La questione della nascita del credito
Avete mai pensato a come fosse il mondo quando non c’era il credito? Niente banche, consulenti, garanzie, prestiti, mutui, rate e interessi. Sotto questa luce non sembra nemmeno male, ma la questione non è così semplice. La domanda che sorge è la seguente: come facevano le persone a prendere le proprie decisioni monetarie di tutti i giorni? Come potevano lanciare i propri progetti, raggiungere i propri sogni e organizzare le proprie vite nel lungo periodo? Oggi è scontato dire che la gran parte di noi fa le proprie scelte di consumo e risparmio sapendo che queste si intrecciano con il sistema finanziario, che gioca un proprio ruolo riguardo lo stock di beni e le possibilità di cui potremo godere. Non è’ forse proprio attorno a questo che banalmente ruota la finanza di tutti i giorni? Soldi e tempo, e la possibilità di combinare queste due variabili in modo funzionale ai propri piani. Costruire il presente a spese del futuro e viceversa. Siamo talmente abituati a queste possibilità che nemmeno ci rendiamo conto di quante volte nella quotidianità ci rifacciamo a concetti finanziari. Siamo immersi in un ambiente in cui il numero di servizi e prodotti è letteralmente esploso, e nelle economie sviluppate questi sono accessibili ovunque in qualsiasi momento. Tuttavia la storia del credito, se paragonata alla storia umana, è una storia recente, o meglio è diventata rilevante piuttosto tardi, tra il tardo medioevo e l’età moderna attraverso la figura del mercante, e poi attraverso le banche\ nella loro accezione moderna. Come facevano invece i nostri corrispettivi nelle epoche storiche precedenti? Perché per molti millenni non hanno mai pensato di inventare questo magico meccanismo? Eppure il denaro si era già diffuso molto prima, per superare i limiti strutturali del baratto. Perché dunque questo ritardo?
La tesi della ricchezza limitata
In realtà già molto tempo fa l’uomo ci aveva pensato eccome. Archetipi di rapporti creditizi sono esistiti nella gran parte delle culture umane sin dagli antichi Sumeri. Il problema non era che il principio di base non si conoscesse, ma piuttosto che era limitato dalla scarsa fiducia delle persone nel futuro, rispetto alle certezze del presente. In molte culture antiche gli affari erano in qualche modo considerati un gioco a somma zero. Tendenzialmente si riteneva che l’ammontare totale di ricchezza fosse limitato, come sostiene Yuval Noah Harari, nel suo libro “Da animali a dei”. Dunque si poteva diventare più ricchi solo a discapito degli altri, la torta era limitata. La crescita economica non corrispondeva a quella che conosciamo oggi. Si, per millenni le economie sono cresciute e la produzione è aumentata, ma prevalentemente per via dell’aumento demografico e dell’espansione in nuove terre. La produzione pro capite è cresciuta troppo lentamente perché la gente cambiasse le proprie convinzioni. A pensarci bene la parola credito deriva dal latino creditum, e più in generale dal verbo credere, affidare (o anche ciò che è affidato). Dato che l’uomo nell’antichità non faceva abbastanza affidamento nelle possibilità future e non sempre riusciva a scorgerle, perché mai avrebbe dovuto fare credito? Secondo la tesi del Prof. Harari questa è una delle principali ragioni per cui non si ebbero sistemi finanziari strutturati o di massa nemmeno nelle civiltà più evolute fino all’età moderna. Va detto in ogni caso che seppure tendenzialmente limitati, di breve termine e con tassi di interesse elevati i rapporti creditizi esistevano. Nell’antica Roma ad esempio, l’Argentarius era un “banchiere” la cui attività, comprendeva non solo operazioni creditizie e “bancarie”, ma anche vere e proprie speculazioni finanziarie. Fin dall’età repubblicana le tabernae argentariae si trovavano nella parte meridionale del Foro, mentre più tardi si estesero anche a quella settentrionale e durante l’impero nei vari quartieri. Roma aveva ereditato questo tipo di figure dalla civiltà ellenica, dove già esistevano degli enti soggetti al controllo del governo che svolgevano attività assimilabile a quella bancaria. Tuttavia nonostante la Grecia sia stata tra i primi paesi a fare uso della moneta coniata, non sviluppò delle “banche”di un certo rilievo. La scarsa ricchezza delle città-stato greche e la mancanza di sicurezza dovuta alle condizioni politiche, contribuirono a limitare l’impatto del credito nell’economia ellenica. In precedenza, in Mesopotamia il fenomeno era strettamente legato alla figura del tempio, che rappresentava un arcaico centro di deposito e prestito di risorse. Senza divagare eccessivamente, nel mondo antico la costante rimane una: la faticosa accessibilità ai capitali, specialmente per gli appartenenti alle classi sociali inferiori. La conseguenza fu non solo la difficoltà a lanciare attività private, ma anche una lunga storia di scarsa mobilità sociale e di ineguaglianze quasi impossibili da colmare. Per molto tempo nella storia umana c’è stata una situazione in cui tutti ci perdevano. La mancanza di aspettative manteneva il credito limitato e di conseguenza nascevano poche imprese. C’era una scarsa crescita economica e quindi di nuovo poca fiducia nel futuro. Il livello aggregato di credito rimaneva basso. Una situazione stagnante.
La rivoluzione del progresso
Per trovare il punto di rottura in questa trappola psicologica bisogna risalire la linea del tempo fino al periodo della rivoluzione scientifica, che portò con sé il concetto di progresso, uno dei più importanti nelle nostre culture. Credere nel progresso significa credere che le attività, le scoperte e i raggiungimenti umani possano aumentare ricchezza e possibilità, e che questo non vada necessariamente a discapito di qualcun altro. L’uomo ad un certo punto ha capito che la torta globale può ingrandirsi. Non fu qualcosa che accadde dall’oggi al domani ma nel corso del tempo il meccanismo crescita-fiducia-credito, che oggi sta alla base dei nostri sistemi economici e finanziari, iniziò gradualmente a funzionare, rovesciando la spirale del mondo antico. Durante gli ultimi cinquecento anni la gente ha cominciato a guardare al futuro con occhi diversi, con maggiore fiducia, e ha smesso di chiamare i beni semplicemente “ricchezza”, cominciando invece a chiamarli capitali, non una differenza da poco a pensarci bene. Il rapporto tra scienza e economia, da quando è diventato consapevole, si è incredibilmente intensificato, tanto che il senso della seconda per come la concepiamo oggi dipende dall’innovazione e dalle nuove possibilità che la prima genera. La breve e frenetica storia del credito è già arrivata ad un punto in cui le crisi, nei complessi sistemi finanziari che abbiamo costruito, possono arrivare a bloccare l’economia globale. Mentre oggi pianifichiamo le nostre vite e facciamo le nostre scelte finanziarie, forse ci poniamo domande diverse da un tempo, perché ci siamo fatti altre convinzioni. Ma i problemi antichi non sono scomparsi, si sono solamente evoluti. In ogni caso possiamo rimanere fiduciosi, la torta deve solo crescere ancora un po’ e li risolveremo.