Business art is the step that comes after art
diceva Andy Warhol il secolo scorso. Il report 2019 di Deloitte e ArtTactic evidenzia la crescente percezione, da parte dei collezionisti, del bene artistico come un vero e proprio asset class strategico. Infatti, l’87% dei Wealth Manager, che offrono servizi dedicati all’arte, dichiara di aver aumentato i servizi di art advisor (+4%), di valutazione delle opere d’arte (+18%) e gestione delle collezioni (+19%).
Il mercato dell’arte
L’exploit del 2017 ha inaugurato un biennio di ripresa per il mercato dell’arte e dei beni da collezione. Questo settore è ormai lontano dalla situazione di crisi e incertezza che lo aveva contraddistinto in precedenza (2015-2016). Consolidando il trend positivo, nel 2018 gli analisti hanno osservato un +6% nelle vendite globali, raggiungendo i $67,4 Mld di giro d’affari.
Tra il 2007 ed il 2009 si è assistito a un forte calo delle vendite (-40%), a causa della crisi finanziaria globale. In seguito, grazie alla forte ripresa degli Stati Uniti ed al boom del mercato cinese, il mercato si è rivitalizzato, raggiungendo i $65 Mld di fatturato. Il 2012 invece, è stato caratterizzato da una battuta d’arresto.
L’ottima performance dell’arte sul mercato statunitense ha riportato il fatturato in auge nel biennio 2013-2015, arrivando a un picco di $68,2 Mld di vendite. Incertezze economiche e politiche, tuttavia, hanno abbassato la fiducia degli investitori nel 2016, determinando una perdita del 16% rispetto al biennio precedente. Alta è quindi la volatilità di questo settore ma, malgrado ciò, il mercato dell’arte continua a crescere, supportato dalla passione degli investitori e dalle tecnologie emergenti.
La suddivisione del mercato globale
Secondo il The Art Market Report 2019, curato da Clare McAndrew per Art Basel & UBS, a guidare la crescita del mercato dell’arte sono Stati Uniti, Regno Unito e Cina.
Nel 2018, gli USA hanno raggiunto un fatturato complessivo di $29,9 Mld (+2% rispetto al 2017), conquistando il 44% del mercato.
Al seguito, con il 21%, il Regno Unito si aggiudica $14,4 Mld di fatturato (+4%).
Infine la Cina, che si posiziona al terzo posto, consegue “solo” $12,9 Mld di vendite (-3%).
Scendendo più nel dettaglio, questi tre Paesi mantengono un ampio margine in termini di valore con il 6% di market share della Francia, il 2% della Svizzera e l’1% di Germania e Spagna. Il Bel Paese, il cui mercato vale $431 Mln, sta diventando sempre più marginale nel settore dell’arte, tanto da essere rappresentato, nel grafico, all’interno della sezione del 6% di “resto del mondo”.
La pittura
Il comparto della pittura spicca in modo particolare, sia per market share che per ripresa globale. Nel 2017, con un fatturato di $7,8 Mld, è stato sostenuto anche dalla vendita, per $250,3 Mln, del Salvador Mundi di Leonardo Da Vinci a cui è attribuibile un’incidenza del +6,4%. Il 2018 ha consolidato il trend positivo raggiungendo i $9,3 Mld di fatturato (+18%).
Analizzando gli shares delle principali aste per il segmento pittura, Christie’s ha dominato indiscussa con il 52,2% del fatturato complessivo del comparto, Sotheby’s si è attestata al secondo posto con il 41,3% (41,0% anche nel 2017) e infine a Phillips è attribuibile la quota residua del 6,5% (-1% rispetto all’anno precedente).
Target d’investimento
I collezionisti, sempre più informati e selettivi, hanno ridotto gli acquisti di opere di media qualità il cui valore viene soprattutto dalla firma dell’artista. Questa tendenza ha comportato la normalizzazione del mercato dei grandi nomi. Quindi le quotazioni delle opere di artisti celebri si sono stabilizzate, lasciandosi alle spalle i prezzi record del passato.
Viceversa, i collezionisti hanno investito di più su opere di alta qualità, sebbene firmate da autori inediti, aumentandone di conseguenza i prezzi di vendita. Un esempio ne è il prezzo medio delle opere di Mark Bradford. Artista appartenente al comparto Post-War & Contemporary Art, è passato da circa $589.000 nel 2013 a più di $2,9 Mln nel 2018.
Considerando i vari comparti, il segmento del Post-War and Contemporary domina indiscusso, totalizzando $7,3 Mld (+16% sul 2017).
I cinque top lot del 2018
Qualità e provenienza sono stati i principali driver nelle scelte d’acquisto. Nel 2018 l’opera più costosa, venduta per $157,2 Mln da Sotheby’s New York, è stata Nu couché (sur le côté gauche) di Amedeo Modigliani. Quest’ultima ha riscosso particolare interesse dal pubblico non soltanto per la sua qualità pittorica, ma anche perché dotata di un passato di grande valore. Infatti ha partecipato a mostre d’arte passate alla storia.
Seguono Pablo Picasso con Fillette à la corbeille fleurie, venduta per $115 Mln.
Al terzo posto, l’iconica opera Chop Suey di Edward Hopper, concessa per $91,9 Mln nell’asta di Christie’s.
L’opera più cara di un artista ancora vivente mai passata in asta, ossia il grande dipinto Potrait of an Artist di David Hockney è stata invece venduta per $90,3 Mln.
Infine, al quinto posto, Suprematist Composition di Kazimir Malevich per $85,8 Mln.
Volendo fare un confronto con la fascia di prezzo dei cinque lotti più costosi del 2017 si evidenzia la buona salute del mercato e si conferma la propensione al rischio dei collezionisti in presenza di opere di grande qualità e di provenienza prestigiosa. Il mercato dell’arte, tuttavia, in termini di regolamentazioni e controlli è ancora in stato embrionale, rispetto agli altri settori legati ad asset finanziari. Inoltre, soffre di una mancanza di trasparenza nelle transazioni e le garanzie, strumenti spesso usati dalle gallerie, possono portare ad una distorsione dei prezzi.