Il mercato degli alberi di Natale affonda le sue radici agli inizi del ‘900. Per la precisione il primo coltivatore professionista ufficiale di abeti natalizi fu W.V. McGalliard, il quale nel 1901 piantò per la prima volta 25.000 Norway Spruce, una razza di abeti rossi, nel New Jersey, che saranno poi rivenduti 7 anni dopo al prezzo di 1 dollaro ad albero. Questo settore rimase di nicchia fino al 1950, anno nel quale inizia il boom di questo settore.
La Storia
La tradizione di decorare un abete rosso con ornamenti colorati nel mezzo dell’inverno pare sia nata in tempi molto antichi dai Celti, un gruppo di popoli che abitava le regioni del nord-Europa. In origine le decorazioni avevano in forte valore simbolico ed avevano, agli occhi delle popolazioni che le utilizzavano, una funzione magica. Infatti queste erano legate a livello simbolico soprattutto alle divinità legate ai fenomeni atmosferici. Le decorazioni servivano ad ingraziarsi gli dei affinché riportassero il sole ed il bel tempo.
Dopo i Celti, l’usanza dell’albero “di natale” sarà incorporata dagli antichi romani, che però non ponevano gli ornamenti sugli alberi nel bosco, com’era in origine, ma ne staccavano dei rami da portare dentro casa. Questa tradizione cadrà in disuso, fino al XX secolo, con l’avvento del cristianesimo. Infatti, la Chiesa di Roma proibì l’usanza di decorare un abete, o un suo ramo, in inverno in quanto si trattava di un rito pagano.
Il boom degli alberi di Natale
Durante la seconda parte del ‘900 negli Stati Uniti diventò una regola per ogni famiglia avere un abete decorato durante il periodo di Natale. I coltivatori si adattarono ad un mercato in crescita, iniziando a vendere abeti sempre più piccoli, da 1,50 a 2,10 metri d’altezza. Nel periodo che va dal 1960 al 1988 avvenne la vera esplosione del settore. Si passò da una produzione annua di 18 milioni di esemplari ad una di 36 milioni.
Nel 1988 il mercato degli alberi di Natale arrivò all’apice della sua espansione, con un prezzo medio per albero di 30 dollari. In quegli anni, molti coltivatori part-time lasciarono il loro lavoro principale per occuparsi a tempo pieno di un business che sembrava intramontabile. Tuttavia, l’eccessiva produzione causò uno shock negativo del mercato, che condusse ad un forte calo dei prezzi. In cinque anni il valore di un albero passò da 30 a 5 dollari. Inoltre, iniziarono a comparire gli abeti sintetici, che in breve tempo presero in molte case il posto di quelli naturali.
Il settore dopo lo shock
Il mercato degli alberi di Natale naturali rimase, nonostante la crisi degli anni ’90, un settore di gran peso negli Stati Uniti. Nel 2004 il suo valore complessivo era stimato in 506 milioni di dollari, mentre nel 2016 si parla di un giro d’affari superiore al miliardo. Dopo lo shock negativo, in breve tempo il prezzo medio di un albero ha ricominciato a crescere, anche in modo rapido. Solo dal 2014 al 2016 si è verificato un incremento del valore di mercato del 22% negli Stati Uniti. Un aspetto poco conosciuto di questo mercato è che al suo interno esistono anche nicchie di lusso, legate ad alberi esotici, venduti a migliaia di dollari l’uno.
Un business redditizio?
La coltivazione di abeti da usare come albero di Natale è un’attività non troppo impegnativa, che per essere completata porta via al contadino un’esigua quantità di tempo e denaro. Gli alberi vengono di solito piantati in griglia 5×5, ne possono esserne posizionati fino a 1500 per acro e vengono fatti crescere fino a 1.5-2 metri. Per avere una rendita costante i coltivatori tagliano ogni anno un ottavo degli alberi, circa 200, avendo così un ricavo che si aggira intorno ai 9200 dollari l’anno. Il tempo medio di coltivazione per un abete rosso si aggira intorno ai 7/8 anni.