Alla seconda tornata Davide Sassoli ha raccolto 345 voti al parlamento europeo, che ieri ha inaugurato la nona legislatura, sufficienti a raggiungere e superare la maggioranza assoluta dei voti e diventare presidente (al primo turno l’aveva mancata per sette voti). L’eurodeputato del PD, riconfermato a maggio, è il candidato ufficiale dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, gruppo di centro-sinistra, ma è stato sostenuto anche dal PPE (Partito Popolare Europeo) partito di centro-destra che raccoglie le forze moderate e cristiano-democratiche. Gli altri candidati sono la tedesca Ska Keller sostenuta del partito dei verdi, la spagnola Sira Rego candidata di Podemos e l’euroscettico candidato del Ecr Jan Zahradil. Tra i partiti italiani a sostenerlo solo il PD, tra l’altro appartenente al gruppo dei Socialisti e Democratici. Forza Italia si è astenuta, la Lega e Fdi hanno votato per Jan Zahradil. Il movimento 5 stelle ha lasciato libertà di coscienza ai suoi eurodeputati.
Sassoli è nato a Firenze nel 1956 ed ha alle spalle una lunga carriera di giornalista in Rai, dove è diventato vicedirettore di Gianni Riotta al TG1. Si candida alle elezioni europee 2009, ottenendo oltre 40omila preferenze. Viene poi riconfermato nel 2014 e nell’ultima tornata elettorale di maggio. Nel 2012 ha partecipato alle primarie PD per le comunali romane, venendo sconfitto da Ignazio Marino. Nella scorsa legislatura è stato Vicepresidente del Parlamento Europeo.
Nel suo primo discorso da presidente Sassoli ha parlato della necessità di rivedere gli accordi di Dublino sui flussi migratori:
“Signori del Consiglio Europeo, questo Parlamento crede che sia arrivato il momento di discutere la riforma del Regolamento di Dublino che quest’Aula, a stragrande maggioranza, ha proposto nella scorsa legislatura”.
Ha inoltre ribadito la centralità delle istituzioni comunitarie nel garantire il benessere degli europei a lungo termine e nel combattere i fenomeni nazionalisti giudicati incapaci di risolvere le grandi sfide del futuro:
“L’Unione europea non è un incidente della Storia, siamo i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”.
Il neo presidente ha dedicato un passaggio anche all’importanza della pace garantita dallUE, ricordando come la generazione precedente alla sua (compreso suo padre) fu costretta a combattere una guerra fratricida. Durante l’intero discorso i parlamentari del Brexit Party hanno disertato l’Assemblea.
Ha anche parlato di crescita, protezione sociale e rispetto dell’ambiente e della necessità di coniugare queste tematiche in un progetto coerente ed organico. Sassoli, da presidente, amministrerà le attività del Parlamento, manterrà l’ordine dei lavori e rappresenterà il Parlamento nei rapporti con le altre istituzioni. Il mandato da presidente dell’europarlamento è di due anni e mezzo, ma si può essere eletti come presidenti del Parlamento europeo più di una volta.
Il leader leghista Matteo Salvini commenta negativamente la notizia: “Un parlamentare del Pd, pensate un pò, un ex giornalista della Rai, magari con ancora il contratto della Rai, che fa il presidente del parlamento europeo per la sinistra, per il Pd. Bello, rispettoso degli Italiani e degli europei che hanno votato. A presiedere il Parlamento uno di sinistra, magari anche coi voti di qualcuno del centrodestra, anzi sicuramente sì, visti i numeri. Ma della Lega no sicuramente”. Mentre esulta il segretario del partito democratico Nicola Zingaretti che su Twitter esprime la sua soddisfazione per la scelta come presidente di un membro del PD, sostiene inoltre la vitalità del network del suo partito e la scelta di essere al servizio delle istituzioni Italiane. Accusa invece il governo Italiano di aver fatto danni e di aver isolato il PD e il suo candidato nel corso di queste elezioni.
Articolo a cura di Domenico Alessandria e Massimo Taddei