Ad oggi la Mongolia Interna, regione autonoma cinese, rappresenta il centro nevralgico della produzione del Cashmere a livello mondiale. E’ interessante analizzare quale sia il vantaggio competitivo che ha reso questo territorio leader del settore.
Il cashmere, detto anche “Soft Gold” è uno dei materiali più pregiati e preziosi esistenti. La sua peculiarità è di essere molto caldo e morbido allo stesso tempo. Il nome deriva dalla regione Kashmir (attualmente divisa tra India, Pakistan e Cina), ma oggi il 70% della produzione avviene in Cina, di cui il 50% viene prodotto in Mongolia Interna. La convenienza della regione sta nelle sue condizioni geoclimatiche: le basse temperature sono ideali per la razza più pregiata di capra da tosatura.
La produzione e le caratteristiche del cashmere
Il cashmere non è tutto uguale. Il suo prezzo al kg va dai 110 ai 170 $ e varia in base alla sua qualità che spesso coincide con la regione di provenienza. La qualità superiore si distingue per la lunghezza, lo spessore e il colore della fibra. La fibra ideale è corta, sottile e bianca. Queste caratteristiche dipendono dalla razza di capra da cui viene tosata ed in Mongolia Interna si trova la razza più redditizia. La sua finezza è compresa in media tra i 14,3 e i 15,8 micron mentre la lunghezza è compresa in media tra 41 e 47 millimetri. L’entità del prezzo dipende principalmente dalla sua scarsità, in quanto risorsa relativamente finita e secondariamente dai tempi e costi di produzione elevati.
In genere per ogni capra si ricavano tra i 100 e 250 grammi di fiocco. Una volta tosato, il cashmere va filato e tessuto per poter produrre capi di vestiario e, con le qualità peggiori, per tappeti di lusso. L’economia interna e la cultura del territorio sono fortemente influenzati da questo prodotto di grandissima qualità, tanto che è uso nelle famiglie di pastori educare i figli a pascolare i greggi fin da piccoli. Nella capitale Hannot si trova, inoltre, un’università con moltissimi corsi dedicati all’agricoltura e all’allevamento, con programmi di ricerca multidisciplinari.
Per incrementare la produzione di questa materia prima, nel 2016 è stata clonata la prima capra di cashmere proprio in Mongolia Interna e nell’Aprile 2018 è stata documentata la nascita della sua progenie. Sarà da capire, nel lungo termine, se la clonazione possa portare maggiori ricavi rispetto alla riproduzione spontanea e indotta. Per il momento, i costi sono troppo alti per una produzione in larga scala.
La commercializzazione
Una volta creato il tessuto vi possono essere due destinazioni: produzione all’interno della stessa azienda (fino alla vendita al retail) o vendita all’ingrosso del tessuto. Le due però spesso si intersecano: è molto comune che aziende estere esternalizzino la fabbricazione in Mongolia Interna. Ne predispongono il design da remoto e applicano il proprio segno di riconoscimento.
L’esportazione della materia prima, dei semilavorati e dei prodotti finiti avviene per la maggior parte in Europa e Stati Uniti, anche se la maggior parte del consumo rimane a livello nazionale in Cina (60%). Di fatti, un altro vantaggio competitivo della Mongolia Interna è nel costo del lavoro. Essendo nella media cinese, è molto appetibile per i paesi occidentali.
Tuttavia, uno dei paesi che fabbrica più prodotti in cashmere è proprio l’Italia, che vanta eccellenze internazionali. Seppur con un costo del lavoro ben diverso, riesce a restare competitivo partorendo qualità e design unici nel mondo. Uno tra tutti è Brunello Cucinelli di Solomeo (Perugia), soprannominato il Re del cashmere, per essere diventato uno dei leader nel settore a livello internazionale. Brand come il suo aggiungono un valore molto alto a prodotti già costosissimi per via delle materie prime e lo fanno tramite design innovativi, standard qualitativi, customer care e, perché no, il proprio marchio. Una maglia a giro collo a treccia costa infatti 1480 euro.
Segmentazione del prodotto
Come ormai chiaro, i prodotti di moda in cashmere si qualificano come beni di lusso e spesso hanno prezzi proibitivi per la maggior parte dei potenziali compratori. Perciò è uso comune di molti brand “tagliare” il proprio tessuto, così offrendo a prezzi più bassi capi di abbigliamento dal contenuto solo centesimale di cashmere.
Si ha a che fare, in questo caso, con una differenziazione del target. Per esempio, oltre ai prodotti in puro cashmere al 100%, si può fabbricare sciarpe, maglioni e simili con il 25% di cashmere e il 75% di cotone/poliestere soddisfacendo la domanda di una fetta più ampia di mercato ed incrementando i ricavi esponenzialmente. Ciò avviene in Mongolia Interna come nel resto del mondo.
È da notare però che il mercato cinese è in un momento di grande cambiamento: la vendita all’ingrosso sta iniziando ad approdare su siti di e-commerce come AlìBaba, eliminando sempre di più le distanze. Se la Mongolia Interna sarà in grado di differenziarsi con investimenti nel lungo termine, design innovativi e un marketing più aggressivo, magari riuscendo ad eliminare i distributori europei che fanno da intermediari, potrebbe essere la protagonista del cambio di rotta della credenza popolare per cui “Made in China” significa scarsa qualità.