In questi giorni si sente tantissimo parlare dei minibot, iniziativa del carroccio presente sia nel personale programma del Vicepremier Salvini, sia nel contratto di governo, nero su bianco. Questo particolare strumento, pensato in via teorica da anni, è tornato alla ribalta dopo la recente mozione parlamentare approvata all’unanimità alla camera.
Una premessa
La scintilla del sovranismo, dietro a questa proposta, è palese e manifesta. Lo stesso Claudio Borghi, principale sostenitore e ideatore dell’iniziativa, ha ribadito più volte che “I minibot sono un espediente per uscire dall’euro in modo ordinato e tutelato. Se uno deve prepararsi all’uscita, deve prepararsi seguendo le regole”. Fatta questa premessa, analizziamo l’idea dei minibot, vedendo alcuni concetti economici chiave che ci permetteranno di comprendere questo strumento.
Cos’è un Titolo di Stato?
I Titoli di Stato sono obbligazioni (particolari forme di prestiti) emesse dallo Stato, e precisamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, allo scopo di coprire il deficit corrente e il debito pubblico. Per finanziare le proprie attività, infatti, allo Stato non bastano le tasse. Esso emette titoli (cioè richiede prestiti) per coprire i debiti che accende per erogare i servizi che gli competono: salute, istruzione, ordine pubblico, ecc.
Andando più a fondo, analizziamo gli elementi caratterizzanti un titolo di Stato:
- Scadenza: ci sono moltissime forme e varianti dei titoli di Stato, e con esse gli orizzonti temporali più disparati. Si va dai 3 mesi ai 30 anni, passando per 3,5, 10 e 15 anni. In ogni caso, ogni titolo di Stato ha una scadenza.
- Remunerazione: in linea di massima distinguiamo due tipi di remunerazione: da una parte la remunerazione data dallo scarto di emissione, misurato come differenza tra il prezzo al momento della stipula e il prezzo al momento del rimborso; dall’altra parte abbiamo le cosiddette cedole, caratteristiche dei titoli di lungo termine, che permettono all’investitore di godere di un interesse corrisposto solitamente ogni sei mesi. Qualunque titolo di Stato presenta almeno uno di questi due tipi di remunerazione.
- Meccanismo d’asta: anch’esso dalle forme più disparate, la sua funzione è quella di allocare al meglio i titoli. Il meccanismo d’asta, infatti, genera una delle forme più pure d’incontro tra domanda e offerta, quindi permette al mercato di “giudicare” (in termini di tasso d’interesse) la bontà del titolo. Ad un tasso d’interesse più alto, corrisponde un rischio più elevato.
Minibot: cosa sono?
I minibot, ufficialmente, sono buoni ordinari del tesoro (ovvero titoli di Stato) di piccolo taglio (5,10,20,50,100€), dunque funzionali (almeno in teoria) a finanziare il debito di uno Stato. A differenza di un normale Titolo di Stato, però, il minibot non ha nessuna scadenza, nessun tasso di interesse e nessun meccanismo d’asta per essere acquistato. Questo fa cadere ipso facto la definizione stessa di Titolo di Stato. Non si può parlare di prestito allo Stato, se questo non viene remunerato, non scade e non viene emesso senza far incontrare domanda ed offerta. In realtà il funzionamento dei minibot ricalca in tutto e per tutto le caratteristiche di una vera e propria moneta. Sarebbe immessa nel mercato dallo Stato come forma di pagamento per i debiti della Pubblica Amministrazione, ma potrebbe poi circolare solo all’interno dell’Italia in quanto non sarebbe possibile utilizzare un minibot per pagare, ad esempio, su Amazon, o per regolare debiti all’estero. Borghi propone di estinguere immediatamente i debiti commerciali italiani, pagando i creditori, in attesa da tempo, con i minibot. Verrebbero così inserita nel territorio una quantità di moneta alternativa pari a circa un quarto del contante presente in Italia. Ma andiamo più a fondo, analizzando e riconoscendo nei minibot stessi le funzioni tecniche di una moneta:
- Misura del valore (unità di conto): i minibot sarebbero scambiati in ragione 1:1 rispetto agli euro, equiparandoli di fatto all’unica moneta legalmente corrente nell’UE. Secondo Borghi, l’uomo dietro l’idea dei minibot, questa proporzione sarebbe mantenuta costante dal fatto che il cittadino potrà pagare le tasse verso lo Stato in minibot.
- Strumento di pagamento: la moneta viene scambiata con lo Stato (tasse, lavori per enti pubblici) o con i privati (consumi), esattamente come farebbero i minibot.
- Riserva di valore: definita come un bene che tende a conservare il suo valore nel tempo, e per tale motivo può essere detenuto per un utilizzo futuro senza il pericolo che si “deteriori”. Tipici esempi sono la moneta corrente e i metalli preziosi. Essendo senza scadenza, però, i minibot rientrano di diritto in questa categoria.
Una differenza sostanziale è che gli euro non possono essere rifiutati come forma di pagamento, mentre l’accettazione di minibot da parte del creditore sarà volontaria. Questo significa che una persona potrà rifiutarsi di accettarli come pagamento, una situazione che, se diffusa, potrebbe andare a ridurre la proporzione euro-minibot.
Il parere di un esperto
Forti di una comprensione di base sul funzionamento dei Titoli di Stato e della moneta, procediamo adesso, servendoci di uno studio del Professor Tommaso Monacelli de Lavoce.info, e degli esempi da lui presentati, ad effettuare una previsione su come verrebbero scambiati i minibot, una volta immessi nel territorio italiano.
Una volta in circolazione, il cittadino/impresa avrebbe per le mani una simil-banconota del tipo appena visto in foto, con cui potrebbe decidere di fare tre cose:
- Spenderli: la migliore delle soluzioni, la più auspicabile dai sostenitori dei minibot. Il cittadino potrebbe utilizzare i minibot per i consumi, purché limitati al territorio e alle imprese nazionali. Secondo il governo, questo dovrebbe spingere la domanda, galvanizzata dall’emissione di nuova moneta, e con essa i consumi. Aumentano i consumi, aumenta il PIL, e aumenta il gettito fiscale: in questo modo, le entrate aggiuntive dello Stato dovrebbero più che compensare la riduzione di entrate dovuta ai minibot. Visto e considerato lo scenario economico altamente globalizzato e indirizzato ai mercati, una manovra del genere, per essere completa, dovrebbe richiedere completa fiducia dei cittadini nella nuova moneta (sui cui aleggerebbe sicuramente un’aura di panico, dettata dai mercati) e anni di tempo per produrre il tanto sperato aumento del prodotto interno lordo. Ma a questo punto si violerebbero apertamente i trattati dell’Unione Europea, che impone la circolazione di un’unica moneta legale. D’altronde, le ricadute politiche di un eventuale lasciapassare dell’Unione Europea sarebbero incalcolabili, perché equivarrebbe ad ammettere che in ogni Stato dell’Unione possono circolare monete alternative all’Euro, punta di diamante del sistema politico continentale.
- Pagare le tasse: è decisamente più probabile che il cittadino, trovandosi una nuova moneta tra le mani, preferisca usarla per pagare le tasse, lasciando gli Euro ai consumi privati come garanzia della buona riuscita delle transazioni (preferisco usare 100 minibot per pagare 100€ di tasse, mentre con i contanti vado al ristorante, non viceversa). Se venissero utilizzati in questo modo, lo Stato italiano, di fatto, vedrebbe ridurre le sue entrate: infatti, se lo Stato vanta un credito fiscale di €100 con il signor Rossi, e quest’ultimo corrisponde 100 minibot allo Stato, è come se lo Stato non avesse incassato i 100€ dovuti dal signor Rossi, dunque dovrà finanziare questo mancato guadagno emettendo nuovo debito pubblico o riducendo la spesa. In altre parole, il debito pubblico aumenterebbe ancora a causa delle minori entrate, rischiando di peggiorare ancor di più la situazione economica delle casse statali e la situazione politica dell’Italia nell’Unione, un cane che si morde la coda.
- Utilizzarli per riscuotere i crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione: se usati in questo modo, diverrebbero del tutto inutili, se non controproducenti, anche se questo è il modo in cui dovrebbero entrare nel mercato. Se lo Stato è in crisi di liquidità e deve 100€ al Signor Rossi per una pubblica opera, potrebbe (e dovrebbe) darglieli emettendo bot per 100€ (quindi facendosi prestare soldi dal mercato con un prezzo, ossia il tasso d’interesse) e girare l’importo ricevuto al Signor Rossi. Nel caso dei minibot, invece, lo Stato si troverebbe nella situazione di dover creare ulteriori debiti. Infatti, i debiti commerciali tra fornitori e Stato, nella convenzione europea, non vengono considerati nel calcolo come debito pubblico, ma lo diventerebbero se venissero pagati con minibot, che tecnicamente sono Titoli di Stato. Una situazione non proprio auspicabile nello scenario di possibile procedimento per infrazione in cui si trova il nostro Paese.
Conseguenze politiche
Spendibilità sul solo territorio italiano e scarsa fiducia da parte del pubblico non sono i soli problemi che i neonati minibot si troverebbero ad affrontare. L’Italia, già nell’occhio del ciclone per la procedura d’infrazione, si consacrerebbe definitivamente come la pecora nera delle grandi economie europee.
La scommessa ha dunque una variabile: fiducia. La nuova moneta potrà produrre effetti espansivi solo se sarà largamente utilizzata nelle transazioni private. Il signor Rossi accetterà 100 minibot dal signor Romano solo se saprà di poterli a sua volta spendere dal signor Russo. Politicamente, questo è un obiettivo che Salvini e il carroccio possono mirare a raggiungere, ma economicamente la situazione è più articolata. Una valuta può essere scambiata in ragione 1:1 con l’euro solo se gode di altrettanta fiducia nella sua forza (perlomeno nel mercato nazionale). Ma così non sembrerebbe: il mercato, alla sola notizia dell’approvazione della mozione parlamentare contenente appena qualche riga sui minibot, ha bocciato l’iniziativa.
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