Nell’ultimo anno sono stati organizzati più di 1000 nuovi festival cinematografici solo negli Stati Uniti, 150 nel Regno Unito e 70 in Italia. I numeri sono impressionanti, se si pensa che fino al 2013 si contavano meno di 5000 festival in tutto il mondo. Per via della maggiore accessibilità tecnologica ai mezzi di ripresa e montaggio digitali è avvenuto un forte incremento delle produzioni cinematografiche indipendenti: ciò ha portato un vero e proprio boom di questo tipo di evento. Ma quanti ne resteranno una volta assestato il polverone?
I numeri dei festival cinematografici
I festival cinematografici sono manifestazioni culturali in cui si presentano film di varie durate e tipologie. Possono prendere luogo nelle più svariate location – anche online – e in diverse forme, e sono molto interessanti a livello di business model. Cinema, collettivi culturali e imprese li vedono come un’importante forma di pubblicità perché i film festival sono alcuni degli eventi con più hype dell’anno. Ecco gli highlights a riguardo.
I soggetti coinvolti
I soggetti interessati a questa branca del mercato cinematografico sono diversi e numerosi.
Il primo è sicuramente il direttore artistico, responsabile della riuscita creativa ed effettiva dell’evento. Solitamente è membro della giuria, ossia l’ensemble di esperti del settore che faranno una selezione dei film iscritti al concorso. Ci sono poi i produttori dei film sia commerciali che indie, i quali vedono nei festival un efficace mezzo di promozione per tutta l’attenzione mediatica che si crea intorno all’evento.
Invece a finanziare i festival possono essere sponsor alla ricerca di pubblicità o semplici gestori di sala che rinunciano alla programmazione standard. I costi vengono coperti da società, associazioni e fondazioni o direttamente tramite campagne crowdfunding, fondi nazionali ed europei.
In aggiunta ai metodi classici vi sono le quote pagate dai produttori che iscrivono i film alle selezioni. Infatti la maggior parte dei festival richiede delle fee per la considerazione dei film.
Le quote di iscrizione
È difficile aggregare i dati di tutti i festival al mondo perché non sono racchiusi in un unico database o piattaforma. Di fatto i Big Three, ovvero i tre festival considerati più rilevanti – Cannes, Berlino e Venezia – hanno una loro procedura di iscrizione autonoma e non si affidano a piattaforme terze.
Generalmente la quota di iscrizione delle opere varia da 0 ad oltre 100 euro e la cifra, a discrezione dell’organizzazione, non è direttamente proporzionale alla qualità del festival. La maggior parte di questi applica un pricing a scaglioni in base al tempo di iscrizione: la early fee costituisce la cifra più bassa, destinata a chi si iscrive subito al bando, la late fee invece è la più esosa, per chi decide di partecipare poco prima della scadenza.
La motivazione dietro questa differenziazione dei prezzi sta nel fatto che i giurati potranno gestire meglio il tempo a disposizione, quanto prima il film sarà inviato.
Le modalità di organizzazione
Con un minimo budget è facile istituire delle fattispecie giuridiche, creare una giuria mettendo insieme uno staff di appassionati, elencare il proprio festival sulle varie piattaforme online (FilmFreeway, Withoutabox, FilmFestivalLife) ed accedere così al mercato.
Nonostante ciò, cosa davvero trasforma un piccolo festival in un evento da circa 500 mila partecipanti (come il Toronto International Film Festival) è la reputazione dello stesso: quasi la metà dei festival chiude entro i primi due anni di attività perché mal organizzato e mal percepito. L’errore di molti è voler tentare di premiare per primi i film a cui in seguito vengono riconosciuti gli Academy Awards (più noti come Oscar dal nome delle statuette), perdendo però in termini di valore aggiunto ed etica apprezzabile dal pubblico.
Un’altra strategia comune ma errata è quella di pagare ospiti famosi come guest star: i personaggi popolari rendono più semplice vendere biglietti, però si rischia di attirare solo i “tifosi occasionali”.
La vera chiave che invece contraddistingue i Big Three, oltre la tradizione, è l’esperienza straordinaria di una community che costituisce un vero melting pot. Dietro il successo vi è il fatto che cinefili, registi, attori e creativi di ogni genere entrano al cinema e, nel buio della sala, si sentono parte di qualcosa.
La location
Uno dei costi principali di tali eventi è l’affitto delle sale cinematografiche, motivo per cui sempre più cinema autonomi, avvantaggiati dalla disponibilità della location, organizzano i propri festival internamente. Gli eventi in sala o in piazza sono i più mondani e popolari per la forte tradizione, ma non sono i soli.
Infatti, se agli inizi con la pellicola il cinema necessitava di attrezzature complesse per poter essere riprodotto, oggi la tecnologia digitale permette di avere accesso ai film praticamente ovunque. Di conseguenza sono sempre più frequenti i festival da salotto. Simili ai cineforum, organizzati in un percorso itinerante per le case degli stessi organizzatori, rappresentano un approccio più intimo, fonte di dibattiti e discussioni che seguono la visione dei film.
Infine i meno popolari ma contemporaneamente i più accessibili sono i festival online, i quali rinunciano all’esperienza fisica per arrivare ad un’utenza più ampia, un pubblico che può godere dell’esperienza del festival pur rimanendo in pigiama sul divano di casa.
La durata
La durata dei festival dipende molto dal budget dell’organizzazione. Chi è agli esordi di solito opta per giornate singole, mentre i festival più affermati durano anche settimane intere al fine di creare un’esperienza immersiva. Questi ultimi solitamente trattano lungometraggi e offrono ai partecipanti diversi film al giorno in stabilimenti più o meno esclusivi, i primi su invito, i secondi aperti o a pagamento.
Il momento più glamour dei festival blasonati è solitamente la premiazione, in cui si stende il famoso red carpet e la stampa può immortalare le star provenienti da tutto il mondo. Questo cerimoniale è il più importante per stampa e sponsor, che hanno la massima visibilità sia dal pubblico di nicchia che da quello appena curioso. Infatti attori e attrici trattano l’ingresso al cinema come una passerella in cui “sfidarsi” a colpi di vestiti stravaganti per diventare oggetto di divismo del pubblico.
Le date
La maggior parte dei festival minori viene organizzata in estate, quando si ha più tempo ed attenzione da decicare alle rassegne. È probabile che tale tendenza sia legata a motivi organizzativi: chi fa parte dei festival spesso svolge un altro lavoro e d’estate approfitta del maggiore tempo libero. Nei mesi estivi si trovano anche più studenti e volontari disposti ad aiutare l’organizzazione gratuitamente, e ciò alleggerisce il carico di lavoro.
Il fenomeno è interessante perché solitamente i film più quotati in programmazione ordinaria arrivano al cinema in inverno, quindi si capisce come i festival siano un’ancora di salvataggio per le sale semivuote.
La presente analisi non ha la pretesa di essere completa, tende anzi a semplificare i meccanismi e a cercare di individuare e mettere in mostra le dinamiche più frequenti. Il solo numero di festival che chiudono dopo un anno lascia immaginare come non si tratti di un business model semplice e adatto a tutti. La fotografia attuale suggerirebbe che è in corso una bolla vera e propria, probabilmente prossima a scoppiare per mancanza di trasparenza e di serietà dei festival dilettantistici e per la perdita di valore data dall’eccesso di premi in circolazione.
L’Italia stessa rischia di diventare un red carpet sbiadito, senza il valore intrinseco dell’esclusività.