Eppur si muove. Nonostante l’immobilismo dei governi, che non sono riusciti finora a dare risposte forti e concrete al dramma della crisi climatica, il significativo cambiamento nella sensibilità dell’opinione pubblica sta provocando delle reazioni nei comportamenti dei soggetti economici privati come le aziende. Da un po’ di tempo si assiste a campagne di comunicazione e marketing aziendali incentrate sempre più sull’ecosostenibilità.
Le imprese hanno capito che per vendere di più i propri prodotti devono trasmettere ai consumatori un’immagine il più possibile green ed eco-friendly, investendo sulla riduzione del consumo di risorse, dell’emissione di anidride carbonica e della produzione di rifiuti. Tali investimenti però necessitano di notevoli risorse, in quanto i costi per la conversione ecologica dell’economia sono molto ingenti.
Per una simile trasformazione è sicuramente necessaria una convergenza di intenti tra tutti i soggetti in gioco. Un segnale importante è arrivato dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI), la quale ha annunciato che a partire dal 2021 non finanzierà più i progetti volti allo sfruttamento dei combustibili fossili e che i finanziamenti finora dedicati a tale settore saranno invece interamente destinati al contrasto ai cambiamenti climatici e alla salvaguardia ambientale. Si tratta di una svolta epocale, che avrà impatti su tutti i futuri progetti di approvvigionamento energetico dell’Unione Europea, di cui la BEI è il braccio economico-finanziario. I riflessi però dovrebbero essere ancora più ampi e contagiare tutto il settore bancario, come si inizia a intravedere in Italia.
L’iniziativa italiana
L’ultima iniziativa è partita da Cerved, società italiana di data analysis e rating creditizio. Basandosi su un questionario costituito da 50 domande (o nel caso più approfondito da 100 domande – saranno le singole banche a scegliere quale usare), verrà assegnato alle aziende un punteggio in termini di ESG (Environmental, Social and Governance).
Queste tre parole rappresentano altrettante aree di responsabilità sociale delle imprese, e la prima include ciò che è al centro dell’attenzione in questo momento: le politiche seguite sull’ambiente e su tutto ciò che concerne il contrasto ai cambiamenti climatici, la riduzione delle emissioni di CO2, dell’inquinamento atmosferico e degli oceani, il contenimento degli sprechi di risorse limitate come l’acqua e la lotta alla deforestazione. La seconda denota tutti quei comportamenti aziendali in merito a diritti umani, come politiche di genere, standard lavorativi e rapporti con la comunità. Infine, la terza riguarda le pratiche di governo societarie, ovvero le retribuzioni dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, il rispetto delle leggi e della deontologia professionale, i sistemi di controllo interni.
Il questionario dovrà essere sottoposto alle aziende al momento della richiesta di finanziamento. Cerved rassicura: rispondere alle domande sarà semplice e immediato, e non saranno necessarie sovra-strutture di governance per fornire motivazioni alle risposte date sui criteri ESG. Questo è un fattore fondamentale soprattutto per le PMI, che rappresentano la colonna portante del sistema economico italiano. In base alle risposte sarà poi assegnato un punteggio da 0 a 100, ponderato in base ai giudizi sui valori analizzati.
Si tratterà di una sorta di auto-certificazione sulla sostenibilità ambientale (e non solo) dell’azienda. Perché sia ritenuta affidabile dalle banche, naturalmente, è necessario che i dati forniti siano validi e veritieri. Per verificarli, Cerved – che fa delle metodologie di lavoro data driven il proprio marchio di fabbrica – ricorrerà a più livelli di controllo e audit basati sulla tecnologia blockchain.
I vantaggi
Lo sfruttamento di questo nuovo strumento dovrebbe essere vantaggioso sia per le imprese che per le banche. Le aziende quotate con personale superiore alle 500 unità e quelle di interesse nazionale sono già obbligate a redigere un bilancio di sostenibilità, e tra gli obiettivi che devono perseguire c’è anche quello di fare in modo che l’intera filiera di produzione e distribuzione sia sostenibile. La necessità di ottenere un buon rating ESG si estende quindi all’intero indotto.
Per tutte le altre imprese, per le quali la legge non prevede per il momento obblighi di certificazione, il tavolo tra banche italiane e Cerved dovrebbe prevedere la definizione di un green discount factor, ovvero una riduzione degli interessi da pagare per il finanziamento calibrata sulla base del punteggio ESG ottenuto dalle singole aziende. Per la prima volta, dunque, i criteri di sostenibilità interverrebbero non in una logica esclusiva, volta alla limitazione della platea dei possibili beneficiari di particolari agevolazioni e incentivi pubblici, ma in una logica premiante, con la promessa di condizioni finanziarie vantaggiose nell’ambito di una trattativa tra privati, come appunto quella tra le banche e aziende per la concessione del credito.
L’operazione non è giustificata da un improvviso moto ecologista delle banche italiane: alla base di questa scelta vi sarebbero infatti solide motivazioni economico-finanziarie, che di fatto la rendono ancora più credibile. Infatti l’obiettivo principale degli istituti bancari è evitare di creare nuovamente grossi stock di crediti deteriorati (Non-Performing Loans, NPL), che hanno già portato molte fibrillazioni nel sistema creditizio italiano.
Il cambiamento climatico è considerato il principale fattore di rischio per i prossimi anni: di conseguenza, concedere finanziamenti a imprese che non stanno al passo con la transizione ecologica potrebbe portare a grosse perdite e all’impossibilità di recuperare il credito erogato. La stessa EBA (European Banking Authority), ente europeo di sorveglianza sulle banche, ha previsto, nelle nuove linee guida, che gli istituti applichino il filtro ESG al momento del finanziamento.
Le banche avranno anche ulteriori benefici: per gli impieghi su aziende sostenibili è consentito fare accantonamenti inferiori, e grazie alla grande quantità di dati raccolta sarà possibile inoltre suddividere le imprese per gruppi, progettando prodotti su misura rispetto, ad esempio, alle esigenze collegate alla transizione ecologica.