Il Rapporto Ismea Qualivita del 2018 mostra che, nel 2017, il mercato di cibo e bevande italiane con denominazione DOC, IGP e STG italiano valeva 15,2 Miliardi di euro. Si tratta di prodotti non propri di una singola azienda ma realizzati in una determinata area e con tecniche tradizionali. Questi sono protetti, nella loro autenticità, da consorzi, i quali si occupano di verificare l’effettivo rispetto di determinati standard al fine di applicare o meno la loro certificazione di qualità (DOC, IGP o STG). Questo meccanismo in Italia è supportato da regole particolarmente ferree contro la contraffazione.
Il mercato del food and beverage italiano
Il settore eno-gastronomico dell’Italia è uno dei comparti trainanti del Paese, che genera 15,2 miliardi di euro l’anno. Questo valore se si conta anche la distribuzione viene quasi triplicato. Infatti nel comparto alimentare, senza contare le bevande, 6,96 mld di euro vengono generati dalle aziende produttrici e 14,7 mld € dai rivenditori al dettaglio. Questo settore è caratterizzato da un gran numero di denominazioni (822) e da un’elevata propensione all’export, con il 57% dei prodotti venduti fuori dalla Penisola.
Buona parte dei guadagni riguarda pochi consorzi, che svettano sui tantissimi altri. Le prime 3 denominazioni sono Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Prosciutto di Parma, che rappresentano da soli il 50% del valore totale. Le prime 3 del comparto vini, ovvero Prosecco DOP, Conegliano di valdobbiadene -Prosecco DOP e Delle Venezie IGP, rappresentano invece il 10% del totale.
Inoltre, è presente un’elevata concentrazione geografica. Infatti, le prime 3 province emiliane (Parma, Modena e Reggio Emilia) rappresentano il 38% del valore della produzione del comparto alimentare a denominazione e le prime 3 province venete (Verona, Treviso, Vicenza) rappresentano il 27% del valore della produzione del comparto vinicolo a denominazione protetta.
L’esempio del Parmigiano Reggiano
Il Parmigiano Reggiano è la denominazione che ha avuto maggior successo in Italia (ma non all’estero) raggiungendo non solo un elevato valore in termini di volumi ma anche di crescita (+19% nel 2017). Qusto prodotto è un formaggio a pasta dura DOP, prodotto con latte vaccino crudo, parzialmente scremato per affioramento, senza l’aggiunta di additivi. La zona di produzione comprende le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna a sinistra del fiume Reno e Mantova a sud del Po. La stagionatura del Parmigiano Reggiano è di minimo 12 mesi. Nel 2019 sono state prodotte 3,7 milioni di forme da 330 caseifici autorizzati.
Il consorzio nacque nel 1934. Prima del riconoscimento a livello nazionale (1938) e del riconoscimento europeo (Conferenza di Stresa del 1951). Nel 2020 riunisce tutti i caseifici produttori ed opera in 3 aree:
- Garanzia di qualità
- Lotta alla contraffazione
- Promozione
Garanzia di qualità
È una delle poche DOP che effettua una selezione diretta di tutte le unità prodotte e non semplicemente di un campione. Il consorzio ha 41 tecnici che si occupano della verifica di ciascuna forma di formaggio prima che venga messo il bollino del parmigiano reggiano (Marchiatura). In questo aspetto si distingue rispetto ad altre denominazioni, per le quali i controlli vengono effettuati solo dall’ufficio della Repressione Frodi.
Contraffazione
Le regolamentazioni europee sulle DOP/IGP proteggono in maniera automatica la denominazione solo all’interno dell’Unione Europea. Per questa ragione il consorzio registra in tutto il modo come marchi ufficiali tutti i termini riferiti al Parmigiano.
In Italia l’attività viene svolta direttamente dal Servizio Istituzionale del Consorzio tramite i propri agenti vigilatori. Nel 2018, Sono state eseguite circa 1100 sopralluoghi in Italia ripartiti tra punti vendita, elaboratori di prodotti trasformati, grossisti e collettività. All’Estero, nel corso del 2018, sono state svolte più di 850 ispezioni presso punti vendita distribuiti in 61 città di 27 paesi.
I campioni, prelevati durante l’attività di monitoraggio all’estero, consegnati al laboratorio del Consorzio, sono stati analizzati per la verifica dell’autenticità del prodotto, guardando in particolare alla presenza di:
- Lisozima;
- Acidi ciclopropanici;
- Percentuale di crosta.
Sulla base della diversa gravità delle violazioni, il Consorzio interviene generalmente adottando diverse strategie di tutela:
- Invio di lettera di diffida direttamente all’operatore che commmette la violazione (ambito UE ed extra UE);
- segnalazione del Consorzio al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Turismo
- azioni giudiziali civili e penali;
- definizione di accordi con i vari Paesi;
L’associazione si avvale anche di piattaforme come Net Names, che forniscono un servizio di monitoraggio e rimozione degli annunci di vendita illeciti riguardanti prodotti con denominazione protetta nelle principali piattaforme di vendita online.
Promozione
Il Consorzio è anche protagonista nel mondo dei media e della comunicazione, dove si è fatto notare, fin dagli anni Sessanta, con spot televisivi e campagne radio e stampa. Nel 2018 le aziende coinvolte nella produzione del Parmigiano Reggiano hanno generato 32 mln € lordi di fatturato complessivo. Di questi, 3,8 mln € vengono spesi per il personale, inoltre cifre variabili vengono investite per il marketing e la logistica della distribuzione.