Un pacchetto di normative europee sul copyright e sul diritto d’autore potrebbe stravolgere tutta la parte di Internet che riguarda l’innovazione e lo sviluppo di piattaforme basate sulla raccolta e la pubblicazione di dati. Il prossimo scenario europeo sarà determinato dall’approvazione o dal rifiuto della proposta di direttiva per la riforma del copyright, dopo che la stessa è stata respinta lo scorso luglio. Il testo è stato riesaminato e mercoledì 12 settembre il Parlamento Europeo si riunirà circa la decisione di approvare o meno le modifiche a vari articoli.
Cosa prevedono i nuovi articoli?
L’Art. 3 riguarda il data mining, ovvero l’attività volta a riconoscere ed estrarre in modo automatico da basi di dati di grandi dimensioni informazioni apparentemente nascoste. Le leggi approvate nel 2001 non ne limitano attualmente l’utilizzo, che si vuole invece restringere solo ad organizzazioni aventi fini scientifici o di ricerca (ad esempio università). Ne segue il potenziale rallentamento dell’innovazione sul fronte dell’A.I., perché destinando l’utilizzo delle tecniche di data mining a poche organizzazioni si potrebbe diminuire lo sviluppo di nuovi strumenti innovativi utili al supporto decisionale delle imprese.
L’Art. 11 (“Link Tax”) è mirato a tutelare i giornali ed i loro contenuti quando essi vengono postati online. Si vuole implementare una sorta di licenza in modo tale che chiunque volesse utilizzare parti di testo tratte da un articolo dovrà prima richiederle (e probabilmente pagarle) al giornale che ne detiene i diritti. Inoltre, i media stessi veicolano l’informazione e ne garantiscono oltre che la pubblicità anche l’autorevolezza della stessa, in un periodo in cui fioccano le fake news.
L’Art. 13 “Il Filtro per gli Upload” o “Meme Killer” vede la sua nascita per il fatto che su Youtube venivano pubblicati film e registrazioni coperti dal copyright ID. Così si utilizzò un motore che riuscisse ad interpretare ogni video caricato dagli utenti e decidere se questo potesse essere caricato. Similmente, l’articolo obbliga tutte le società e piattaforme di contenuti a monitorare e filtrare tramite tecnologie di riconoscimento le attività degli utenti e nello stanare il Copyright Infringement. A premere è l’industria discografica a causa del Value gap, cioè la differenza di guadagno tra gli abbonamenti a servizi come Spotify o Apple Music e l’ascolto finanziato da piattaforme di condivisione online. I diritti d’autore sono ovviamente utili per stimolare l’innovazione in tutti i campi e tutelarla a dovere, ma la richiesta sembra essere attualmente irrealizzabile: essa stroncherebbe la nascita di molte nuove startup per via della barriera in ingresso rappresentata dagli alti costi.
Tra tutte le società che hanno cercato di dare visibilità al problema spicca la partecipazione di Wikipedia Italia che ha oscurato tutte le pagine di informazione per qualche giorno, attuando un vero e proprio sciopero a livello politico.
di Angelo Sculco