Brunello Cucinelli sta diventando negli ultimi mesi l’uomo del momento nell’economia italiana. I motivi di questo exploit sono due: i risultati che la sua omonima azienda di cashmere sta raggiungendo semestre dopo semestre, e soprattutto il modo in cui essa opera. Cucinelli l’ha resa infatti unica nel suo genere, organizzando le risorse materiali e immateriali di cui dispone secondo una particolare concezione filosofica del produrre profitto che ha suscitato appunto l’interesse di esperti, giornalisti e, soprattutto, dei miliardari della Silicon Valley: il capitalismo umanistico.
Un’azienda in crescita continua
Considerato da molti come il re del cashmere, Cucinelli entra nel mercato del tessile nel 1978, quando decide di cominciare a produrre capi d’abbigliamento che avessero delle forme contemporanee e colorate, diverse quindi da quelle solitamente proposte: la sua idea fu molto apprezzata in Germania, dove l’imprenditore umbro riuscì a costruire una solida rete commerciale con produttori ed altre aziende del luogo (in un’intervista Cucinelli ha raccontato che, ad una delle prime fiere tedesche a cui prese parte, riuscì a vendere ben 11.800 pullover da lui realizzati). Nel 1985 però torna in Italia per sviluppare la sua promettente azienda.
Oggi la Brunello Cucinelli spa è tra i marchi leader del made in italy: nei primi nove mesi del 2019 ha registrato un aumento dei ricavi dell’8,8% raggiungendo la cifra di 459,2 milioni di euro. A migliorare sono anche i suoi mercati di esportazione, specialmente in Europa (+9,6%), Nord America (+9,2%) e Cina (+14,4%).
Dati che impressionano, se si aggiunge che, inoltre, l’azienda è quotata in Borsa a Milano dal 2012, e Cucinelli è stato inserito da Forbes tra i cento imprenditori più ricchi d’Italia: con un patrimonio di 1,6 miliardi di dollari egli occupa infatti il 24esimo posto. Non male per una realtà imprenditoriale che opera nel cuore della campagna umbra.
Il capitalismo umanistico applicato all’impresa
Come già anticipato, la Brunello Cucinelli segue i principi del capitalismo umanistico, un ragionamento che trova le sue fondamenta dalla filosofia e dalle idee che hanno caratterizzato il Rinascimento: secondo la definizione data dalla stessa azienda, l’obiettivo è che “si consegua un profitto senza danno o offesa per alcuno, e parte dello stesso si utilizzi per ogni iniziativa in grado di migliorare concretamente la condizione della vita umana: servizi, scuole, luoghi di culto e recupero dei beni culturali”. Una mission ben delineata, che garantisce quindi un vantaggio anche all’ambiente esterno dell’azienda.
Cucinelli, nel corso di un’intervista, ha poi specificato come la sua impresa cerchi di dare una dignità economica e morale all’essere umano e al lavoro. Ad esempio, nei suoi uffici gli orari vanno dalle 8:30 alle 17 e sono vietate telefonate o mail di lavoro la sera e nei weekend, a meno che non si tratti ovviamente di questioni urgenti. I dipendenti, inoltre, vengono stimati e incoraggiati continuamente, anche affidandogli varie responsabilità, perché, secondo l’imprenditore umbro, ciò li fa lavorare al meglio, liberando tutta la loro creatività, una dote fondamentale in un settore come quello tessile.
Cucinelli nel mondo: Solomeo e… Bezos
La sede della Cucinelli è situata nel borgo di Solomeo, poco distante da Perugia. Questo paese è diventato ormai il simbolo del capitalismo umanistico: a partire dal 1985, infatti, l’azienda ha restaurato con parte dei profitti le quindici case che lo compongono, la chiesa ed il palazzo del Trecento (che versavano in uno stato di semi abbandono), oltre ad aver costruito ex novo un piccolo teatro.
Oggi Solomeo è meta di centinaia di visitatori, incuriositi, oltre che dalla bellezza dei paesaggi limitrofi, dalle attività e convention sulla filosofia e l’umanesimo che si tengono sia nel borgo che nei prati lì vicino.
Tra le persone che sono arrivate a Solomeo quest’anno ce ne sono state alcune molto particolari. A maggio, infatti, Cucinelli ha invitato nella sua sede una ventina di imprenditori, tra i più influenti e ricchi della Silicon Valley: erano infatti presenti Jeff Bezos, Reid Hoffman (co-fondatore e presidente esecutivo di Linkedin), Drew Houston (CEO di Dropbox), Dick Costolo (ex CEO di Twitter) e tanti altri.
Cucinelli, che già in passato era stato ricevuto da loro in California, gli ha aperto le porte della sua azienda per tre giorni, organizzando a suo dire un “simposio di detox tecnologico”, spegnendo quindi i cellulari per poter riflettere insieme sul futuro dell’umanità:
Sono i nuovi Leonardo da Vinci del terzo millennio e gestiscono imprese che fatturano miliardi. Ma noto con piacere che anch’essi cominciano a preoccuparsi dei loro dipendenti, cercando di offrirgli condizioni di lavoro migliori. A loro ho detto di imbastire progetti ambiziosi, di lasciare qualcosa sulla Terra che possa essere ricordato anche tra cinquecento anni. Sento che il terzo millennio vedrà la nascita di opere innovative e durature».
Anche le più grandi aziende al mondo, quindi, stanno venendo a contatto con le idee di Cucinelli e il suo capitalismo umanistico: è forse da considerare un’utopia? I numeri al momento sembrano decisamente smentire.