Studiare online non è mai stato cosi facile. Nei primi anni 2000 si fantasticava su scuole e università completamente in rete, e ad oggi sono disponibili alcune soluzioni miste tra esperienza fisica (esami e procedure speciali) e digitale (corsi di studio), e le stesse università pubbliche si servono di piattaforme online dove rilasciare contenuti scritti o multimediali. Tuttavia, la conversione totale non sembra essere sull’agenda istituzionale.
Questo deriva sicuramente da motivi economici ma anche da studi psicologici. Una esperienza esclusivamente digitale, infatti, priverebbe gli studenti delle relazioni sociali che contribuiscono alla formazione della persona all’interno di una società. Inoltre un’altra difficoltà che frena la crescita dell’educazione online è lo scetticismo verso percorsi non istituzionali né approvati da autorità che facciano da garanti delle informazioni ricevute.
In generale i vantaggi dello studio tradizionale presso una scuola o un’università sono diversi: esperienza della subordinazione ad una persona responsabile, attività di gruppo, interattività a lezione, amicizie – e perché no, amori -tra i banchi di scuola. Tutte esperienze umane preziose alle quali non si vorrebbe rinunciare.
D’altro canto i vantaggi di una formazione online sono altrettanto invitanti dal punto di vista di uno studente: riduzione dei costi di trasporto e di trasferta in caso di fuori sede, fruizione delle lezioni nei tempi desiderati, libertà di vestiario e condotta, oltre la comodità in generale. Anche dalla prospettiva degli insegnanti si potrebbe avere una maggiore flessibilità nella somministrazione dei corsi, che sarebbero da aggiornare solo lievemente a inizio anno (basti pensare alla matematica e ai suoi teoremi: la maggior parte del programma scolastico è invariato da generazioni).
La formazione online
Tutt’altra storia fanno i corsi di formazione online. Il mercato dell’istruzione specialistica infatti è sempre più quotato. Influenzato dal mercato dal lavoro, ogni individuo tende a specializzarsi in capacità avanzate che lo possano mettere in risalto nelle selezioni di assunzione.
I corsi, solitamente in formato video, audio (podcast) o presentazione PowerPoint, possono essere commercializzati in diversi modi: si sono quindi formate negli anni delle piattaforme di distribuzione specializzate nelle diverse modalità di insegnamento e di vendita. I brand più famosi sono Udemy, Skillshare, Treehouse, Masterclass e Linkedin Learning. Fuori dall’analisi va nominato YouTube, che offre gratuitamente contenuti, dal giardinaggio al pacchetto Office, molto preziosi a chi è interessato alla formazione, offrendo tuttavia meno struttura e attendibilità.
Il caso di Udemy
Udemy è attualmente considerato il marketplace leader del mercato dell’istruzione online, contando 40 milioni di studenti e 130 mila corsi in più di 60 lingue. Ad oggi la maggior parte degli insegnamenti è disponibile solo in inglese, ma per tutti i macro-argomenti si possono trovare delle opzioni anche in italiano.
Gli insegnanti, ad oggi circa 50 mila, si possono iscrivere alla piattaforma e produrre corsi in autonomia. Non è chiaro tuttavia quali siano i requisiti personali per poter somministrare un corso online e nella maggior parte dei casi non vengono richiesti titoli di studio come in una scuola normale. Effettuata l’iscrizione, al docente viene fornito un tutorial per poter registrare un video-corso in casa con la propria webcam. A questi si potranno allegare homework o contenuti aggiuntivi per seguire meglio le lezioni.
Gli altri modelli
Udemy si propone quindi come solo marketplace, un sito di distribuzione su commissione, contrariamente ad alcuni concorrenti che invece sono più coinvolti nella mediazione tra insegnante e studente. Ad esempio Masterclass rilascia pochi corsi rispetto alle altre piattaforme, ma di altissima qualità, con insegnanti che sono vere star nel proprio settore. Nel ramo business per esempio si ha l’ex CEO di Starbucks Howard Schultz, per il cinema il regista premio Oscar Martin Scorsese, per la fotografia Annie Leibovitz e così via.
Anche nelle tecniche di vendita non si segue un solo modello: Udemy vende ogni corso individualmente ad una media di 13 euro per corso, Skillshare offre un abbonamento mensile con accesso a tutti i corsi per 15 dollari, e Masterclass vende ogni corso per 90$ oppure l’abbonamento annuale a 180$ (circa 16,67$ al mese).
I video proposti da Masterclass si possono dividere in quattro macro-categorie: Business, Creatività, Tecnologia e Lifestyle. Alcuni esempi di categorie business sono imprenditoria, freelancing, leadership, marketing, produttività. All’interno di questi argomenti poi si hanno dei temi specifici trattati dagli esperti dell’argomento (SEO, Social Media Management, Business Leadership e così via).
È difficile quantificare le entrate degli insegnanti dei vari corsi online perché dipendono dalla vendita di ogni corso e da ogni visualizzazione. In Udemy sembra esserci una grande differenza dovuta a come lo studente arriva alle lezioni: se si sceglie una lezione navigando sul sito, infatti, questo trattiene il 50% della vendita, mentre quando è il professore a portare il cliente con un link apposito il portale ha una commissione del solo 3%.
I limiti
Tuttavia il rischio per gli educatori è proprio nella forza del mercato: un insegnante può essere seguito da migliaia di studenti senza le barriere spazio-temporali della sede fisica. Sorge quindi la domanda: quanti corsi diversi di portoghese o di programmazione saranno commerciabili? Sta già avvenendo una saturazione del mercato, parallela a YouTube, che richiederà un forte miglioramento dei contenuti ai creatori che vorranno restare al vertice.
Resta poi un dubbio per chi è interessato a imparare: dal punto di vista curricolare quanta differenza fa aver seguito un corso online? La soluzione per sfruttare questo nuovo metodo di crescita personale potrebbe essere quella di integrare tali corsi con certificazioni riconosciute nel proprio ambito, al fine di avere un riconoscimento autorevole, aggirando così quella che è di fatto la maggiore debolezza dei corsi in rete.
In definitiva il business dell’educazione online è sì un ginepraio in quanto a modelli di business: diversamente da Netflix, Amazon Prime e il modello streaming moderno in generale, non c’è una standardizzazione del mercato. Tuttavia esso sembra un ambito interessante e destinato a crescere in popolarità, sempre se saprà migliorare nelle proprie lacune penalizzanti.
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