Immaginate di avere l’occasione di assistere al concerto del vostro cantante preferito e di essere riusciti, risparmiando durante la settimana, ad accaparrarvi il tanto desiderato biglietto al prezzo di 84$. Durante il weekend partite per assistere allo spettacolo ma, arrivati sul posto, non trovate più l’amato biglietto nelle tasche. Assumendo l’assenza di file ai botteghini, acquistereste nuovamente il biglietto o rinuncereste al concerto? Calatevi adesso in un differente scenario: non avete acquistato il biglietto online, bensì vi siete recati al concerto con denaro contante, intenzionati a comprare il ticket sul momento. In questo caso, cercando nel borsellino, vi accorgete di aver perso 84$: evidentemente li avete fatti cadere o vi sono stati rubati. Adesso quale sarebbe la vostra scelta? Spendereste ugualmente la cifra per vedere lo spettacolo? Un esperimento simile è stato condotto dal premio Nobel per l’economia nel 2002, lo psicologo Daniel Kahneman: i risultati hanno evidenziato che il 90% degli intervistati avrebbe rinunciato nel primo caso, mentre circa il 50% avrebbe comunque partecipato al concerto spendendo nuovamente il costo del biglietto nella seconda ipotesi.
Inoltre, anche se la vostra sensazione è stata quella di voler proseguire nella scelta iniziale in entrambi gli scenari, molto probabilmente avreste provato una frustrazione maggiore nell’aver smarrito il biglietto.
Un comportamento simile è tutt’altro che razionale, considerato il fatto che l’ammontare della vostra spesa finale sarebbe comunque stato di 168$ ( 84X2).
Per questo motivo, se foste agenti economici perfettamente massimizzanti, avreste dovuto manifestare la stessa preferenza in entrambi gli scenari, senza avvertire una diversa percezione di rabbia e dispiacere. É tuttavia ormai ovvio che l’Uomo è fortemente irrazionale nel prendere decisioni, guidato da emozioni ed Euristiche del giudizio.
Il fenomeno descritto dal bivio di scelte precedente è stato spiegato dall’economista Richard Thaler ( Nobel per l’economia nel 2017 ) tramite la teoria dei Conti Mentali. Secondo i suoi studi, suddividiamo mentalmente il nostro denaro in base allo scopo per il quale intendiamo utilizzarlo: così il costo del biglietto online è appartenente ad un ideale conto mentale dedicato allo svago ed al divertimento.
Dunque “prelevare” doppiamente dal “conto svago” può sembrarci eccessivo, ma quando si tratta di contanti che sono andati persi la situazione è ben diversa.
Infatti, gli 84$ persi rientrano in un Conto Mentale dedicato agli imprevisti, ai quali magari non è stato assegnato un budget preciso essendo gli inconvenienti non facilmente stimabili. Quindi è psicologicamente accettabile “prelevare” ulteriormente dal conto “imprevisti”. Effettuiamo una vera e propria Contabilità Mentale rispetto alla nostra ricchezza monetaria.
I Conti Mentali
La contabilità mentale rappresenta la violazione della caratteristica fondamentale del denaro: la sua fungibilità. É indubbio che 1.000$ siano 1.000$, e tali rimangono che vengano spesi per beni di consumo o beni di lusso, per investire o per andare a dei concerti. Tuttavia non sempre la nostra percezione rispetta questa verità: la provenienza del denaro ha una chiara influenza su come decidiamo di destinarlo. Per questo motivo, se trovassimo inaspettatamente 10$ nelle tasche o sul marciapiede, saremmo più propensi a destinarli a spese straordinarie; oppure a fermarci al primo Tabacchi dietro l’angolo tentando la fortuna acquistando un paio di biglietti della lotteria. Tendenzialmente utilizziamo il reddito da lavoro guadagnato faticosamente ogni mese per spese ricorrenti e primarie, quali l’acquisto di generi alimentari, il pagamento di bollette e rate del mutuo. I soldi ottenuti senza fatica sono invece rivolti a beni che solitamente sarebbero al di fuori della nostra portata e questa è parte della spiegazione del perché lo Stato non perde mai con le lotterie. Gran parte dei neo-milionari sperpera infatti la vincita in pochi anni acquistando in maniera sconsiderata piuttosto che mettere in atto investimenti ragionati per consolidare il proprio aumentato tenore di vita.
Nelle scelte di portafoglio
Assegnare un valore relativo a soldi che mentalmente riteniamo «differenti», ma che in realtà hanno lo stesso potere d’acquisto, può facilmente portarci a essere troppo veloci nello spendere, troppo pigri nel risparmiare e troppo conservatori nell’investire. Ragionando contabilmente nella nostra testa, potremmo trascurare posizioni che non si collocano all’interno del nostro “mental accounting”; oppure esitare nel vendere titoli per non incorrere in perdite nonostante il nostro portafoglio complessivo risulti in positivo. Nonostante questo, avere una buona contabilità mentale può essere vantaggioso ed aiutare gli investitori a raggiungere determinati obiettivi di investimento: mettere del denaro in un fondo pensionistico potrebbe far percepire quei soldi come “non disponibili al consumo prima della pensione”, evitando quindi di sperperarli. Perciò, associare i Conti Mentali a rigorosi metodi di costruzione di portafoglio, potrebbe portare ad un fruttuoso legame tra gli obiettivi di risparmio e consumo e la realizzazione degli stessi. Ancora una volta, abbiamo osservato come meccanismi psicologici ed inconsci condizionino fortemente le nostre scelte di investimento ( o per lo meno, quelle di chi non ha avuto l’occasione di leggere i nostri articoli sulla finanza comportamentale).