Dall’uscita del film “The Start Up“, che sta a “The Social Network” come Egomnia sta a Facebook, le ricerche su Matteo Achilli sono aumentate in via esponenziale. Letteralmente.
Bocconiano di fede e impiantato a Milano dalla Capitale, Achilli, classe ’92, è diventato l’ideale utopistico di molti universitari italiani; il giovane Zuckerberg del Bel Paese – vedremo a breve se il paragone è azzeccato – si definisce sul suo sito come “imprenditore self made che vuole promuovere la meritocrazia; nato nella periferia di Roma e avendo vissuto sulla sua pelle il licenziamento del padre”.
Lasciando da parte il sentimentalismo e la drammaticità della citazione, Achilli dal canto suo ha sicuramente segnato parecchi punti in una partita appena iniziata: da protagonista della copertina di Panorama Economy del maggio 2012 alla BBC, a Business Insider, WIRED, CNN, il Sole 24 Ore, Sky News e aggiungete pure a piacere i big names che conoscete. La lista di interventi pubblici nonché premi e riconoscimenti è sicuramente notevole per un venticinquenne. È quindi arrivato il momento di chiedersi: Matteo Achilli rivoluzionerà davvero il panorama del lavoro in Italia? Egli stesso afferma che i fattori critici di successo di Egomnia sono stati “l’introduzione dell’algoritmo nel processo di recruiting e il target dei giovani talenti”.
Nel 2016 sulla piattaforma sono stati pubblicati più di 700 annunci, circa due al giorno; dall’inizio del 2017 invece si contano oltre 1150 inserimenti, ovvero 400 in più in soli novanta giorni. La maggior parte delle offerte arrivano da Gi Group, una delle più grandi agenzie di lavoro interinale del mondo; dal momento che Egomnia ha integrato il proprio database con l’application system proprio della multinazionale del lavoro, non è un caso che la bacheca sia stata inondata dalle loro offerte. Egomnia opera proprio come un sito di annunci, con centinaia di migliaia di iscritti e circa 1500 aziende aderenti. Sono proprio queste ultime quelle che pagano: un annuncio in bacheca costa 10 euro, il download di un Curriculum Vitae 1 euro e la pubblicità 85 centesimi ad annuncio per un bacino di 10.000 persone.
La vera aria d’innovazione deriva proprio dall’algoritmo citato poco fa, consistente in un sistema che ordina i Curricula in base alla vicinanza con il profilo richiesto dall’annuncio in questione. Lo stesso Achilli ha dichiarato che al World Economic Forum arrivano 27 mila CV di giovani ogni anno e sicuramente il sistema Egomnia risolverà la lettura con una semplice indicizzazione. E così per altre centinaia di migliaia di imprese.
Sulla scia di articoli, commenti e citazioni positive dei media, il giovane Bocconiano ha creato attorno a sé una fama smisurata, accompagnata però dall’astio di molti start-upper e di certa stampa “anticonformista” che tende a bollarlo come un grande bluff. In queste righe ci limiteremo ad analizzare dei dati da poco pubblicati.
Nel bilancio 2014 della società si osserva che la voce “salari e stipendi” è pari a zero. L’anno successivo, 11.543 euro compaiono sulla medesima riga. Il capitale sociale al momento consiste nei 10 mila euro con cui la famiglia ha finanziato il progetto del figlio, anche se quest’ultimo spiega di aver firmato “accordi con investitori statunitensi privati e capitalizzando un miliardo”. La società ha chiuso il 2015 con un utile pari a 5.563 euro e nel mentre ha lanciato una campagna di crowdfunding scambiando 1000 dollari di donazione per un pranzo con il CEO Achilli e 250 dollari per una telefonata di 30 minuti con lui; al momento, hanno raccolta la bellezza di 15 dollari. No, non 15 mila. 15. Potrebbe tuttavia non essere un dato significativo. Sta di fatto che, oltre a Gi Group, fra i Top Clients citati sul sito web di Egomnia sono poche le aziende che confermano di essere assidue collaboratrici e ancor meno quelle figuranti fra gli annunci nel sistema. Prima fra tutte è Vodafone, letteralmente in cima alla lista dei clienti migliori ma ultima per annunci inseriti. Figura poi la Provincia di Milano, la quale smentisce secca con il suo ufficio stampa “non siamo clienti di Egomnia”. Passando poi per Google e Microsoft, i cui uffici ne sanno poco o nulla e commentano con un vago “queste collaborazioni sono spesso gestite a livello internazionale”. Achilli afferma poi in un altro comunicato stampa l’avvio delle attività in Germania e Brasile. La pagina Facebook di quest’ultima sezione piace esattamente a 140 persone, mentre quella ufficiale di Egomnia sta per toccare le 19.000. E se ancora questi dati non sono indicativi dell’andamento di una startup, non è però possibile giustificare la società per aver dimenticato di inserire la Partita Iva sul proprio sito web (che è peraltro un obbligo di legge). Tante informazioni, mission e valori, partner, clienti, sponsor, stampa, ma nessuna Partita Iva.
Per poi passare ad alcune dichiarazioni – leggermente gonfiate – del 2014, in cui lo stesso Achilli afferma alla BBC di avere un fatturato pari a 500.000 euro (in realtà ammonta a ben 300.000 euro in meno). Il sito ha poco più di 300.000 visualizzazioni, con il 33% degli iscritti inattivi e contatti aziende-candidati fermi a 60.000.
Tuttavia, questo algoritmo potrebbe avere un potenziale enorme e ci piace pensare che gli autori del film The Start Up, che racconta appunto la vita di Achilli, la vedano in questo modo. La sua idea ha un alto valore e il film stesso vuole raccontare come un’azienda possa nascere da un semplice sogno di uno studente neo-laureato. “Il film vuole essere anche un omaggio ad una generazione di ragazzi che si impegna in quello che fa, e sono la stragrande maggioranza, che hanno una passione, che si impegnano nello sport, che vivono il sacrificio di far convivere tutto questo con la scuola. Vedere che Matteo Achilli a 24 anni ha messo in piedi una società con un fatturato di tutto rispetto, e quasi venti dipendenti, mi sembra forte.” Queste le parole di Alessandro d’Alatri, regista del film sull’enfant prodige. Se quindi da un punto di vista strettamente cinematografico c’è poco da recriminare (e lasciamo la critica agli esperti di settore), solo il tempo, e magari qualche altro bilancio d’esercizio, ci diranno se Egomnia sarà davvero il successo globale che i media hanno dipinto.