoperta della truffa
Ad un certo punto però il Boston Post, dopo alcune soffiate, contatta Clarence Barron, noto analista finanziario per esaminare lo schema Ponzi, il quale arriva alla conclusione che Ponzi non sta investendo un dollaro nella società, notando poi che le attività della Securities Exchange Company avrebbero dovuto mettere in circolazione 160.000.000 Buoni di risposta internazionale, quando ne risultavano in circolazione solamente 27.000. Inoltre, se è vero che il margine lordo di profitto nella compravendita di ciascun buono è enorme, le spese per riscattare tali buoni sono cosi alte da erodere i profitti. I successivi articoli creano una ondata di panico tra gli investitori ma Ponzi riesce a sfangarla risarcendo $2.000.000 in soli tre giorni alla folla assiepata davanti al suo ufficio, dalla quale Charles non scappa, ma anzi incontra, discutendo con le persone e offrendo loro caffè e ciambelle, rassicurandoli.
Non durerà ancora per molto: un suo agente pubblicitario lo denuncia al Post il qual pubblica in prima pagina la notizia che Ponzi è irrimediabilmente insolvente e sull’orlo della bancarotta. Il 10 agosto gli agenti federali irrompono nella società e ne ordinano la chiusura, assieme alla Hanover Trust Bank. Non viene trovato nessuno stock consistente di buoni. Il 13 agosto Ponzi viene arrestato con 86 capi di accusa, ma nonostante ciò, molti gli credono ancora, prendendosela con gli ispettori federali che hanno indagato su di lui. Circa 40.000 persone avevano investito milioni nella società di Ponzi. Secondo le stime finali si tratta di circa 15 milioni di dollari (140 milioni di dollari ai prezzi del 2006).
Il 1 novembre 1920 Ponzi viene condannato a quattordici anni di reclusione per frode postale. Una volta uscito, viene immediatamente espatriato e ricondotto in Italia dove si guadagna da vivere come traduttore di inglese. Si trasferirà a Rio de Janeiro dove morirà in un ospedale per poveri il 18 gennaio 1949. Intervistato da un cronista americano durante il ricovero, parlando del suo schema dichiarò:
«Io ho dato agli abitanti di Boston il miglior spettacolo che sia mai stato visto sul territorio dai tempi dello sbarco dei Padri pellegrini! Valeva ben quindici milioni di verdoni il vedermi mettere su tutta la baracca.»
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