Conosciamo bene l’importanza della banca centrale come istituzione e attore economico di primo rilievo, avendo esse svolto un ruolo cruciale nel facilitare o addirittura guidare l’uscita dei Paesi dalla crisi economica globale del 2008. Le parole dei governatori delle banche centrali dei Paesi più importanti, ovvero principalmente la FED e la BCE, vengono seguite con grandissima attenzione in quanto contengono informazioni sugli strumenti, i modi e i tempi con cui verrà messa in atto la politica monetaria. Ma qual è il mandato della banca centrale? Può essa essere considerata un’istituzione indipendente o è legata a eventi politici?
Il mandato
Le decisioni di politica monetaria dipendono naturalmente dalla congiuntura economica: il Governatore e il board della banca centrale analizzano la complessa mole di dati economici di cui dispongono, in primis naturalmente i tassi di inflazione e di crescita del PIL, e sulla base di questi delineano la politica monetaria, ovvero il livello dei tassi di interesse, principalmente. Ma per decidere quale politica mettere in atto bisogna innanzitutto chiedersi quale sia il proprio obiettivo. L’obiettivo delle banche centrali è contenuto nel loro statuto e cambia da Paese a Paese ma distinguiamo fondamentalmente due tipologie:
• Banche centrali orientate alla stabilità dei prezzi e dunque dell’inflazione: lo statuto di queste banche centrali specifica che l’unico scopo della politica monetaria da esse implementata è il mantenimento di un livello contenuto dei prezzi e dunque il controllo del tasso di inflazione. In altre parole, la banca centrale è del tutto indifferente da altre variabili macroeconomiche quali il tasso di crescita del PIL o la disoccupazione. La BCE, la Bank of England e la Bank of Japan, ad esempio, sono banche centrali di questo tipo. Con particolare riferimento alla BCE, il suo statuto stabilisce espressamente che “L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali […] è il mantenimento della stabilità dei prezzi.” (Articolo 127 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e specificamente il target è un tasso di inflazione di medio-periodo “vicino ma al di sotto del 2%”; questo obiettivo è peraltro condiviso anche dalla banca centrale inglese e giapponese. Si noti che la limitazione del mandato della banca centrale alla sola stabilità dei prezzi è motivata dal fatto che il raggiungimento di quest’ultima implica buona performance dell’economia in termini di crescita e occupazione, come naturale conseguenza.
• Banche centrali con mandato più ampio: differentemente dalle precedenti, le banche centrali di questo tipo hanno un obiettivo che riguarda sia il tasso di inflazione, sia la crescita dell’economia. È il caso del Federal Reserve System e della People’s Bank of China e infatti lo statuto della FED sancisce esplicitamente che “la FED […] deve promuovere efficacemente gli obiettivi di massima occupazione, prezzi stabili e tassi di lungo termine moderati”.
Infine, è da sottolineare che un ulteriore mandato della banca centrale è la vigilanza sul sistema finanziario: le banche centrali sono infatti incaricate di fissare i requisiti di solidità (coefficienti di capitale) degli istituti di credito del Paese e di monitorare periodicamente questi ultimi. La funzione di vigilanza della banca centrale è diventata molto più cruciale e complessa dopo la crisi del 2008, com’è facile immaginare.
Autonomia e indipendenza
Abbiamo visto che la banca centrale può avere diversi obiettivi ma in ogni caso è chiaro quanto questi siano importanti. Viene dunque da chiedersi, un’istituzione con uno scopo così cruciale, che rapporti ha con il potere politico? La questione è di primaria importanza e il motivo è evidente: la banca centrale è l’unico ente di uno stato che ha il potere di stampare moneta e dunque qualunque politico vorrebbe sfruttare questa leva per attuare i propri programmi, o comunque esercitare un controllo sufficiente da far sì che la politica monetaria sia quantomeno accomodante. È dunque fondamentale che, per svolgere il suo mandato correttamente, la banca centrale sia un’istituzione indipendente e i suoi obiettivi non vengano influenzati da scelte politiche temporanee. In passato questo principio non era rispettato mentre oggi è chiaro che una banca centrale indipendente è molto più efficace nell’assicurare stabilità all’economia.
Tuttavia anche oggi gli attacchi alle banche centrali non mancano: Il presidente Trump ha recentemente attaccato esplicitamente il chairman della FED, Jerome Powell, accusandolo di star alzando i tassi di interesse troppo velocemente. Il presidente ha definito il banchiere centrale “impazzito” e ha riassunto la situazione dicendo:
“sembra che Powell sia felice di alzare i tassi di interesse […] ogni volta che facciamo qualcosa di grande (per l’economia) lui alza i tassi”.
La tesi del presidente è che la normalizzazione della politica monetaria, messa in atto dalla FED dopo anni di quantitative easing, stia procedendo troppo velocemente e rischi di stroncare le buone performance dell’economia americana. Non è chiaro se Trump abbia effettivamente il potere di rimuovere Powell (peraltro da lui nominato) ma ha voluto chiaramente far pervenire il messaggio che vorrebbe una politica monetaria più accomodante, in vista degli incombenti appuntamenti elettorali. Sul fronte europeo invece, recentemente il Vicepresidente del Consiglio italiano, Luigi di Maio, ha accusato il governatore della BCE, Mario Draghi, di stare “avvelenando il clima” aggiungendo ulteriori tensioni nei giorni concitati della bocciatura della manovra italiana. Draghi non ha risposto esplicitamente alle accuse ma in un discorso ha detto:
“La credibilità di una banca centrale si fonda sull’indipendenza. Non deve essere soggetta al dominio del bilancio o della politica e deve essere libera di scegliere gli strumenti che ritiene più appropriati per adempiere al proprio mandato”.
Dunque, ancora oggi e anche nei Paesi più sviluppati, il tema dell’indipendenza della banca centrale è scottante ed è fondamentale che questa importantissima istituzione abbia il potere di agire in autonomia per perseguire i suoi scopi nell’interesse collettivo.