Oggi parliamo di un personaggio spesso demonizzato, specialmente quando viene considerato come promoter del mondo finanziario a favore delle politiche della sinistra italiana – quest’ultima più volte accusata, spesso pesantemente, e principalmente sotto l’amministrazione Renzi, di essersi sottomessa al volere dei “poteri forti”. Il suo nome è Davide Serra.
Serra nasce nel 1971 a Genova, ma la sua crescita accademica si concretizza a Milano: prima si diploma al liceo Gonzaga, poi si laurea con il massimo dei voti alla prestigiosa università Bocconi. Come dichiarato dallo stesso Serra, tali studi sono stati in parte finanziati dai buoni postali accantonati per lui dalla nonna.
Dopo aver mandato inutilmente decine di curriculum decide di emigrare a Londra, dove inizia a lavorare in UBS; dopo circa cinque anni entra nella famosa banca d’investimento Morgan Stanley, divenendo direttore generale e coordinatore della ricerca globale sulla finanza. Nel 2006 co-fonda Algebris, società d’investimento con sede principale a Londra ma con uffici anche a Boston, Milano, Tokyo e Lussemburgo e un attivo di circa 12.3 miliardi di euro.
Le holding di Davide Serra e il coinvolgimento in politica
La galassia del finanziere italiano comprende uno schema di società localizzate in diversi Stati. Lo scorso 17 settembre è stata fondata N1, società con il ruolo di nuova holding: nell’atto di costituzione è specificato che «agisce come veicolo per le holding di partecipazione in Lussemburgo». La totalità delle quote è nelle mani di Serra, dato il conferimento effettuato a titolo di capitale sociale tramite le partecipazioni possedute nella Algebris Investments Sarl.
Quest’ultima è invece una società registrata in Lussemburgo (fino al 2004 alle Isole Cayman) che detiene la totalità delle subordinate. Questo piccolo Stato al centro dell’Europa ha varato nel corso degli ultimi anni, specialmente quando alla guida del Ministero delle Finanze c’era l’attuale presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, diverse misure riguardanti benefici su royalties, dividendi, plusvalenze sulle cessioni di partecipazioni che hanno permesso di attrarre società facenti parte di gruppi aziendali.
L’organizzazione del gruppo risulta abbastanza chiara, eccetto le quattro società gestite nello Stato Federale del Delaware, per le quali non è possibile controllare i bilanci dato che la normativa locale consente di non depositarli. La precedente sede alle Isole Cayman fu oggetto di contestazione anche da parte di Pier Luigi Bersani, che accusò Serra di aver fondato questa società con dubbie motivazioni. La causa si protrasse in Tribunale dove si risolse in un nulla di fatto, dato che Bersani fu querelato ma successivamente assolto.
Davide Serra è sempre stato particolarmente coinvolto nella politica italiana e non ha mai nascosto il suo sostegno, anche finanziario, al centro-sinistra e in particolare per l’ex Primo ministro Renzi. Ha spesso partecipato alla manifestazione annuale del Partito Democratico, la Leopolda, scatenando anche critiche da parte di oppositori e giornalisti, che identificano in lui i cosiddetti “poteri forti” che sarebbero in grado di influenzare le scelte politiche per fare comodo ai propri affari.
Il ritorno a Milano
È alquanto recente la decisione di Davide Serra di trasferire, dopo più di 20 anni di carriera nella capitale inglese, il proprio domicilio a Milano. Lui stesso ha dichiarato che la scelta è stata forzata dal fenomeno Brexit e che non avrebbe fatto ritorno nel Belpaese se non ci fosse stato il referendum.
Nonostante questo, c’è un altro fattore che ha fortemente spinto il finanziere italiano a questa decisione: la flat tax per i super ricchi introdotta nella legge di bilancio 2017, iniziata da Renzi e attuata dal suo successore Paolo Gentiloni. Questa prevede una tassazione forfettaria di 100 mila euro per un massimo di 15 anni per coloro che vivevano all’estero da più di 9 anni sui redditi prodotti appunto all’estero. Tale agevolazione ha come obiettivo quello di rendere l’Italia più fiscalmente competitiva rispetto ad altri Paesi europei come Portogallo o Gran Bretagna.
Tanto per citare un altro personaggio, anche Cristiano Ronaldo sta beneficiando sui proventi delle sue società d’immagine di questa agevolazione. Davide Serra ha comunque guadagnato nel 2017 più della star portoghese, portando a casa 84 milioni di euro tra commissioni di gestioni e di performance (34 di questi provengono dal Financial Credit Fund). Infine, pare che Serra continui a guardare con grande interesse all’Italia; gli occhi sembrano puntati in particolare sul mercato immobiliare milanese e la gestione dei NPL.
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