La Cina è ormai da anni una superpotenza mondiale a tutti gli effetti, caratterizzata da una crescita esponenziale, come in misura minore anche altri paesi orientali, e da uno sviluppo tecnologico ed industriale senza precedenti. Poco più di mezzo secolo fa, però, il Paese del Dragone era al livello di uno Stato del terzo mondo. Con la gravissima carestia del 1960 la Cina cadde in una povertà da cui era difficile prevedere che sarebbe riuscita ad uscire. Eppure, nel corso dei decenni successivi, il Paese riuscì a realizzare risultati incredibili che lo porteranno a prendere il posto dell’Unione Sovietica come principale concorrente degli Stati Uniti per il ruolo di potenza globale egemone.
Il nuovo inizio con Deng Xiaoping
Il processo di industrializzazione e trasformazione del sistema rurale cinese è iniziato verso la fine degli anni ‘70. In quel periodo l’allora leader Deng Xiaoping decise di attuare delle riforme economiche che prevedevano la nascita di una nuova economia più aperta al mercato, anche se guidata dallo Stato. Il comunismo cinese degli anni ‘50, ‘60 e ‘70, infatti, non aveva portato nulla di buono, se non carestia e povertà, oltre ad un numero enorme di morti nel 1960, che secondo le stime oscilla tra i 14 ed i 43 milioni.
Nel 1978, quando Xiaoping ottenne il potere, circa l’80% della popolazione cinese viveva nelle campagne mentre nel 2020, poco più di 40 anni dopo, la percentuale di persone che vive nelle zone rurali è dimezzata. In questo lasso di tempo la Cina si è attestata non solo come un Paese in via di sviluppo, crescendo ad un tasso medio annuo di poco inferiore al 10%, ma è arrivata a diventare di fatto una superpotenza economica globale.
La trasformazione dell’economia cinese
La Cina ha subito un profondo processo di trasformazione culturale e, nel secondo ‘900, ha iniziato a produrre in maniera sempre più massiccia abbigliamento ed elettronici. Con il passare degli anni il Paese del Dragone si è arricchito sempre di più riuscendo ad investire capitali crescenti nello sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto, in particolare nel settore tecnologico e dei servizi. Così la Repubblica Popolare riuscì a sollevare circa 800 milioni di persone dallo stato di povertà, risultato incredibile e senza precedenti.
Per avere un’idea del miracolo economico della Cina basta considerare che il reddito medio dei cittadini del Paese è diventato, nel XXI secolo, più di 100 volte quello che si calcolava nel 1978. Nonostante ciò, la Repubblica Popolare risulta comunque essere composta da persone relativamente povere, in quanto il reddito pro capite dei cinesi resta molto basso rispetto a quello degli altri Stati con un’economia avanzata.
La crescita del Paese è dovuta soprattutto alla sua popolazione molto numerosa ed alla sua elevata produttività, anche a fronte di salari spesso bassi. I cinesi risultano essere grandi lavoratori, frutto di una nuova mentalità che dagli anni ‘80 ha permesso di migliorare in modo significativo le condizioni di vita nella Repubblica Popolare. A differenza che nei Paesi occidentali o occidentalizzati, però, in Cina il lavoro è visto come finalizzato soprattutto al bene comune e non tanto al proprio interesse o al proprio prestigio sociale.
La crescita veloce ha portato con sè anche molti problemi, primo tra tutti l’inquinamento. In Cina, infatti, circa il 20% delle acque sono inquinate, il riso in commercio, come altri prodotti, spesso è contaminato ed anche l’aria in diverse aree è quasi irrespirabile. Per questo nel Paese si sta diffondendo un sempre maggior interesse per le auto elettriche ed una maggiore attenzione alle politiche ambientali, quasi del tutto ignorate fino a pochi anni prima del 2020.
Il nuovo Partito Comunista Cinese
Il Partito Comunista Cinese è l’unica forza politica ammessa in Cina. Esso si definisce come una democrazia ex post, in quanto cerca di ascoltare le esigenze dei cittadini in modo da adottare di conseguenza delle politiche economiche e sociali idonee. Nonostante il sistema cinese sia di carattere repressivo e reazionario, nel complesso questo non pare pesare sull’opinione pubblica del Paese, con il governo che gode di un ampio consenso.
Il regime della Repubblica Popolare limita molto la libertà dei cittadini, soprattutto con lo scopo di manipolare l’informazione. In particolare c’è la totale mancanza di libertà di stampa, in quanto tutte le agenzie sono gestite dal governo, ed il parziale blocco della rete internet internazionale con l’impossibilità ad accedere a Facebook, YouTube, Google ed altri vari social e siti non controllabili, in modo diretto o indiretto, dal governo del Paese.
Le politica del figlio unico
Dal 2002 al 2013, a causa della politica del figlio unico, in Cina era illegale avere più di un figlio, dato il problema del sovraffollamento iniziato negli anni ‘50 e dovuto alla forte mentalità rurale della popolazione. Da tempo l’intenzione del governo era di arrivare al picco di 1 miliardo e 400 milioni di abitanti, per poi iniziare una fase decrescente. Tramite la politica del figlio unico, le donne con più di un figlio venivano obbligate ad abortire. Dal 2013, invece, sono state adottate politiche che prevedono un aumento significativo delle tasse per chiunque abbia più di due figli.
Sia dal 2002 al 2013 che dopo sono state previste delle eccezioni per le minoranze etniche, per chiunque vivesse in campagna ed avesse una primogenita femmina e per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori fossero figli unici, condizione ridotta in seguito ad un solo genitore. Dopo il 2013, tutti possono avere liberamente fino a 2 figli. Queste politiche demografiche hanno fatto sì che il PIL pro capite crescesse molto velocemente. Esse, tuttavia, hanno portato anche alla conseguenza indesiderata di un invecchiamento della popolazione.
Gli investimenti in Africa
La Cina sta investendo maniera massiccia in Africa attraverso la costruzione di infrastrutture e l’adozione di un valido modello di urbanizzazione, in sostituzione ad un modello di aiuto che ha invece adottato l’Occidente per decenni. L’obbiettivo dei cinesi è costruire delle infrastrutture ed agevolare il passaggio della popolazione africana dalle zone rurali alle zone urbane. Il fine è quello di crearsi un sistema di alleati simile a quello che possono vantare gli Stati Uniti.
Gli investimenti cinesi in Africa stanno avendo effetti importanti sul tasso di povertà del Continente, che ha iniziato a diminuire soprattutto nei Paesi interessati dall’intervento della Repubblica Popolare. La Cina, tra le altre cose, detiene anche una quantità piuttosto elevata del debito pubblico statunitense.