Astaldi, storia e core business
Astaldi S.p.a è una multinazionale italiana con sede legale a Roma, operante nel settore delle grandi costruzioni fin dagli anni ’20, un settore che vale circa l’8% del Pil italiano. Nel corso degli anni ha realizzato opere in quasi 70 Paesi. È specializzata nella costruzione di infrastrutture di trasporto quali autostrade, ferrovie, metropolitane, aeroporti e porti, ma anche di edilizia civile ed industriale e soprattutto di impianti energetici (in particolare impianti nucleari e dighe). L’80% del fatturato proviene da opere e commesse estere, principalmente da America Latina, Turchia e penisola araba. Il problema principale, intrinseco alla natura della società, è l’enorme valore delle opere: basta pensare che solo il portfolio commesse di Astaldi supera i 20 miliardi. Quasi nella totalità dei casi le opere vengono finanziate da pool di banche, e gli imprevisti e ritardi diventano la norma e non l’eccezione. Dilazioni o mancati pagamenti, lavori bloccati per cause ambientali o finiti in tribunale, situazioni tipiche di questo settore, comportano spesso crisi di liquidità.
La crisi e la manovra saltata
Il legislatore, con l’introduzione del nuovo codice della crisi e dell’insolvenza (C.C.I.I.), offre una definizione di crisi più ampia e tecnica rispetto alla precedente versione. Per crisi dunque si intende:
«Lo stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate»
Nel caso di riferimento, analizzando il periodo 2015-17, possiamo notare che il risultato operativo è sceso di oltre l’86%, mentre l’utile d’esercizio si è ridotto del 222,92%. Indicatori di redditività hanno subito nel periodo di riferimento variazioni in diminuzione, rispettivamente ROI di oltre 10 punti percentuali ed il ROE di oltre 30 punti, il Debt to Equity è passato da 2,05 a 3,01 con un indebitamento finanziario netto pari a 1,47 miliardi di euro.
Nel maggio 2018 l’indebitamento arriva a 1,66 miliardi, costringendo il cda a proporre un aumento di capitale sociale a pagamento da eseguirsi entro il 31/12/2018, a cui l’assemblea dei soci non può non aderire. Il piano contiene un aumento per 300 milioni di euro, un piano di risanamento, vendita di assets per 790 milioni e la concessione di importanti commesse, come il ponte di Bosforo in Turchia e l’ospedale di Mestre, nonché l’ingresso al 18% del capitale di Ihi Corporation (una multinazionale industriale giapponese).
In pochi mesi l’indebitamento cresce ulteriormente, arrivando a ottobre a sfiorare i 2 miliardi, perlopiù in debiti finanziari.
Ma la manovra di rafforzamento patrimoniale salta, a seguito della crisi Turca e di quella in Venezuela, che ha svalutato le commesse per centinaia di milioni, e poi arriva la ciliegina sulla torta: il downgrade delle agenzie di rating sulle obbligazioni con scadenza 2020 (750 milioni di Prestito Obbligazionario). Standard&Poor con rating D annuncia il default della multinazionale, e a seguito iniziano forti vendite allo scoperto da parte di Goldman Sachs, sulla quale viene presentato esposto alla Consob. Il titolo in borsa inizia ad avere oscillazioni ribassiste molto violente con molteplici sospensioni delle quotazioni. In pochi giorni si registra un tonfo dell’oltre il 50%, costringendo la Consob a vietare lo scoperto sul titolo. Le obbligazioni passano da un valore nominale di 100 all’emissione fino ad arrivare in area 20 euro nel settembre del 2018.
Il “Progetto Italia”
L’indebitamento eccessivo ed il fallimento del piano di risanamento con aumento di capitale, anche a causa della ritirata del consorzio di garazia che doveva garantire l’aumento, costringe il cda di Astaldi all’effettuare richiesta di Concordato preventivo con riserva al tribunale di Roma, operazione volta a cristallizzare il debito ed evitare azioni da parte dei creditori. Verso la fine del 2018 il gruppo romano operante nel medesimo settore, Salini Impregilo, mostra un forte interesse. I due gruppi spesso si sono trovati a lavorare sulle stesse opere. Nei mesi succesivi Salini formalizza un piano per il salvataggio di Astaldi. Verso l’estate del 2019, a seguito di numerose trattative con Cassa Depositi e Prestiti e le banche creditrici (Intesa San Paolo, Unicredit, Banco BMP, BNP) si approva il Progetto Italia, il piano di Salini per la creazione di un campione delle costruzioni e degli appalti in grado di sbloccare lavori e appalti per diverse decine di miliardi di euro. Il piano prevede in primis un aumento di capitale per Salini di circa 600 milioni, a cui parteciperanno anche Cassa Depositi e Prestiti e le Banche Creditrici (sopra indicate) e a seguito di ciò un aumento di capitale per Astaldi di 225 milioni risarvato a Salini e un contestuale finanziamento di quasi un miliardo di euro.
L’assemblea straordinaria per l’approvazione dell’aumento di capitale di Salini è prevista per il 04/10/2019.