Il Vecchio Amaro del Capo è considerato un’eccellenza italiana a livello mondiale nel settore dei liquori. Rappresenta il prodotto di punta e più iconico del Gruppo Caffo 1915, con sede a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. L’azienda, fondata da Giuseppe Caffo nel 1915, dalla sua nascita ha vissuto una crescita lenta ma costante, che l’ha portata a vedere i suoi prodotti sempre più diffusi prima in Calabria, poi nel Mezzogiorno ed infine in tutta Italia. Nel 1999 Caffo approdò nel mercato statunitense, in particolare nei negozi di New York e del New Jersey, inaugurando la propria attività diretta nel mercato internazionale. Nel 2019 esportava in ben in 35 Paesi.
L’aumento dei ricavi, assieme ad una gestione attenta, hanno portato la società ad acquisire un numero considerevole di marchi rivali dal 2000 al 2020. Il Gruppo ha nel suo portafoglio, oltre all’Amaro del Capo, diversi brand fra i quali i principali sono Elisir San Marzano Borsci, Liquorice, Amaro Santa Maria al Monte e Petrus Boonekamp. L’Amaro del Capo, comunque, rappresenta da solo circa i due terzi del fatturato annuale di Caffo.
L’Amaro del Capo
L’Amaro del Capo è frutto di una ricetta composta da 29 ingredienti tipici della Calabria, tra i quali spiccano arancio dolce, arancio amaro, liquirizia, mandarino, camomilla e ginepro. Il nome richiama la celebre località turistica di Capo Vaticano, la quale è anche rappresentata nell’immagine sull’etichetta. Il liquore fu lanciato sul mercato negli anni ’70 con lo slogan <<l’amarissimo che fa benissimo>>, ottenendo da subito un notevole successo, grazie ad una brillante gestione del marketing. All’inizio, la sua vendita era limitata alla stagione estiva ed includeva solo Calabria e zone limitrofe. Nei decenni successivi l’Amaro divenne sempre più conosciuto ed apprezzato, nel resto d’Italia e all’estero.
Un packaging di successo
La tipica bottiglia dell’Amaro del Capo, realizzata da Vetreria Piegarese, ha subìto nel 2016 un’attività di restyling. È stata resa affusolata sui lati, per rendere più comodo afferrarla e migliorandone l’estetica. Il logo della distilleria è in rilievo sul vetro del retro-bottiglia e, insieme al logo del prodotto in rilievo su entrambi i lati, consente una migliore presa, evitando che la bottiglia possa scivolare di mano quando ghiacciata. La nuova etichetta, inoltre, è realizzata con carta resistente all’umidità. Anche il tappo, realizzato dal colosso Guala Closures, rispetta elevati standard di qualità. Può essere maneggiato con facilità e senza il rischio di romperlo a decine di gradi sotto lo zero ed è inoltre corredato da una doppia valvola di garanzia, con un sistema di anti-rabbocco.
La conquista dei mercati esteri
Le performances del Vecchio Amaro del Capo hanno consentito al Gruppo Caffo di registrare una crescita del fatturato dai 59,4 milioni di euro del 2017 ai 70 del 2018. Nel 2019 i ricavi sono stati di 80 milioni e la quota di mercato del liquore in Italia ha raggiunto il 32% del settore. A ciò si unisce un aumento superiore al 23% delle esportazioni, con una presenza radicata in 35 Paesi nel 2021. Dal 2019, come dichiarato dal CEO del Gruppo Sebastiano Caffo, la strategia dell’export si è concentrata in modo particolare sul mercato USA.
L’acquisizione di Petrus Boonekamp
Il Gruppo Caffo, ad inizio 2020, ha acquisito il marchio dell’amaro olandese Petrus Boonekamp, il più antico degli amari in commercio (dal 1777), che negli ultimi anni ha cambiato diverse proprietà. Petrus, appartenendo ad una categoria di amari definita meganbitter, molto gradita in tutto il Nord Europa, ha favorito il processo di affermazione europea dell’azienda calabrese.