A quasi trent’anni dalla firma del trattato di Maastricht, il 7 febbraio del 1992, l’Unione Europea regge e rimane unita nonostante l’urto delle correnti euroscettiche. Il dibattito tra sovranisti ed europeisti, però, non può essere ignorato. L’Europa perde sempre più il passo rispetto al resto del mondo, mostrando una crescita spesso troppo debole, con i problemi strutturali dell’Unione sempre più evidenti. Politiche nazionaliste, d’altro canto, potrebbero finire solo per condannare i paesi europei ad un ruolo marginale nell’economia e nella politica globale. In questo contesto, lo scioglimento dell’UE è un’evenienza molto improbabile, tuttavia il futuro del Vecchio Continente resta incerto. Nella prima metà del XXI secolo le scelte dell’Unione saranno determinanti per definire la futura conformazione socio-economica dell’Europa.
Uno sguardo verso il mondo
Le previsioni sul trend del PIL nel mondo fino al 2050 sono molto chiare. La crescita economica globale sarà guidata dalle economie emergenti. Il mercato globale raddoppierà i suoi volumi entro il 2042, crescendo ad un tasso medio annuo circa del 2,6% tra il 2016 ed il 2050.
La crescita economica nel XXI secolo sarà guidata in gran parte dai paesi in via di sviluppo, con le così dette Emerging Seven (E7), Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia e Turchia, caratterizzate da un tasso di crescita medio annuo di quasi il 3,5% rispetto a solo l’1,6% degli Stati del G7: Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Il potere economico globale si sposterà dalle economie avanzate consolidate verso quelle emergenti. I paesi dell’E7 potrebbero rappresentare quasi il 50% del PIL mondiale entro il 2050, mentre la quota del G7 scenderebbe a poco più del 20%.
Tre scenari per l’Europa
Il programma Espon ha elaborato i 3 possibili scenari più probabili per l’Europa nel 2050. L’assunzione di base, comune a tutti e tre, è il graduale aumento della speranza di vita media, quindi un generale invecchiamento della popolazione. L’oggetto di analisi principale è stato il possibile sviluppo della distribuzione territoriale europea fino al 2050.
Scenario A: La crescita economica favorisce lo sviluppo delle grandi metropoli
Le politiche europee potrebbero favorire lo sviluppo delle grandi città, a discapito delle zone più periferiche. Si tratta di seguire la strategia prevista da EUROPA 2020 in relazione alla competitività di questa nel mondo, basata per esempio, sullo sviluppo delle 76 MEGAs (Metropolitan European Growth Areas).
Una strategia come EUROPA 2020 comporterebbe la riduzione dei fondi destinati all’agricoltura ed alle aree rurali. Inoltre, ci sarebbe un minore investimento in trasporti, destinati a coprire perlopiù i collegamenti a grandi distanze tra le metropoli. Una tale strategia favorirebbe una riduzione della spesa pubblica ed una graduale ma sostenuta riduzione del debito pubblico. In questo scenario l’Europa assisterebbe ad una distribuzione della crescita e della ricchezza nel lungo periodo molto frammentata e poco equa. Conseguenza di ciò sarebbe la creazione di disuguaglianze e di conflitti sociali tra le zone più ricche e quelle periferiche, più povere. Le grandi metropoli, sebbene favorirebbero la creazione di economie di scala e quindi un maggiore progresso tecnologico, sarebbero causa anche di un maggiore impatto ambientale.
Scerario B: Promuovere i network tra le città secondarie
Nel secondo scenario l’attenzione è rivolta verso la creazione di un sistema territoriale policentrico che segua le direttive dell’European Spatial Development Perspective (1999) e delle due Territorial Agendas (2007; 2011). Crescerebbero allora gli investimenti pubblici e privati, principalmente destinati allo sviluppo urbano, alla ReS ed ai trasporti regionali ed intereggionali. L’attenzione alle medio-grandi città non comporterebbe il declino delle aeree rurali ma una loro maggiore dipendenza strutturale dalle grandi città. Il sistema di welfare avrebbe bisogno di un sostanzioso aumento della pressione fiscale, in modo da tenere sotto controllo il debito pubblico.
Scenario C: Promuovere lo sviluppo delle piccole città e rivitalizzare le aree periferiche
Il terzo scenario comporta un cambiamento rispetto alla direzione intrapresa nei primi decenni del XXI secolo. Si tratterebbe di un modo per rispondere alle moderne sfide della scarsità energetica e del cambiamento climatico, attraverso la promozione di piccole-medie città, con livelli di consumo più sostenibili ed uno stile di vita che vada incontro alle esigenze di una popolazione sempre più anziana. Politiche che seguano questa direzione richiederebbero alti livelli di spesa ed investimento. Le grosse spese in welfare necessarie porterebbero ad una riduzione del debito più lenta e difficile.
Il futuro prossimo
La crescita media del PIL annuale prevista (Fino al 2050) sarebbe rispettivamente del 2,2% (Scenario A) 2,3% (Scenario B) ed 1,8% (Scenario C). Sebbene si evidenzino differenze tra i tre scenari, la crescita di lungo periodo europea non dipenderà in modo significativo da nessuno dei tre. Il fattore chiave sarà, infatti, lo sviluppo tecnologico, ovvero quanto l’Europa riuscirà a tenere il passo rispetto alle altre economie mondiali sulle nuove tecnologie. Inoltre, svolgeranno un ruolo chiave le scelte di politica monetaria e fiscale.