Lo scorso dicembre Facebook ha annunciato la sua intenzione di cambiare, entro la prima metà del 2019, il metodo di fatturazione dei propri guadagni, in modo da rendere l’attività più trasparente e collaborare con quei governi che rimproverano all’azienda di Menlo Park di eludere miliardi di euro di tasse. Per farlo le società utilizzano diversi strumenti e stratagemmi, ma quello che li accomuna è la volontà di minimizzare quanto più possibile la base imponibile nei Paesi con i regimi di tassazione più elevata. Uno degli schemi maggiormente utilizzato è il così detto “Doppio irlandese con panino olandese” (Double Irish with Dutch Sandwich).
Tale tecnica prevede una triangolazione fiscale tra due società irlandesi (di cui una avente una stabile organizzazione in un paradiso fiscale) e una ulteriore società in Olanda, totalmente “vuota” ed usata solo per far transitare gli utili e dunque per ridurre la base imponibile del gruppo. Fondamentale per capire il meccanismo è la premessa che, in Irlanda, un’azienda deve pagare le tasse nel Paese da cui viene controllata.
Il funzionamento del Double Irish
La società madre concede il diritto allo sfruttamento di una proprietà intellettuale, dietro pagamento di un canone, alla società irlandese con stabile organizzazione offshore. Questa stipulerà poi un contratto di sub-licenza con la società olandese che, a sua volta, stipulerà un nuovo contratto di sub-licenza con la seconda società residente in Irlanda. Sarà quest’ultima, grazie al suo grado di strutturazione e alle risorse umane a disposizione, ad operare effettivamente sul mercato. Pagherà dunque il 12% di tasse sui profitti al netto delle royalties, peraltro deducibili, versate alla società olandese. La società localizzata in Olanda non subirà nessuna ritenuta su di esse, grazie alla Convenzione contro le doppie imposizioni in vigore tra Paesi Bassi ed Irlanda. Essa trasferirà tali royalties alla società irlandese con domicilio fiscale offshore ed esse molto probabilmente non verranno tassate grazie alla totale esenzione per i redditi d’impresa.
L’ultimo problema rimane quello di far convergere i frutti di queste attività alla casa-madre. Le strade solitamente praticate sono:
- L’acquisto di nuove azioni emesse dalla casa-madre e l’utilizzo della società di tali shares per eventuali acquisizioni;
- La vendita alla società consociata di una terza società.
La tecnica appena illustrata è quella utilizzata da centinaia di aziende oltreoceano (Apple, Google, Facebook, LinkedIn, Zynga, PayPal, eBay ed altre), le quali decidono di approfittare astutamente dei vantaggi fiscali offerti dall’Irlanda. Prendiamo il caso di Google. Secondo quanto riportato dall’Irish Times, Google cede in licenza i propri applicativi (parliamo di AdWords, che rappresenta circa l’80% del fatturato a Mountain View) ad una società chiamata Google Ireland Holdings, con base fiscale a Bermuda ed una filiale a Dublino, che a sua volta concede nuovamente in licenza il medesimo software ad una società olandese, la quale decide di girarla a Google Ireland Ltd. Questo singolare sistema permette di far uscire dalle casse del gruppo solo il 2,5% in tasse sulle vendite fuori dagli USA.
Le contromisure
Tuttavia, pur se in ritardo, l’Irlanda ha preso provvedimenti. Dal 1° gennaio 2015 il meccanismo del Double Irish non è più utilizzabile dalle nuove società che decidono di stabilirsi nel Paese, mentre quelle già operanti all’interno dei confini irlandesi devono riorganizzare la propria struttura per adeguarsi alle nuove norme entro il 2020. Tutte le imprese registrate a Dublino vengono considerate fiscalmente residenti in Irlanda. Secondo gli analisti l’addio al Double Irish non determinerà la fuga delle imprese dal Paese: saranno garantiti nuovi incentivi a cominciare da un taglio alle tasse sui profitti collegati allo sfruttamento dei brevetti.