La prima parte dell’incredibile storia di John Law si trova a questo link: https://startingfinance.com/john-law/
Il progetto di Law non si limitava alla Banca. Il secondo punto prevedeva la creazione di una società per azioni. Grazie ad un colpo di fortuna e al benestare di Filippo, riuscì ad ottenere la concessione per lo sfruttamento della Louisiana, regione americana che si favoleggiava fosse ricca di tabacco, legni pregiati, oro e diamanti. La sua idea era quella di fondare una società con un grosso capitale, raccolto attraverso l’emissione di azioni, che avrebbe dovuto sfruttare le immense di ricchezze della Louisiana. Nacque così la Compagnia delle Indie Occidentali o Compagnia del Mississipi. La prima emissione si attestava a 500 livres per azione. Il successo fu scarso e pochissimi furono i sottoscrittori. Ma ancora una volta Law si superò, autorizzando l’acquisto di azioni per un quarto in moneta e per tre quarti in billets d’état al loro valore facciale. In sostanza avvenne una conversione di titoli di debito statali in capitale di rischio di una società privata autorizzata dallo Stato allo sfruttamento delle colonie americane. A Filippo d’Orleans l’idea piacque: quei titoli di stato infatti erano ormai screditati e sul mercato valevano sicuramente meno del loro valore facciale, dunque l’opportunità di utilizzarli per l’acquisto di azioni era sicuramente ben vista. Il vantaggio per la Corona derivava dal fatto che la Compagnia avrebbe richiesto un interesse assai inferiore sui titoli di Stato rispetto a quello che esso avrebbe dovuto pagare ai privati.
Per far aumentare ulteriormente la fiducia nell’iniziativa Law si aggiudicò l’esclusiva per il commercio del tabacco e degli schiavi. Dopo un primo periodo di perplessità le azioni andarono a ruba e il loro valore crebbe esponenzialmente, tanto che egli propose un aumento di capitale con un’emissione di azioni chiamate filles, le “figlie”, per poterle distinguere dalla prima emissione, le cosiddette mères, o “madri”. Ma Law se ne inventò un’altra delle sue e sancì che per acquistare una fille si dovesse essere in possesso di almeno quattro mères; inoltre i sottoscrittori avrebbero potuto versare solo un decimo del capitale e pagare il resto in nove rate. Egli riuscì addirittura a convincere diversi amici a sottoscrivere un quinto del capitale. Queste iniziative ebbero il risultato sperato: Parigi impazzì ed iniziò la caccia alle azioni della prima emissione, le mères. Chiunque avesse i mezzi ne acquistava più che poteva e la riduzione dell’offerta scatenò psicologicamente un ulteriore aumento della domanda. L’irrazionalità pervase ogni angolo di Parigi e le nuove azioni non poterono più essere sottoscritte in billets d’état ma solo in banconote contanti.
Come spiega molto bene Monica Capuani ne “La storia di uomo, il declino di una nazione”, questo fu il primo malato meccanismo che portò all’esplosione della bolla. Infatti i contanti provenivano dalla Banque Générale, che nel frattempo era stata accorpata al Tesoro della Corona ed era divenuta Banque Royale, la quale li prestava a tassi convenienti a chiunque avesse voluto sottoscrivere azioni della Compagnia. Nel 1719 ci fu una nuova emissione e l’euforia irrazionale divampò. La Banque Royale stampava banconote che prestava alla gente; la gente acquistava azioni – il cui prezzo continuava a salire giorno dopo giorno – e le rivendeva realizzando profitti incredibili. Più le perone si arricchivano grazie alla speculazione sul prezzo delle azioni, più la febbre contagiava altri.
In quel momento il debito pubblico ammontava a circa 1,6 milioni di livres e i titoli di Stato erano in scadenza. Law ebbe la brillante idea di effettuare un’altra emissione al fine di assumersi tutto il debito francese: in questo modo la scadenza impellente dei titoli da rimborsare non sarebbe gravata sul Tesoro della Corona. Egli puntò nuovamente a rialzo, come sapeva fare bene grazie alla sua esperienza nel gioco d’azzardo, acquistando per 52 milioni di livres il diritto esclusivo all’esazione di tutte le imposte del Regno. La macchina messa a punto dallo scozzese era divenuta un enorme gigante che accorpava insieme la Banque Royale, il commercio coloniale e l’amministrazione fiscale della Francia. Il prezzo delle azioni dell’ultima emissione schizzò alle stelle.
Le persone si arricchirono così tanto che proprio in quel periodo storico fu coniata la parola “millionaire”. Rue Quincampoix, sede della Compagnia del Mississipi, era una squallida via nei meandri di Parigi, ma dall’alba al tramonto pullulava di gente intenta a seguire le quotazioni delle azioni della Compagnia, una folla di duchi, magistrati, calzolai, garzoni, prostitute, persone comuni divenute detentrici di immense ricchezze. C’era pure chi, come scrive Ruffolo ne “Lo specchio del Diavolo”, offriva a pagamento le terga che servissero a scrittoio; in un diario dell’epoca si parla di un gobbo divenuto ricco facendo “da scrittoio” per le contrattazioni sugli stretti marciapiedi della via. Il meccanismo che si venne a creare era un combinato di astuzia e genialità finanziaria. La Banca emetteva banconote usate per pagare i titoli di Stato, fornendo così alla gente i mezzi per sottoscrivere azioni della Compagnia il cui ricavato finiva nuovamente nelle tasche della Banca. La ruota girava senza sosta.
In tutto il caos delle contrattazioni qualcuno si era però ricordato della Louisiana, la terra “piena di ricchezza da sfruttare”. Fu così che iniziarono a partire navi colme di coloni diretti in America: i più fortunati morivano durante il viaggio, gli altri, una volta arrivati, se la dovevano vedere con una terra ostile e desolata piena di Nativi poco entusiasti delle visite. Nel giro di poco tempo strane storie iniziarono a circolare su questo territorio. Per tutta risposta lo Stato diede ordine di imbarcare per le nuove colonie più persone possibile e gli “arcieri” deputati a questo furono autorizzati a caricare sulle navi orde di criminali, prostitute, vagabondi, orfani e disoccupati. Mentre a Parigi l’euforia imperversava, si iniziò ad insinuare la voce che la Louisiana fosse una bufala e la fiducia di alcuni iniziò a vacillare. Alla fine del 1719 Law si rese conto che il meccanismo si stava inceppando e ordinò che non fossero più prestate banconote per l’acquisto di azioni; come conseguenza il loro prezzo crollò bruscamente. Spaventato, egli revocò subito l’ordine ma oramai qualcosa nel grande meccanismo si era rotto.
Law cercò di correre ai ripari attraverso un’altra invenzione: mise in vendita dei contratti che consentivano, per un prezzo di 1.000 livres, di acquistare azioni della Compagnia a 10.000 livres sei mesi dopo; si trattava a tutti gli effetti di antenati delle opzioni call. Naturalmente chi acquistava il contratto doveva essere convinto che le azioni sarebbero salite oltre le 11.000 livres. Lo stratagemma però divenne un boomerang: molti azionisti infatti iniziarono a vendere azioni per acquistare i contratti sperando di guadagnare di più. Nel gennaio 1720, un mese dopo l’introduzione degli stessi, le azioni della Compagnia crollarono. Law venne nominato Controllore Generale del Regno per cercare, con un ultimo disperato tentativo, di riparare al caos che si era creato. Ma ormai aveva perso credibilità ed anche il Reggente sembrava non fidarsi più. Dopo una serie di provvedimenti volti a limitare la libertà di scambio di azioni e il divieto di utilizzo di monete d’oro, il sistema crollò definitivamente; le banconote della Banque Royale furono date alle fiamme per le vie di Parigi mentre la gente a gran voce richiedeva indietro i propri depositi d’oro. Le livres furono svalutate del 60% e il sistema economico francese si paralizzò.
Temendo il linciaggio, Law fu costretto a scappare e a lasciare la sua Katherine in Francia insieme a tutti i suoi averi, continuando a spostarsi in tutta Europa. Per un certo tempo lavorò come spia del governo inglese. Morì dopo qualche anno a Venezia, solo e in povertà. Finì così la storia di uno dei più grandi innovatori dell’economia moderna. Il triste epilogo della sua vita non toglie però nulla alle incredibili innovazioni che apportò al sistema economico-finanziario e alle brillanti intuizioni che lo resero per qualche tempo il più grande economista al mondo. Le banconote tornarono alla ribalta in Francia soltanto ottant’anni dopo, quando, all’inizio della Rivoluzione, l’Assemblea Nazionale iniziò ad emettere appunto banconote cartacee– gli assignats – garantite dal valore della terra. Paradossalmente, si trattava di una delle prime idee di John Law riguardanti il denaro cartaceo.