Capita spesso nelle aziende che i dipendenti non riescano a riconoscere o comunicare ai propri superiori quando c’è qualcosa che non funziona. L’incapacità di riconoscere ed ammettere gli errori propri, di un collega o dell’amministrazione deriva da un errata impostazione organizzativa. I dipendenti spesso sono spinti a guardare più all’apparenza, in funzione della carriera individuale, che agli obbiettivi comuni. Questo induce a nascondere o ignorare i problemi e porta la mente ad irrigidirsi, il che è deleterio per qualsiasi società.
Affrontare il problema con il Double Loop Learning
Uno dei possibili strumenti a disposizione del management per ovviare a tale problematica è rappresentato dall’apprendimento a doppio ciclo, o double loop learning. Questo consiste nell’effettuare una profonda riflessione sugli errori al fine di impararne le cause e le relative conseguenze.
Tale metodo è stato ideato da Von Foerster e Niklas Luhmann, che hanno generato la cosiddetta teoria dell’osservazione di secondo ordine. Mentre l’osservatore di primo ordine osserva la realtà così come gli si presenta davanti agli occhi, quello di secondo ordine non può fare altro che osservarla per via mediata, ossia tramite il punto di vista dell’osservatore di primo ordine. Affermare ciò porta ad identificare l’osservatore di secondo ordine come un soggetto in un punto morto. Tuttavia, è proprio dall’analisi da questo punto di vista che che egli sarà in grado di offrire all’osservatore di primo ordine una nuova possibile analisi della realtà.
Il single loop
Secondo gli ideatori, il single loop (che fa riferimento al punto di vista dell’osservatore di primo ordine) dovrebbe coincidere con il migliore degli approcci possibili: quello che funziona bene non viene modificato, ma semplicemente ripetuto. Tuttavia esso porta con sé il rischio di ripetere in maniera continuativa (ed ovviamente sbagliata) il medesimo errore, senza porsi alcun quesito circa l’origine del problema.
Il double loop
Il double loop prevede di non dare nulla per scontato, anzi mettere in discussione tutto ciò che rischia di creare delle consuetudini e dunque potenzialmente anche degli errori ricorrenti nel proprio modo di agire. Non si tratta solo di fare qualcosa in un modo diverso, ma soprattutto di cercare di comprendere le ragioni e le motivazioni alla base del proprio modo di operare. Solo una volta comprese le finalità del proprio agire sarà possibile metterlo in discussione e modificarlo.
Il double loop nella vita reale
Occorre evidenziare come il principale rischio del double loop risieda nella discrepanza tra quella che si riteneva fosse la corretta interpretazione della realtà (la cosiddetta espoused theory) e ciò che invece concretamente si persegue nella realtà (theory-in-use).
Adattando questo approccio in un contesto aziendale, quando si desidera apportare un cambiamento di mentaità nel modo di lavorare delle persone non basta fornire nuove responsabilità o dare diverse indicazioni di comportamento. Così facendo, infatti, si finirebbe per operare solo sul piano della teoria dell’espoused. Generare un vero cambiamento radicale che crei valore nel medio-lungo periodo richiede invece una riflessione profonda sulla vision dei dipendenti, sulle loro convinzioni ed anche ambizioni, agendo così su quella che viene definita theory-in-use.