Manca una settimana al referendum del 1° ottobre, una settimana in cui si rischia uno scontro politico tra il governo centrale di Madrid e la Generalitat catalana, ostinata a far svolgere un referendum che il governo spagnolo considera illegale e incostituzionale. Anche la Corte Costituzionale spagnola, massimo organo giuridico, ne ha ordinato la sospensione. Ma la Spagna deve qualcosa alla Catalogna: la ritrovata crescita economica del paese.
Se la Spagna cresce, la Catalogna raddoppia
I dati parlano. Il Pil pro capite catalano rappresenta il 20% di quello nazionale. Secondo Idescat, l’agenzia statistica catalana, il Pil della regione ha raggiunto quota 223 miliardi di euro nel 2016, un aumento del 3,5% rispetto al 2015. Il motore trainante dell’economia di Barcellona è rappresentato dal settore delle costruzioni (+3,2% nel 2016), quello dei servizi (+3,1%) e quello industriale (+4%). Il merito della maestosa crescita catalana si deve anche alle società straniere che hanno deciso di investire nella regione e stabilire a Barcellona e dintorni le sedi delle proprie aziende. Secondo l’agenzia locale che promuove gli investimenti esteri, la Catalunya Trade Investments, attualmente sono presenti nella regione 7.086 aziende estere, più della metà di quelle situate in tutta la Spagna.
Germania, Francia, Stati Uniti ed Italia le più attive in Catalogna
Tra le aziende che sono molto attive nella regione autonoma, in testa ci sono le tedesche (13%), seguite da quelle francesi (12,5%), statunitensi (11,5%) e infine le italiane (9,2%). L’anno scorso gli investimenti stranieri in Catalogna hanno raggiunto i 4.856 milioni di euro, appena l’1,3% in meno rispetto al 2015, anno dei record per i capitali investiti nella Comunidad Catalana. Tra le aziende anche Amazon di Jeff Bezos ha deciso di investire nella regione. Nell’ottobre del 2017, nei pressi di El Prat de Llobregat, a 40 kilometri dall’aeroporto di Barcellona, verrà aperto il più importante centro logistico dell’Europa del sud: 60 mila metri quadrati per un personale di quasi 1.500 persone.
La crescita elimina la disoccupazione, ma l’indipendenza della Catalogna sarebbe un pericolo per Madrid e per la regione stessa
Anche se lo stabilimento Amazon darà un piccolo contributo a far diminuire la disoccupazione, che è al 13,2% (rispetto al 17,8% nazionale), cosa accadrebbe se la Catalogna, con il consenso del Re Filippo VI, si separasse da Madrid? In primo luogo la Spagna rischierebbe di perdere il principale motore trainante della ripresa, ma anche Barcellona non se la passerebbe bene: fuori dalla Spagna significa de facto fuori dal mercato comune europeo e dall’Unione europea. Sulla Catalogna, oltretutto, pesa un debito pubblico del 35% che deve essere tenuto sotto controllo.
Questi gli ultimi eventi accaduti da mercoledì in Catalogna:
- Il Ministero dell’interno spagnolo ha revocato tutti i permessi, le licenze e le ferie agli agenti della Polizia e della Guardia Civil
- Più di 5 mila agenti (ma alcune fonti parlano di quasi 16 mila) stanno giungendo in Catalogna per impedire lo svolgimento del referendum
- Il Procuratore Generale spagnolo José Manuel Maza, in una intervista a El Mundo, non esclude l’arresto del presidente catalano Carles Puigdemont
- Da Sabato Madrid ha congelato e commissariato le finanze catalane
- Il Presidente della Generalitat Puigdemont ha dichiarato che il referendum si svolgerà regolarmente.