Gli anni ’80 furono un decennio denso di cambiamenti epocali, per il mondo e per l’Italia. Mentre ad Est iniziava la crisi che avrebbe portato alla fine del comunismo sovietico, in Occidente iniziò a propagarsi il neoliberismo, con l’elezione di Margaret Tatcher a Londra e Ronald Reagan a Washington. L’Italia, dopo la fine del terrorismo, trovò maggiore stabilità politica ed una significativa crescita economica, nonostante questa fosse gonfiata dall’elevata inflazione e dall’ingigantirsi del debito pubblico.
Indice
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L’inasprirsi della Guerra Fredda
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Il Pentapartito
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Lo scandalo P2
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Il divorzio Banca d’Italia-Tesoro
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L’Italia craxiana
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La rottura con De Mita
L’inasprirsi della Guerra Fredda
Mentre gli anni ’70 furono un periodo di parziale distensione nei rapporti tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, nel decennio successivo la Guerra Fredda raggiunse il massimo livello di ostilità. Negli anni ’80, a causa dell’inasprirsi dello scontro in Afganistan, il Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, decise di far saltare l’accordo SALT II, che prevedeva una forte limitazione degli armamenti strategici.
La radicalizzazione della lotta contro l’URSS
Poco dopo l’insediamento di Margaret Tatcher a Londra e di Giovanni Paolo II in Vaticano, Ronald Reagan venne eletto Presidente degli USA. I leader di Inghilterra, Vaticano e Stati Uniti furono le principali personalità che spinsero l’Occidente ad assumere un atteggiamento del tutto intransigente ed aggressivo nei confronti dell’Unione Sovietica.
Le difficoltà di Mosca
Nel frattempo, l’URSS stava attraversando un periodo molto difficile dal punto di vista economico. I costi per sostenere l’esercito, il KGB e la burocrazia statale erano diventati insostenibili. Solo una minima porzione delle risorse a disposizione del governo comunista erano investite nei settori civili. La qualità di vita dei cittadini sovietici risentiva molto di questa situazione. Il consenso nei confronti del regime iniziò a calare, soprattutto nelle regioni dell’Europa Orientale.
Il Pentapartito
Nel 1981, durante un congresso del PSI, Arnaldo Forlani, allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti e Bettino Craxi si riunirono in segreto per porre le basi della nuova alleanza che caratterizzerà il sistema politico Italiano per tutto il decennio. Dall’accordo soprannominato poi CAF nacque il Pentapartito, un’alleanza tra Democristiani, Socialisti, SocialDemocratici, Liberali e Repubblicani. Con il sancirsi di questa alleanza la Democrazia Cristiana riconobbe pari dignità ai suoi alleati, promettendo di garantire un’alternanza nelle nomine per Palazzo Chigi.
Il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nominò nel 1981 il primo Presidente del Consiglio non democristiano dal dopo-guerra in poi: il repubblicano Giovanni Spadolini. Nonostante l’accordo non fu privo di attriti interni, l’alleanza tra i 5 partiti anti-comunisti riuscì quantomeno a limitare l’instabilità dei governi che ha sempre caratterizzato la politica italiana.
Lo scandalo P2
Nel 1980, uno dei più importanti banchieri d’Italia e del mondo, Michele Sindona, venne condannato dal tribunale di New York per frode. Fu l’inizio della fine per le attività illecite portate avanti dalla Loggia Massonica P2, la più importante ed influente che sia mai stata scoperta nella Storia d’Italia.
La svolta nelle indagini arrivò nel marzo 1981, con la perquisizione della casa e delle fabbriche di proprietà di Licio Gelli, il leader indiscusso della Loggia. Nella casa di Gelli venne ritrovata la lista degli iscritti alla P2: figuravano quasi mille nomi. Tra questi c’erano due ministri, cinque sottosegretari, numerosissimi parlamentari, uomini dell’esercito, della Guardia di Finanza e della Polizia.
Alla base dell’operatività della P2 vi era il cosiddetto “Piano di Rinascita Democratica”, un documento programmatico, sequestrato alla figlia di Gelli, che conteneva il piano per far penetrare gli iscritti nelle figure chiave delle istituzioni.
Il divorzio Banca d’Italia-Tesoro
Mentre negli USA e nel Regno Unito Reagan e Tatcher posero fine ad una lunga stagione di politiche economiche di stampo keynesiano, l’Italia doveva ancora fare i conti con livelli inflazionistici che superavano quelli di tutti gli altri paesi industrializzati. Avvenne così che, nel febbraio del 1981, con uno scambio di lettere tra l’allora ministro del Tesoro democristiano Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi, si sancì il venir meno da parte della Banca d’Italia dell’obbligo di acquistare i titoli di Stato italiani rimasti invenduti.
Si trattò di una svolta epocale che riuscì a porre un freno agli enormi disavanzi pubblici che avevano caratterizzato la politica economica di gran parte della Prima Repubblica. Nonostante una politica fiscale più rigorosa, il divorzio tra ministero del Tesoro e la Banca d’Italia fece lievitare i tassi di interesse sui titoli di Stato Italiani, provocando così un gigantesco aumento di deficit annuali e la conseguente esplosione del debito pubblico.
L’Italia craxiana
Nominato leader del Partito Socialista Italiano dopo una drastica sconfitta elettorale, Bettino Craxi rinnovò il suo partito nel profondo e tutto l’assetto generale della politica Italiana. Dopo aver avversato con forza il Compromesso Storico tra DC e PCI, Craxi diede un’identità del tutto nuova al PSI, sancendo il suo totale distacco rispetto alla dottrina marxista ed al modello sovietico. Propose un socialismo in favore del pluralismo sociale ed in difesa delle libertà individuali.
Le elezioni del 1983
Una volta ottenuto il risultato storico alle elezioni del 1983, Craxi venne nominato Presidente del Consiglio dal suo ex compagno di partito Pertini. Il suo primo governo fu il più duraturo ed uno dei più incisivi nella storia repubblicana.
Il primo governo Craxi
Con il governo Craxi I, nel 1984, per la prima volta il cattolicesimo cessò di essere religione di Stato ed il suo insegnamento nelle scuole pubbliche divenne facoltativo. Con il decreto Berlusconi si diede il via libera allo sviluppo di televisioni private, togliendo il monopolio alla RAI. Si ottennero poi importanti risultati contro l’evasione fiscale, introducendo l’obbligo di utilizzare lo scontrino fiscale ed il registratore di cassa.
La politica economica
In politica economica Craxi tagliò tre punti della scala mobile, il sistema attraverso cui i salari venivano indicizzati automaticamente all’inflazione. L’obiettivo era proprio quello di contrastare l’inflazione galoppante. Il PCI di Berlinguer fece durissima opposizione a questa riforma, ma Craxi vinse il referendum abrogativo con oltre il 54% dei voti e l’operazione fu un successo. L’inflazione tornò a livelli accettabili in poco tempo ed i salari reali crebbero molto più dell’inflazione stessa.
La rottura con De Mita
Dopo la caduta del suo primo governo, Craxi riuscì ad ottenere di nuovo l’incarico da Primo Ministro, stringendo un patto con il Presidente della Repubblica Cossiga. I Socialisti si sarebbero impegnati a lasciare alla DC la guida del governo nell’ultimo anno di legislatura. Quando venne il momento di lasciare Palazzo Chigi, però, Craxi rinnegò il patto e la Democrazia Cristiana, guidata allora dal Segretario De Mita, fece cadere il governo e tornò saldamente al potere fino al 1992. Nonostante lo strappo, il PSI continuò ad essere un’asso portante del Pentapartito e rimase con numerosi ministeri al governo del Paese fino allo scoppio di Tangentopoli nel 1992.