Un recente studio della Bank for International Settlements (BIS) ha analizzato il trend di lungo periodo (dal 1960 al 2017) del prezzo delle case su un campione di 47 paesi; uno dei risultati più sorprendenti è quello che vede la crescita dei prezzi australiani come la più sostenuta del gruppo. Prima di analizzare il rilevante caso australiano, è importante soffermarsi sulla comprensione generale della tipologia di ricerca condotta. La BIS ha fondamentalmente analizzato gli “upswings” e “downswings”, che si riferiscono rispettivamente a trend rialzisti e ribassisti dei prezzi delle case di 47 differenti paesi.
In generale i ricercatori hanno notato che nell’80% dei casi i trend sono stati rialzisti. È stato notato che, all’interno del campione analizzato, il caso australiano è tra quelli con una maggiore persistenza di rialzo dei prezzi; di fatto c’è stata una crescita esponenziale del 6556% dal 1960, associata ad un incremento annuo dell’8%. Di fronte a queste cifre si teme l’implosione di una bolla immobiliare, anche perché secondo alcune ricerche i detentori di mutui non sarebbero in grado di affrontare un incremento dei tassi: infatti se i tassi medi sui mutui dovessero salire anche solo di un punto percentuale la maggior parte dei detentori non sarebbe più in grado di pagarli. Inoltre, come se non bastasse, lo stress finanziario in Australia è sempre più elevato, in accordo con i segnali di allarme che in questi giorni sono arrivati dall’agenzia di rating Moody’s.
La risposta del governo australiano non si è fatta attendere e consiste in specifici piani da offrire ai debitori per cercare di evitare la bancarotta ed altre complicate conseguenze. Stiamo parlando dei debt agreements, ovvero accordi vincolanti stipulati tra debitori e creditori in accordo con la legge personale di insolvenza. Il loro scopo è quello di andare incontro al debitore e creare delle condizioni in cui questo possa diventare in grado di pagare, evitando appunto la bancarotta. Generalmente i debt agreements operano dando al debitore la possibilità di pagare solamente una percentuale del debito mentre la restante parte verrà accordata con un debt agreement admistrator.
Recentemente uno studio di alcuni ricercatori dell’Università di Melbourne ha cercato di studiare l’impatto dei debt agreements sulla situazione australiana. È stato appurato che l’utilizzo di queste soluzioni sul debito si stia diffondendo molto: nel 2016 ci sono stati 12150 nuovi debt agreements, ma soprattutto si nota che, con la loro introduzione, i debitori stanno pagando di più. Le statistiche dicono infatti che il numero di casi di bancarotta sta leggermente diminuendo all’aumentare del loro utilizzo.
Tuttavia, nonostante queste soluzioni stiano dando una grossa mano a coloro che hanno bisogno di una misura di sicurezza contro la bancarotta, capita anche che alcuni soggetti entrino nei debt agreements e poi non riescano ad affrontarli, aggravando così la propria situazione di stress finanziario. Il problema deriva dal fatto che se non si è in grado di portare a termine un tale accordo le commissioni sul debito non possono essere recuperate e il creditore rimane con una porzione di debito non ancora pagata. Questo fatto fa emergere delle falle nel sistema dei debt agreements ed è per questo che il governo australiano sta pensando di modificarli, introducendo delle particolari condizioni di eleggibilità, tutelando con tali riforme le condizioni del debitore ed il credito che esso detiene.