I Modelli dinamici e stocastici di equilibrio economico generale (dall’ingelse DSGE) sono modelli che tutte le Banche Centrali del mondo utilizzano per prendere decisioni di politica economica e monetaria. Vengono detti:
- dinamici: in quanto osservano le dinamiche delle variabili approfondendo la loro varianza;
- stocastici: in quanto si basano sullo studio di shock esogeni che possono colpire il normale andamento del sistema e provocare oscillazioni;
- equilibrio generale: in quanto usano l’assunzione che l’intera economia tenda a raggiungere un equilibrio.
Quest’ultima caratteristica deriva dal fatto che gli agenti in condizioni ordinarie sono considerati, per convenzione, come razionali e massimizzatori di utilità. Inoltre, i mercati sono visti come completi e privi di esternalità, perciò in grado di pulire ogni impurità e di creare un Equilibro Generale.
L’importanza della macroeconomia
Qualsiasi sistema economico si basa su interazioni di agenti (quali imprese, Stato e famiglie) che agiscono al fine di ottenere beni e servizi che soddisfino i loro bisogni. La macroeconomia è quella branca economica designata allo studio di suddette interazioni, al fine di percepire i movimenti e le oscillazioni delle variabili in termini aggregati nel sistema. Essa fa uso di modelli, ovvero semplificazioni, della realtà con cui è possibile simulare e tentare di prevedere in modo generale gli andamenti delle variabili in gioco.
Modelli di crescita e di breve periodo
I modelli macroeconomici si basano su teorie economiche e possono ritenersi funzionanti quando riescono a catturare ciò che accade nella realtà delle varie economie mondiali. Essi devono essere efficaci visto che rappresentano uno strumento nelle mani dei policy makers con cui è possibile tentare di prevedere l’andamento delle variabili macro per mettere in atto politiche economiche.
Una fondamentale differenziazione riguarda il lasso temporale che i modelli prendono in esame. Quelli che studiano la crescita coprono il lungo periodo e si concentrano di più sui grandi trend delle variabili. D’altra parte, vi sono modelli di breve-medio periodo che approfondiscono la volatilità intrinseca dei sistemi economici effettuando un vero e proprio de-trending delle serie storiche, in modo da catturare le fluttuazioni cicliche.
Il funzionamento dei DSGE
La natura stocastica dei modelli DSGE si riferisce al fatto che l’economia, durante la sua evoluzione, è di continuo colpita da shock casuali quali cambiamenti tecnologici, impennate improvvise sui prezzi del petrolio, pandemie come quella del coronavirus e così via. Quando uno shock colpisce un sistema, come reagiscono le variabili aggregate? Ad esempio, come si comporterebbe il PIL aggregato o il tasso di disoccupazione al verificarsi di un’impennata improvvisa sui prezzi del petrolio in un determinato contesto?
I modelli DSGE permettono di rispondere a queste domande simulando delle così dette risposte di impulso, le quali proiettano il possibile andamento futuro delle variabili assumendo che lo shock sia completamente inatteso da parte degli agenti. Infatti, se gli individui prevedessero l’accadimento di uno shock, essi potrebbero aggiustare preventivamente i loro comportamenti anticipando gli acquisti. Un simile fenomeno è accaduto alla fine di febbraio negli Stati Uniti ed in altri paesi che in quel periodo non avevano ancora visto un netto incremento dei loro contagi da Covid-19, con una massiccia impennata degli acquisti nei supermercati.
Il primo DSGE ed il ruolo della moneta
Il più semplice DSGE è stato ideato da Kydland e Prescott nel 1982 e rappresenta, in un certo senso, il benchmark per tutti i modelli utilizzati nello studio delle varianti macroeconomiche che da allora si sono susseguiti. Secondo tale modello dell’82, l’economia è sempre in uno stato di equilibro e può essere colpita solamente da shock reali, perciò il ricorso alla politica monetaria è indesiderato e talvolta dannoso. Ciò nonostante, molte teorie economiche si sono alternate nel tempo per sottolineare che anche fluttuazioni in termini nominali possono avere effetti positivi rilevanti sull’economia reale.
Ad esempio, la vischiosità nell’aggiustamento di prezzi e salari nominali dopo uno shock può influenzare in modo pesante variabili reali quali i consumi e gli investimenti. Si è quindi radicata l’idea che la politica fiscale debba essere affiancata da politiche monetarie.
Inserire la moneta nei modelli DSGE
La moneta gioca un ruolo fondamentale all’interno di ogni economia in 3 diversi modi. Essa è infatti mezzo di scambio, riserva di valore ed unità di conto. Per inserirla all’interno dei modelli DSGE vi sono 3 modi principali:
- I consumatori potrebbero avere una preferenza intrinseca nel detenere moneta, e quindi essa entrerebbe direttamente nelle funzioni di utilità;
- Tobin sottolinea che ogni transazione presenta un costo, e perciò la moneta potrebbe avere lo scopo di coprire tale costo;
- Samuelson ritiene che la moneta può essere pensata come un asset risk-free e perciò gli individui la possederebbero per avere un valore sicuro in portafoglio.
Inserire queste caratteristiche nei modelli permette di assegnare un ruolo alla Politica Monetaria, così come avviene nella realtà. Nonostante gli ingenti sviluppi dei DSGE, essi hanno fallito nel predire la crisi del 2008 poiché non consideravano l’intero sistema bancario ed il suo ruolo nell’economia. Questa carenza è stata oggi superata ed una nuova sfida si presenta all’orizzonte per perfezionare ulteriormente questi strumenti di analisi macroeconomica: riuscire ad integrare nei modelli il vero comportamento degli agenti economici, i comportamenti che si discostano dall’idea di Homo Economicus, di agente razionale nel mercato.