Come emerge dal report di Starteed, che da anni si occupa di analizzare lo stato di salute del crowdfunding in Italia, il 2018 è stato veramente un anno di svolta. La raccolta complessiva del settore è quasi raddoppiata, passando da 133 milioni di euro del 2017 a oltre 240 milioni. Ad oggi sono oltre 13.000 i progetti che hanno intrapreso la via del crowdfunding per la raccolta di capitali. (Fonte: crowdfundingreport.it)
Differenti tipologie di crowdfunding
Il crowdfunding può essere considerato come un processo collaborativo dove una folla di persone (“crowd”) sostiene finanziariamente (“funding”) una società, un’organizzazione, un’idea. Ovviamente esistono differenti tipologie di crowdfunding; se in tutti i progetti viene richiesto del denaro per finanziare le proprie idee, la differenza principale sta nella metodologia con cui l’organizzazione prevede di ripagare gli investitori/finanziatori.
Possiamo identificare 4 tipi di crowdfunding:
- Reward-based, è il principale modello utilizzato da Kickstarter, dove i creatori del progetto offrono una “ricompensa” ai propri finanziatori. Essendo una metodologia utilizzata per finanziare libri, film e prodotti simili, la ricompensa è solitamente “emozionale”, come un ringraziamento nei titoli di coda, altrimenti viene offerto un prodotto fisico in anteprima.
- Donation-based, è il modello delle organizzazioni no profit, che appunto non riconoscono una ricompensa in termini economici ai propri finanziatori.
- Lending-based, i finanziatori scelgono di investire il proprio denaro con l’aspettativa che l’organizzazione rimborserà loro il prestito con i dovuti interessi. Generalmente i tassi d’interesse applicati sono superiori a quelli delle banche.
- Equity-based, permette agli investitori di acquisire quote dell’azienda in cerca di fondi. Attualmente è anche la metodologia più utilizzata in Italia dalle giovani startup in cerca di fondi.
Fra tutte le metodologie, la più interessante risulta essere sicuramente l’equity-crowdfunding, che da una parte permette agli imprenditori di avere accesso alle risorse necessarie, dall’altra rappresenta un’alternativa agli investimenti più classici. Cerchiamo di capire meglio come si articola questo mercato in Italia e chi sono i personaggi che ne fanno parte.
Equity-crowdfunding in Italia
Nonostante l’equity sia la metodologia più utilizzata dalle startup, i progetti donation e reward based sono in numero nettamente maggiore: oltre 12.000, contro i 307 appartenenti all’equitycrowdfunding (i dati si intendono “fino al 2018”). Viceversa per le campagne equity il tasso di successo si attesta sul 68%, superiore al 57% dei progetti di crowdfunding tradizionale.
Da un punto di vista “democratico” l’equity crowdfunding sembra quindi essere la soluzione ottimale per le piccole imprese e startup con problemi finanziari. Il tasso di successo del 68% dimostra che, per le buone idee, gli investitori arrivano. Nonostante questo anche l’equity presenta delle criticità, specialmente dal lato dell’investitore. Ma di questo ne parleremo dopo.
Gli attori protagonisti del mercato equity sono principalmente 3:
- Aziende/Startup. Nel panorama italiano l’84,6% dei proponenti si classifica come startup innovativa, 8,4% PMI innovative e 5,1% PMI. Mentre per quanto riguarda i settori di destinazione spiccano brand/marketing (59%) e tecnologia (37%).
- Piattaforme di crowdfunding. Queste piattaforme fungono da intermediari tra le aziende e i finanziatori, la trasparenza è fondamentale in questi casi. Tra le piattaforme più attive in Italia: Mamacrowd, Crowdfundme e Walliance.
- Investitori/finanziatori. Nel 2014 erano 134. Nel 2018 9,4k. Ad oggi, nel 2019, circa 6mila persone hanno già investito in una campagna di equity-crowdfunding. Possiamo invece notare che la spesa media per investitore è diminuita progressivamente, dai 9.800€ del 2014 ai 2.500€ nel 2019.
Il processo di legiferazione del settore è in corso da ormai qualche anno, e recentemente la Consob ha varato un nuovo regolamento che permette anche alle PMI di avere accesso ai canali di finanziamento dell’equity-crowdfunding. Un passo avanti nel riconoscimento di quello che è a tutti gli effetti un canale di finanziamento per le giovani imprese.
Vantaggi del crowdfunding
Dal punto di vista delle imprese la possibilità di avere accesso a questo metodo di finanziamento può essere una grande opportunità. Tante delle startup che si finanziano con l’equity-crowdfunding portano avanti progetti per il miglioramento della società, dalla tutela dell’ambiente al vivere sano, sharing economy e così via. Questo crea un certo appeal verso gli investitori, la possibilità di essere parte di un progetto che un giorno potrebbe fare la differenza. Inoltre per le PMI potrebbe essere un nuovo modo per accedere ai finanziamenti senza doversi necessariamente rivolgere al canale bancario.
Perché investire?
L’investitore può scoprire un nuovo mercato, differente dai soliti strumenti finanziari. Vengono inoltre assegnati dei diritti in base alle quote di società possedute. Oltre questo il settore delle startup permette di entrare in contatto con le realtà più innovative e ad alto valore tecnologico.
Vanno poi considerati anche i vantaggi fiscali derivanti dall’investire in una startup/pmi innovativa.
Criticità del crowdfuning
Abbiamo scritto criticità. Avremmo potuto dire svantaggi. Ma la parola più adatta sarebbe rischio. Come ogni investimento anche l’equity-crowdfunding presenta un rischio, un rischio molto più elevato dei classici Titoli di Stato. Investire in una startup è un investimento ad alto rischio, su questo non c’è dubbio. Stiamo parlando di una realtà che non può promettere dividendi, nella maggior parte dei casi con un business plan ancora da definire. Ovviamente alto rischio significa alto rendimento, investire sull’idea giusta può portare a ritorni molto elevati.
Un’altra problematica relativa al settore delle startup è la vendita delle quote societarie. Infatti stiamo parlando di un mercato relativamente piccolo, caratterizzato da bassi volumi di scambio.
Qualora volessimo velocemente vendere le nostre quote potrebbe succedere che nessuno sia disposto a comprarle. In ogni caso il rischio di un investimento nell’equity-crowdfunding si limita al capitale investito, essendo la maggior parte delle società sotto forma di srl.
Per finire, un’infografica StartingFinance per iniziare anche voi la vostra campagna di crowdfunding!
Leggi anche la nostra intervista ad uno dei protagonisti dell’equity crowdfunding in Italia.
https://startingfinance.com/intervista-wearestarting/