Nel mese di dicembre abbiamo assistito ad un costante aumento del valore dell’indice azionario S&P500. Meno evidente è stato l’intensificarsi del movimento di fondo che guida l’aumento dell’allocazione degli investimenti nei mercati azionari. Il dato fondamentale su cui si basa la seguente analisi è che tale aumento allocativo nei mercati azionari non riguarda soltanto gli investitori istituzionali, in grado di diversificare e stabilizzare il rischio, ma anche gli investitori del ramo retail. In particolare, l’indice AAII (relativo esclusivamente alle allocazioni in titoli azionari degli investitori retail) descrive un aumento delle posizioni assunte in mercati azionari dal 69% al 72% nel solo mese di dicembre. Ben 3 punti percentuali in un solo mese.
Analisi AAII, S&P500
Esempio più eclatante è quello di Wall Street, che sarà preso in analisi come paradigma del fenomeno nel testo dell’articolo. Incrociando alcuni indicatori è possibile ottenere un quadro chiaro dell’andamento dell’indice azionario USA più popolare: lo S&P500. Primo oggetto di analisi è il sopracitato AAII, indicatore che misura l’allocazione percentuale degli investimenti in titoli azionari da parte degli investitori (esclusivamente) retail.
Come si evince dal grafico, l’allocazione in mercati azionari da parte del pubblico retail sfiora i massimi storici, raggiunti a cavallo degli anni 1999-2000 con il 77%, immediatamente prima di una flessione dell’indice S&P500. Risulta evidente l’analisi congiunturale dei due grafici: tralasciando la crisi finanziaria del 2007, mediamente alti livelli dell’indicatore AAII preannunciano una flessione dell’indice azionario. Ciò che risulta inequivocabile, aldilà dell’aspetto prettamente tecnico-finanziario, è un nuovo avvicinamento da parte degli investitori individuali americani al mercato azionario nazionale, il che non può che scaturire da una nuova e riconsolidata fiducia nei confronti delle imprese USA.
Il contesto americano, Trump e la riforma fiscale.
Il fatto che la forza dello Standard&Poors500 si sia accentuata a partire dall’elezione del presidente Trump, evidenzia una forte componente psicologica che ha certamente mosso l’incremento dell’investimento retail. A tale componente se ne abbina una seconda “razionale” legata all’approvazione della riforma fiscale del Tycoon approvata il 19 dicembre dal Congresso, che porta le aliquote sul reddito d’azienda dal 35% al 21%. Secondo il presidente Trump, tale riforma farà da volano per nuovi investimenti nei settori industriali statunitensi. Strettamente correlata all’economia reale, in questo contesto, vi è quella finanziaria. Maggiori investimenti, minori tasse (e dunque maggiori profitti) sono aspetti che hanno impatto rilevante ai fini delle decisioni di investimento. Risulta probabile dunque che l’aumento dell’allocazione nel mercato azionario USA, rappresentante appunto l’industria americana, sia stato trainato da tali fattori.
Bande di Bollinger. Il livello di overbought.
Altra analisi interessante è quella che si evince dall’utilizzo delle “Bande di Bollinger”. Tale indicatore evidenzia 3 trendlines (in alcuni casi anche soltanto le 2 principali): una banda superiore, in rosso, che indica l’ ”overbought” dello strumento preso in analisi; una banda blu che evidenzia l’ ”oversold” e una banda centrale che evidenzia valori medi teoricamente “corretti”.
Di seguito, possiamo osservare anche in questo caso come l’andamento dell’indice S&P500, nell’analisi a 5 anni, oscilli negli ultimi mesi costantemente attorno alla banda superiore, descrivendo valori di forte overbought per quanto riguarda i titoli inclusi nell’indice S&P500. Solitamente, casi analoghi anticipano trend ribassisti (sia correzioni di breve termine, sia movimenti a M/L).
Il nuovo anno
Per quanto riguarda il 2018, l’incrocio dei due indicatori presi in analisi porterebbe ad un quadro critico riguardo l’analisi dell’azionario USA. Sulla base delle serie storiche, infatti, risulterebbe lecito ipotizzare un movimento ribassista di medio/lungo periodo. Certamente, anche in questo contesto, l’analisi non può prescindere dalla forte componente non-tecnica rappresentata dall’incognita Trump. Molto dipenderà dalle future politiche fiscali adottate dal presidente degli Stati Uniti, in particolare nei confronti del settore industriale. Non è da escludere infatti un prolungamento del trend rialzista nel corso del 2018 qualora dovesse restare stabile la leadership del Tycoon, portando avanti il proprio programma riformista a favore delle imprese nazionali.