La Parmalat viene fondata da Calisto Tanzi nel 1961 come un piccolo caseificio a Collecchio, vicino a Parma. Negli anni a seguire vi è una crescita esponenziale dell’azienda, grazie alla forte domanda di latte a lunga conservazione. Nell’arco di venti anni diventa, infatti, una delle aziende leader del mercato. Questo avviene grazie ad un piano aziendale espansivo, basato sull’acquisizione di altre società con lo stesso core business, affermandosi così anche a livello internazionale. Nel 1986 l’ azienda riscontra un fortissimo calo delle vendite, dovuto alla paura della contaminazione del latte da parte del disastro di Chernobyl. Dopo questo periodo, Calisto Tanzi sceglie di quotare l’ azienda in borsa, per fronteggiare le perdite che ammontavano a svariati miliardi di lire. Per rendere la propria azienda più appetibile all’interno del mercato escogita, insieme al direttore finanziario Fausto Tonna, un metodo per far apparire la Parmalat come in buona salute. Il capitale viene investito in un fondo collocato in un paradiso fiscale, il quale poi rigira il denaro sulla Parmatour, che viene usata per trasformare gli stessi soldi in crediti dovuti alla società tramite delle fatture false. Probabilmente uno degli avvenimenti più eclatanti avviene nel 1998, quando la Barclays sottoscrive 500 milioni in titoli di debito Parmalat con l’obiettivo di rivenderli al pubblico. Purtroppo questo non può avvenire per la mancanza del rating. Nei mesi successivi la banca inizia a fare pressioni sulla Standard & Poor’s, famosa azienda per il calcolo del valore finanziario. Serviva che si stabilisse un rating ufficiale di Parmalat per poter vendere i titoli di debito. Facendo un’analisi a dir poco superficiale, S&P valutò come stabile e di gran valore l’azienda di Tanzi.
Fino al 2003, anno del famoso scandalo, l’azienda continua a stipulare vendite di pacchetti obbligazionari per centinaia e centinaia di milioni con differenti istituti finanziari. Così si accumulavano sempre più debiti, senza alcun incremento di profitto nelle vendite. Gli stessi istituti finanziari, non certi che la situazione fosse davvero tanto rosea come si voleva far credere, continuavano a vendere a terzi, per lo più ai semplici clienti, obbligazioni su obbligazioni. I nodi vengono al pettine il 9 dicembre del 2003. Ormai l’azienda, essendo a corto di liquidità prova a proporre come garanzia un conto fasullo nella Bank of America. La Consob comanda, allora, di fare delle indagini che, in poco tempo, la porteranno a scoprire un buco immenso. Si parla di ben 14 miliardi, di cui 7 deriveranno dal mancato pagamento dei titoli obbligazionari facendo perdere ingenti capitali a oltre 150.000 investitori.
Oltre all’atteggiamento fraudolento della Parmalat, è chiara la responsabilità degli istituti finanziari, i quali non hanno analizzato la situazione come dovevano, attratti dai guadagni facili. Inoltre gli stessi enti di sicurezza, come la Consob, hanno aspettato molto prima di dare il via alle indagini. Di certo, in questo ritardo possono aver influito le molte conoscenze di Tanzi in ambito politico. Calisto Tanzi è stato processato, insieme anche ai suoi collaboratori, e condannato a 18 anni di reclusione. Così ha fine il secondo più grande crac finanziario europeo che ha segnato in maniera indelebile la storia del nostro paese.