Nei primi anni ’50 l’Italia era un paese ancora scosso dalla guerra. Infrastrutture inesistenti, quartieri distrutti dai bombardamenti e metà della popolazione impiegata nel settore agricolo. In questa difficile situazione sociale, però, emerse la voglia e la capacità degli italiani di rimettersi in piedi, così che l’Italia divenne da lì a poco protagonista del cosiddetto “miracolo economico”. Una figura illustre di quel periodo fu l’imprenditore Enrico Mattei. Nato nel 1906 ad Acqualagna, piccolo paese della provincia di Pesaro-Urbino, divenne ragioniere e a soli vent’anni ed iniziò la carriera dirigenziale in una piccola azienda in cui era entrato come operaio. Combatté come partigiano cattolico, sarà poi politicamente legato alla Democrazia Cristiana, si contraddistinse fin da giovane per le sue spiccate doti organizzative e strategiche.
La nomina all’AGIP
Dopo la fine dela guerra, Mattei venne nominato commissario dell’Agenzia generale italiana petroli (AGIP), azienda fondata durante il periodo fascista con l’obiettivo di trovare, acquistare e trattare il petrolio. Fino ad allora, l’Agip aveva scavato oltre 300 pozzi in Europa, non trovando di fatto nulla. Anche per questo, l’incarico affidato a Mattei era di liquidare e provvedere alla privatizzazione degli asset energetici della compagnia. Dubbioso sulla reale convenienza di abbattere l’unico ente statale petrolifero, Mattei decise di non seguire l’indicazione e così, negli anni seguenti, fece di tutto per cercare di tener in vita l’azienda. Rifiutata l’offerta di Edison di vendere le macchine e le attrezzature dell’Agip, richiamò a lavorare i vecchi tecnici e ingegneri, riaprì gli stabilimenti in Lombardia e, nel 1946, si riuscirono a trovare dei giacimenti di metano. Negli anni a seguire vennero trovati altri giacimenti di gas nella pianura padana e nel 1949, a Cortemaggiore (Piacenza), emerse una piccola riserva di petrolio che occupò le prime pagine dei giornali per settimane riuscendo a trasmettere fiducia ed ottimismo ad una popolazione ancora abbattuta dai disastri della guerra. Aver trovato una propria fonte di idrocarburi combustibili rappresentava un importante successo per l’Italia. Mattei aveva capito che l’indipendenza energetica era la chiave per raggiungere l’autonomia economica e, quindi, politica, del Paese. Nel disegno dell’imprenditore vi era una Nazione forte e in crescita, che rialzava la testa senza rendere conto agli altri Stati, specie l’America, che fin dal ’45 aveva cercato di mettere le mani sull’Agip per allargare il proprio dominio petrolifero nel mondo.
La nascita dell’ENI
In seguito ai numerosi successi, nel 1953 Mattei fondò l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) nonostante l’opposizione delle compagnie estere operanti in Italia e degli industriali privati, Montecatini ed Edison su tutti. Nato per sfruttare le risorse della Pianura Padana, l’ENI divenne presto protagonista e promotore di importanti opere di sviluppo del Paese: l’attuazione di una rete nazionale di gasdotti, la formazione di una rete di distributori di benzina, che accompagnò la crescita delle autostrade italiane, e la costruzione di poli petrolchimici. Tutti progetti portati avanti attraverso una politica aziendale attenta ai dipendenti, per i quali Mattei fece costruire nuovi quartieri, centri sportivi e colonie in località turistiche. Una vera e propria grande “famiglia”, come l’imprenditore stesso la definiva. Di grande rilevanza furono i primi rapporti con i Paesi stranieri grandi produttori di greggio. Quasi operando da ministro, Mattei ottenne collaborazioni con la Libia, il Marocco e l’Algeria, entrando in competizione con le sette sorelle. Nominate così dallo stesso Mattei, le sette sorelle rappresentavano le compagnie che dagli anni 20’ iniziarono a monopolizzare il commercio petrolifero. Diversamente da loro, però, l’ENI guardava ai Paesi del terzo mondo in modo diverso, senza egoismo e supponenza, ma con la voglia di includerli in un più ampio progetto di sviluppo e crescita. In alcuni Paesi, infatti, Mattei applicò la politica del 50%, ovvero l’ENI copriva tutte le spese per la ricerca petrolifera così, nel caso in cui il greggio non veniva trovato, lo Stato con cui la società italiana aveva stretto l’accordo non ci rimetteva nulla. In caso di successo, il Paese interessato diventava socio a metà del giacimento, dopo aver ripagato l’ENI per il 50% dei costi del lavoro. Così, nel 1957, Mattei ottenne l’autorizzazione a cercare petrolio in Iran e l’anno successivo in Giordania. Per capire il pensiero dell’imprenditore marchigiano, nel film “Il caso Mattei” (clicca qui per vederlo gratis in streming) del 1972 il protagonista dice a un giornalista
“Il petrolio fa cadere i governi, fa scoppiare le rivoluzioni, i colpi di stato, condiziona l’equilibrio nel mondo… se l’Italia ha perso l’autobus del petrolio è perché gli industriali italiani, questi grandi industriali, non se ne sono mai occupati… non volevano disturbare la digestione dei potenti… Il destino di milioni e milioni di uomini nel mondo in questo momento dipende da 4 o 5 miliardari americani… La mia ambizione è battermi contro questo monopolio assurdo e se non ci riuscirò io, ci riusciranno quei popoli che il petrolio ce l’hanno sotto i piedi“.
La morte
Il 27 Ottobre 1962 Mattei si trovava a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, dove stava tenendo un comizio pubblico. Annunciava alla popolazione che in Sicilia era stato trovato del metano, una notizia che dava speranza alle persone del luogo, costrette da anni ad emigrare al nord. Lo stesso giorno, Mattei ripartì da Catania per tornare a Milano, dove però, non arrivò mai. L’aereo su cui era salito, infatti, precipitò nelle campagne di Pavia dopo, secondo quanto riportato dalla testimonianza di alcuni contadini, essere esploso in volo. Con lui se ne andarono il pilota Irnerio Bertuzzi ed il giornalista statunitense William McHale. Le dinamiche del disastro rimangono ancora oggi avvolte nel mistero. Una perizia dell’aeronautica militare di Novara, tenuta nascosta per decenni ed emersa soltanto negli anni ’90, parla di “manomissione dell’altimetro” o “bomba a bordo”. A molti oggi pare alquanto probabile che non si sia trattato di un semplice incidente. Mattei era un personaggio fastidioso, un uomo onesto ed umile che cercò di rendere più etico ed aperto un mercato aggressivo e sleale come quello del petrolio. Un uomo che con il proprio coraggio e la propria determinazione riuscì a rendere l’Italia un paese più autonomo e forte.