Le obbligazioni appartengono all’area degli strumenti finanziari definiti “fixed income”: in altre parole assicurano il pagamento di una quantità di denaro predeterminata e assolutamente certa nella quantità, a differenza delle azioni. Ciò accade perché i pagamenti sono calcolati in base ad una formula predeterminata, in cui tutte le variabili sono fissate al momento della conclusione del contratto (ovvero il momento in cui il contratto acquista valenza giuridica) e non sono più modificabili.
I concetti di rilievo sono i seguenti.
- Il valore nominale è il capitale che viene risarcito dal debitore alla scadenza.
- La cedola è la percentuale del valore nominale che viene pagata periodicamente agli obbligazionisti (i creditori), e può rappresentare una parte sostanziale degli interessi pagati dal debitore.
- La scadenza è la data in cui il debitore riconsegnerà il capitale prestato.
- L’emittente (cioè il debitore) è colui che raccoglie capitale usando le obbligazioni; è una variabile di rilievo perché a seconda della sua affidabilità gli investitori saranno più o meno propensi ad investire nelle relative obbligazioni. Il numero e l’interesse degli investitori spesso è cruciale per la determinazione del tasso di interesse.
Sembra che manchi qualcosa, vero? Certo! Manca il TIR, cioè il tasso interno di rendimento. Tale tasso determina, sulla base della somma prestata e dei vari pagamenti (cedola e valore nominale) che il debitore esegue, il tasso effettivo a cui il denaro viene prestato. In generale, il TIR è il tasso al quale si fa riferimento quando si parla del tasso di interesse di questi strumenti finanziari.
Le tipologie di bond (altro nome delle obbligazioni) sono le seguenti:
- Obbligazioni governative come BTP, Bund, e T-Bond (rispettivamente italiane, tedesche ed americane a lunga scadenza).
- Obbligazioni emesse da grandi aziende come i commercial paper.
- Obbligazioni emesse da organizzazioni internazionali (come FMI e Banca Mondiale).
I rischi associati alle obbligazioni
Il mercato delle obbligazioni è il più grande mercato finanziario al mondo, maggiore anche di quello azionario, con circa 100 trilioni di dollari investiti in diverse tipologie di strumenti di debito e credito (va tenuto sempre a mente che questo tipo di contratti genera un debito ed un credito allo stesso tempo, a seconda del punto di vista).
È lecito chiedersi se i possessori di tale tipo di strumenti finanziari siano immuni dai rischi che invece caratterizzano tutto il mondo della finanza. La risposta è, ovviamente, no.
I rischi sopportati dagli obbligazionisti sono principalmente due: il primo è il rischio di credito, il secondo è il rischio di tasso. Il rischio di credito deriva dalla possibilità che il debitore non sia in grado di ripagare il dovuto a causa delle sue precarie condizioni finanziarie. Minore è l’affidabilità (in inglese creditworthiness) del debitore, maggiore sarà il tasso che il debitore dovrà garantire per riuscire ad ottenere capitale, come già accennato.
Il rischio di tasso invece nasce dalla possibilità di variazione dei tassi durante il rapporto contrattuale. Infatti, se il tasso che emerge dalle contrattazioni nei mercati finanziari è più alto di quello adottato nel contratto, il titolo perde valore. Se invece il tasso emergente è più basso, il titolo acquisterà valore. Importante è tenere a mente che tale perdita o guadagno si materializza solo nel caso in cui sorga la necessità per l’investitore di vendere il titolo prima della scadenza naturale. Diversamente l’investitore otterrà un rendimento nominale pari al tasso stabilito nel contratto.
Dunque, il rischio di tasso e il rischio di credito, come ogni altro rischio sopportato dagli investitori nei mercati finanziari, possono avere anche risvolti positivi per l’investitore.