La fusione tra i due colossi bancari tedeschi non è più solo un’idea. L’accordo è stato pianificato dal leader del private equity Cerberus Capital Management , che è tra i maggiori azionisti di entrambi gli istituti. Cerberus, del quale è anche noto il suo recente interessamento ad Alitalia, ha partecipato all’acquisizione dei pacchetti azionari delle banche, arrivando a detenere le quote del 3% di Deutsche Bank e del 5% di Commerzbank, divenendo di quest’utlima l’azionista di maggioranza. Di Deutsche bank, secondo quanto riporta Reuters, Cerberus è il quarto maggior azionista, preceduto, in ordine, dal gruppo cinese HNA, Quatar e BlackRock. La presenza nei due istituti del colosso del private equity, controllato dal miliardario statunitense Stephen A. Feinberg, con un valore combinato di partecipazione pari a 1,7 miliardi di dollari, ha innescato un sistema di speculazioni sul mercato delle fusioni ed acquisizioni M&A. Il progetto ha trovato il sostegno del co-vice amministratore delegato di Deutsche Bank, Christian Sewing, che durante una riunione svoltasi il mese scorso a Francoforte ha osserato come in Germania sia presente un eccessivo numero di istituti bancari, precisando che l’Europa necessita prima di tutto di un’ effettiva unione bancaria.
La crisi di Deutsche Bank ed i motivi della fusione
Le cause che hanno spinto le due grandi banche ad unirsi risalgono a poco più di un anno fa e trovano origine nell’instabilità del mercato finanziario. All’inizio dell’autunno del 2016, Deutsche Bank ha registrato un calo del 7,5% sul valore delle proprie azioni, le quali sono scese al prezzo di 10,5 euro l’una, il più basso dagli anni ’80. Le perdite hanno portato ad un incontro ufficiale tra il CEO della banca, John Cyran, ed il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Quest’ultima ha negato la possibilità di un eventuale aiuto dello Stato tedesco nei confronti dell’istituto, le cui scorrettezze nella vendita di titoli cartolarizzati hanno causato una multa di 14 miliardi di dollari dal Dipartimento di Giustizia statunitense. La necessità urgente di sanare i bilanci da parte di Deutsche Bank è stata smentita nell’immediato dai suoi portavoce, che in seguito ne hanno premiato l’andamento, indicando come il valore del capitale sia superiore ai limiti. Le radici della crisi del più importante istituto bancario della Germania sono profonde. Dall’inizio del 2016 le azioni hanno subìto un calo del 50%, accompagnate da quello del 2% dei titoli di debito subordinato, sui quali l’istituto sospenderebbe i pagamenti. Il clima negativo è sostenuto anche dalle posizioni corte detenute dagli hedge fund, che vedono all’orizzonte solo prospettive di ulteriore ribasso. Oltre alla questione della cartolarizzazione dei titoli, per la quale la banca ha dichiarato come non intenda pagare una cifra pari a quella pretesa dal governo americano, Deutsche Bank ha attive altre cause legali, tra cui una con la Russia ed un’altra relativa alla compravendita di metalli preziosi. Questa difficile situazione ha constretto la banca tedesca a correre ai ripari.
L’idea della fusione
Nell’estate del 2016 hanno iniziato a diffondersi notizie sulla possibilità di una fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank. Quest’ultima è detenuta per il 15% dal Governo tedesco e quindi il progetto consentirebbe un afflusso indiretto di capitali pubblici nel colosso bancario. Nonostante le varie smentite in molti, tra cui anche Andrea Utermann, responsabile degli investimenti di Allianz Global Investors, non escludono un’azione di questo tipo, data l’importanza che Deutsche Bank riveste a livello europeo. Le indiscrezioni coinvolgono i top manager di Deutsche Bank, tra i quali lo stesso Cyran, il direttore finanziario Marcus Shenk e il presidente del consiglio di sorveglianza Paul Achleitner. L’opportunità di fusione ha creato una ventata di positività sui mercati, che ha portato effetti positivi su entrambe le parti in causa. Le azioni di Deutsche Bank hanno guadagnato un 3,3%, raggiungendo i 13,3 euro l’una, con un corrispondente valore di mercato di 18 miliardi di dollari, mentre quelle di Commerzbank hanno visto una risalita del 4% attestandosi ai 6,3 euro con una capitalizzazione di circa 7,8 miliardi di dollari. Si tratta di cufre molto alte se si pensa che quest’ultima ha subìto un calo di un terzo del proprio valore da inizio 2016, seguito da una manovra di ristrutturazione, il cui termine è indicato nel 2020, che prevede il taglio di oltre 9000 posti di lavoro per un costo totale di 1 miliardo di euro. Già nel 2015, Commerzbank aveva avanzato l’ipotesi di un’operazione di fusione, per risanare i problemi interni.
L’intervento di Cerberus
L’opinione comune è che il colosso del private equity non sia mosso da un senso di solidarietà, ma agisca per trarne benefici propri. Uno stesso trader intervistato da Reuters afferma
Posso capire queste speculazioni, visto che Cerberus non acquisterebbe partecipazioni di banche tedesche senza un ragione.
I portavoce del fondo hanno deciso di astenersi da qualsiasi commento a riguardo, supportati anche dalle dichiarazioni di Deutsche Bank, della quale la princiapele azionista è la Morgan Stanley, con una quota del 6,9%, superiore quindi a quella detenuta da Cerberus. A tal proposito è intervenuto Bloomberg, indicando come in realtà Morgan Stanley stia detenendo una quota di partecipazione per conto di “un nuovo grande investitore”, la cui identità sarebbe stata resa nota nei giorni seguenti, senza però capire se possa celarsi il colosso del private equity dietro questa descrizione. Sicuro è che le operazioni di fusione sono ancorate ad uno stato embrionale, dal quale inizieranno eventualmente ad evolversi solo in seguito alla conclusione dei piani di risanamento interni degli istituti bancari tedeschi.