Il 26 Settembre 2017 Alstom e Siemens Mobility hanno annunciato un “memorandum of undestanding”, con l’obiettivo di unirsi e creare così “un nuovo colosso europeo nel settore ferroviario”. L’accordo prevedeva quindi la costituzione di una nuova società, la Siemens-Alstom. Questa avrebbe avuto sede a Parigi, un fatturato potenziale tra i 15 ed i 18 miliardi di euro annui, oltre 60mila dipendenti e criteri precisi per la governance aziendale.
Chi è Alstom?
Alstom è una società francese fondata nel 1928 ed attiva nel settore dei trasporti. L’azienda, che conta 34mila e 500 dipendenti, si occupa di costruire treni extraurbani, regionali, ad alta velocità, metro e tram. Inoltre, la Alstom produce sistemi di sicurezza ed infrastrutture sempre legati al settore ferroviario. Il bilancio 2018-2019, che include l’anno solare da Marzo 2018 a Marzo 2019, ha registrato un fatturato di circa 8 miliardi di euro, con un Reddito Ante Imposte (EBITDA) in crescita del 7%.
Chi è Siemens Mobility?
Siemens Mobility è la divisione trasporti del grande gruppo tedesco Siemens. L’azienda lavora nel settore ferroviario, stradale, intermodale così come nel servizio di consulenza per la pianificazione e nelle best practices per le infrastrutture cittadine. Con 28mila e 400 dipendenti, nel 2018 Siemens Mobility ha chiuso il bilancio con ricavi pari a 8 miliardi e mezzo, in crescita dell’11% rispetto all’anno precedente.
L’accordo
L’accordo per la fusione Siemens-Alstom, siglato il 12 Marzo 2018, serviva “a rafforzare la nostra capacità di competere”. Secondo Joe Kaeser, AD di Siemens, la fusione serve per far fronte alla potenziale concorrenza della China Railway Construction Corporation (CRCC). CRCC, frutto della fusione avvenuta nel 2015 tra CNR Group e CSR Group, è il più grande gruppo al mondo attivo nell’alta velocità. Con oltre 180mila dipendenti ed un fatturato di 33 miliardi di dollari, CRCC copre da sola il 12% della domanda globale.
Il parere della Commissione e la reazione dei governi
Il 6 Febbraio la Commissione Europea, per mezzo di Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, ha bocciato l’accordo tra Alstom e Siemens. Nel comunicato, la Commissione ha segnalato come la fusione “avrebbe influenzato la concorrenza nei mercati dei sistemi di segnalamento ferroviario e dei treni ad alta velocità” ed in particolare “avrebbe comportato prezzi più elevati per i sistemi di segnalazione che garantiscono la sicurezza dei passeggeri e per le generazioni future di treni ad altissima velocità”.
La risposta di Berlino e Parigi
Una decisione, quella della Commissione, contestata sia dal governo di Berlino che da quello di Parigi. Molto dura è stata la reazione del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, secondo il quale la bocciatura “impedisce ad Alstom e Siemens, i due campioni della segnaletica e delle ferrovie, di fondersi per avere lo stesso peso del grande campione dell’industria cinese”. Il campo d’azione della Commissione, però, è quello del mercato europeo, dove la concorrenza cinese non si è ancora palesata. “Quando sento dire che abbiamo bisogno di imprese europee campioni, sono completamente d’accordo” ha detto Vestager “ma non possiamo costruire questi campioni mettendo a repentaglio la competizione”.
Sempre secondo Le Maire, questa decisione dimostra come nella concorrenza UE ci siano “regole obsolete che bisogna riformare” e che “con la mia controparte tedesca, Peter Altmaier, faremo proposte per rifondare queste regole e avere una politica industriale europea più ambiziosa”. Una comunione d’intenti tra Francia e Germania. Come scrive Ben Hall per il Financial Times, in questo caso il rischio è che sia messo da parte l’interesse e la tutela consumatori. “La politica sulla concorrenza esiste per tutelare i consumatori, oltre alle aziende nei 28 Paesi dell’UE e non solo due Paesi con grandi interessi in comune”.
La concorrenza nell’UE
La normativa sulla concorrenza in Europa è regolata innanzitutto dagli articoli 101 e 102 del TFUE. Secondo l’articolo 101
“sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno”
L’articolo 102 spiega invece quello che un’impresa forte sul mercato non può fare, ovvero
“lo sfruttamento di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo”.
La fusione secondo le regole europee
Gli accordi tra imprese possono riguardare anche la fusione, come nel caso di Alstom e Siemens. Il regolamento europeo 139 del 2004 prevede una procedura standard per le fusioni tra aziende di Paesi diversi che hanno un fatturato complessivo di almeno 5 miliardi di euro (di cui almeno 500 milioni nel mercato europeo). Esse devono prima notificare il progetto di fusione alla Commissione Europea, che può avviare una sola investigazione oppure due per le fusioni molto complesse. Entro 90 giorni dalla seconda investigazione, la Commissione deve dare un suo parere, che può essere favorevole o contrario a seconda che sia messa in pericolo o meno la normale concorrenza di mercato. La decisione dell’Antitrust europeo può poi essere portata davanti alla Corte di Giustizia Europea.
Secondo il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker,
“In quasi 30 anni da quando sono entrate in vigore le prime regole europee sulle fusioni, abbiamo approvato più di 6000 accordi e ne abbiamo bloccati meno di 30 [..] Questo è un messaggio per coloro che affermano che la Commissione è composta da tecnocrati ciechi, stupidi e testardi”.
Alle sue parole fanno eco quelle della Vestager, che spiega qual è il suo ruolo
“Noi non possiamo stare da una parte o dall’altra, noi dobbiamo guardare ai fatti. Abbiamo un mandato molto chiaro, che è quello di far sì che il mercato aiuti i consumatori e i clienti”.
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