Investire parte del proprio patrimonio nei mercati finanziari comporta inevitabilmente la presenza di numerosi rischi che minacciano di ridurre i profitti sperati o peggio ancora di veder sfumare la somma investita. Per questo motivo molte persone preferiscono indirizzare il capitale in particolari strumenti di garanzia: i beni rifugio.
Si tratta di investimenti che non presentano uno scopo speculativo, ma hanno l’obiettivo di proteggere la somma investita in un periodo di crisi economica e finanziaria o, più generalmente, quando si presenta una forte instabilità dei prezzi: i beni rifugio possiedono infatti un proprio valore intrinseco, difficilmente soggetto a svalutazione, che tende a restare immutato nel corso del tempo.
Per tale motivo, i beni rifugio sono soggetti a quello che in gergo finanziario è chiamato flight to quality (“volo verso la qualità”): questo fenomeno si manifesta quando i mercati finanziari, versando in condizioni avverse, inducono gli investitori a vendere i propri investimenti considerati ad alto rischio e a concentrare poi i flussi di capitali verso i suddetti beni.
Ultimamente, ad influenzare il loro ruolo è stata l’introduzione di varie normative di salvaguardia promosse dalle autorità finanziarie, soprattutto quelle appartenenti all’Unione Europea: esse hanno ridotto col tempo le incertezze e le paure di correntisti e investitori, preoccupati per la sicurezza dei propri capitali.
Esempi di beni rifugio
I principali beni rifugio sono i titoli di stato appartenenti a paesi solidi a livello economico e finanziario, che possono garantire una certa affidabilità creditizia (ad esempio il Bund tedesco e i Treasury statunitensi), e le valute, soprattutto quelle meno esposte all’inflazione e che hanno acquisito un margine di sicurezza dopo la crisi del 2008 (si parla quindi del dollaro, dello yen, del franco svizzero e della corona norvegese).
Anche altri beni possono essere considerati di rifugio: tra questi, i vini pregiati, i gioielli, gli orologi, le opere d’arte e alcuni modelli di automobili. Il loro valore, tuttavia, non è ben definito da indici o quotazioni di riferimento, e per questo motivo devono essere sottoposti al controllo e alla valutazione di esperti.
Ma il bene rifugio per antonomasia è l’oro: il suo valore è riconosciuto ufficialmente a livello universale, è molto stabile, e solitamente registra performance positive durante i momenti di ribasso del mercato. L’oro è inoltre caratterizzato dall’essere un bene fisico praticamente indistruttibile e facilmente vendibile quando lo si ritiene opportuno. Altri materiali usati come beni rifugio sono il diamante, l’argento, il platino, e il palladio.
Le conseguenze del Coronavirus
L’emergenza Covid-19 ha colpito anche i beni rifugio, soprattutto l’oro, protagonista di un vero e proprio rally. A metà marzo, complice lo scoppio della pandemia a livello mondiale, il suo valore ha sfiorato il minimo storico di 1450$ l’oncia. Ciò è stato causato da una forte richiesta di liquidità da parte di privati e imprese, che hanno cominciato a vendere il bene aureo per far fronte alle ingenti perdite o preservare le margin call, ovvero i margini di garanzia che i broker richiedono agli investitori per mantenere aperto il proprio conto.
La situazione è stata placata dalle mosse dei governi nazionali e dalle banche centrali, con a capo BCE e Federal Reserve, che tagliando i tassi d’interesse e acquistando titoli hanno emesso ulteriore liquidità per fronteggiare l’emergenza.
Il prezzo dell’oro è quindi riuscito a risalire, raggiungendo in pochi giorni i 1.700$ l’oncia: un risultato insperato e clamoroso, se si pensa che contemporaneamente si è registrato anche il valore storico in valuta europea di 1.580€. Questo aumento è anche giustificato dal fatto che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, si rischia di andare incontro a una grande recessione globale, forse addirittura peggiore di quella degli anni Trenta, rendendo così ancora più determinanti gli investimenti in beni rifugio.
Vi sono altri beni che potrebbero trarre vantaggi da questa tremenda situazione, come ad esempio gli immobili: la continua discesa dei tassi sui mutui, dovuta alla negatività dell’indice di riferimento Eurirs, potrebbe infatti tenere a galla il mercato immobiliare. Tuttavia tale effetto potrà essere visibile con un ritardo di almeno un anno, data la lentezza con cui l’indice viene condizionato dalla situazione dei mercati.
Si candida infine ad essere un bene rifugio anche il Bitcoin: essendo una valuta decentralizzata, immune quindi ai cambiamenti geopolitici e alle decisioni delle banche centrali, secondo alcuni esperti essa potrebbe garantire un livello di sicurezza pari quasi a quello garantito dall’oro.