Il patto
Da quando sono iniziate le ostilità tra il gruppo francese e la famiglia Berlusconi, la situazione non sembra affatto cambiata: il primo continua il suo assalto al mercato italiano, mentre Pier Silvio Berlusconi rimane fermo sulla sua richiesta di risarcimento da 2 miliardi per i danni provocati dall’inosservanza del contratto, convinto di non voler più scendere a patti con Bollorè. Il famoso accordo di aprile 2016 era basato su uno scambio di azioni tra Mediaset e Vivendi e la cessione alla società francese di Mediaset Premium, la pay tv di Mediaset fondata nel 2005, la quale, nel frattempo, aveva costituito una società separata. Ma la ricca dote, composta principalmente da film e calcio (con la rinomata esclusiva triennale sulla Champions League) recava con sé un’inevitabile perdita di liquidità per il gruppo di Cologno, una situazione sempre più pesante che era arrivata a toccare perdite superiori ai 100 milioni di euro.
Le ragioni di Bollorè
Ma nell’estate del 2016, proprio al momento di onorare il contratto, Bolloré beffa Berlusconi Junior rinunciando all’acquisizione di Premium. Cosa avrà mai spinto il finanziere francese a rinunciare all’acquisto della pay tv italiana?E’ certamente difficile credere a quanto viene prospettato da Vivendi in merito alla “falsa dichiarazione dei conti di Premium da parte di Mediaset”. È davvero possibile che dopo decenni di esperienza nel settore dell’editoria e dei media, il magnate bretone sia stato tratto in inganno proprio dai Berlusconi? Ma come, non era stato proprio Bolloré a buggerare Berlusconi in Francia più di vent’anni fa? La verità, molto probabilmente, risiede nel fatto che le condizioni di mercato sono decisamente cambiate e ciò ha portato a cambiamenti repentini e brusche accelerazioni dei piani segreti di Vivendi, portando il colosso francese ad operare sui mercati ai limiti della legalità. Nell’estate del 2016 Canal plus annuncia pesanti perdite e da quel momento tornano in borsa voci insistenti su di una possibile vendita (Orange sembra essere tuttora la prima interessata). Vivendi chiude in Germania Watchever, una delle tre società che, con Mediaset (Infinity) in Italia e Canal plus (Canalplay) in Francia, avrebbero dovuto realizzare il polo continentale da contrapporre a colossi come Sky o Netflix. Inoltre, e non era certamente un mistero, l’esclusiva di Premium sulla Champions League in Italia non ha portato i risultati sperati, accrescendo ulteriormente il debito e non intaccando in maniera sensibile la platea di Sky. Se poi aggiungiamo i costi della rete terrestre fino al 2020 e l’utilizzo della concessionaria di Mediaset per la pubblicità dei canali, le jeux sont fait!
Resistere ai “grandi”
È da quando è sbarcato Netflix che il business della pay tv ha iniziato ad essere seriamente in pericolo ma, stranamente, nel Vecchio Continente si continua a fare le orecchie da mercante: mentre il governo italiano è intento a pensare alla bandierina nazionale, l’intero mercato continentale corre il serio rischio di essere divorato da colossi come Amazon, Apple (che ora guarda a Disney), Google (con YouTube) e, il nuovo arrivato dall’Oriente, Alibaba Pictures. Forse, in questo come in altri mercati, è arrivato il momento di fare sistema. Il momento di giocare d’anticipo, di creare le condizioni affinché i produttori europei possano competere con i majors internazionali del settore. Purtroppo, il comportamento della stessa Vivendi ha minato seriamente il terreno su cui costruire una solida partnership per il futuro.