Il fenomeno dell’evasione fiscale è un problema che l’Italia si trascina dai tempi dell’Unità e che merita una particolare attenzione. Questo riguarda tutta la Penisola, il numero di evasori è maggiore al Sud, mentre i volumi maggiori in termini di sommerso si registrano nelle aree più ricche del Nord. L’evasione sottrae allo Stato italiano in media più di 110 miliardi di euro l’anno. L’imposta più evasa è l’IVA, il che si traduce conseguentemente nell’evasione anche di altri tributi come IRES, IRPEF ed IRAP.
Le cause
Un’indagine della Banca di Italia condotta nel 2007 ha cercato di far chiarezza circa le cause del fenomeno intervistando direttamente gli italiani. Tra le diverse motivazioni avanzate dagli intervistati, le principali tre sono l’assenza di equità, ossia la percezione dei contribuenti della condotta evasiva da parte di altri cittadini che godono di maggiori opportunità di occultazione dei redditi, l’inefficacia del sistema dei controlli e delle sanzioni e, infine, l’idea che lo Stato spenda in modo inadeguato i soldi incassati.
Fin qui non c’è molto da stupirsi. È infatti abbastanza comprensibile anche dal punto di vista psicologico che si è più inclini ad accettare di pagare i tributi avendo la certezza che anche gli altri facciano altrettanto, mentre la presenza di comportamenti opportunistici provoca l’effetto opposto. Ciò si ricollega in maniera immediata alla qualità dei controlli, in quanto evadere è di fatto una scommessa la cui convenienza aumenta nel momento in cui le possibilità di essere scoperti si riducono.
La pressione fiscale
In Italia la pressione fiscale è al 42%, cioè lo Stato italiano incamera il 42% del PIL sottraendolo dalle disponibilità dei privati. Ciò che va considerato però non è il dato in sé ma il meccanismo di scambio. Volgendo lo sguardo verso nord-Europa ci si accorge infatti che nei Paesi scandinavi la pressione fiscale sale addirittura sopra il 50%, tuttavia il fenomeno dell’evasione è molto meno accentuato in quanto i cittadini ritengono questo livello di tassazione proporzionale ai servizi offerti dallo Stato.
Gli effetti
L’evasione fiscale arreca allo Stato ed ai suoi cittadini non pochi problemi. Innanzitutto porta ad una riduzione delle entrate per lo Stato e di conseguenza vi è un peggioramento dei servizi pubblici (sanità, istruzione, trasporti, strade e così via), del Welfare State, dei meccanismi di redistribuzione del reddito di cui lo Stato si fa carico. D’importanza cruciale è il fatto che si aumenta il livello della pressione fiscale sui contribuenti al fine di compensare la perdita di fondi dovuta a chi evade.
Quest’ultimo aspetto crea un vero e proprio conflitto tra coloro che godono di maggiori opportunità di evadere il fisco e coloro che invece non possono sfuggire dal pagamento dell’imposta. Se si guardano infatti le statistiche, per citare un esempio, circa l’85% dei redditi ricondotti a tassazione in sede IRPEF sono da lavoro dipendente e pensioni. In pratica il peso della spesa pubblica finisce a gravare sempre di più sulle solite categorie di cittadini. L’evasione fiscale, inoltre, inficia sulla concorrenza, finendo per colpire gli onesti a vantaggio degli evasori. Anche in questo caso infatti non tutte le imprese hanno le stesse possibilità di evadere: per alcune ciò rappresenta semplicemente un’occasione per aumentare i propri profitti, altre riterranno di dover evadere per riuscire a sopravvivere.
Altrettanto comune è poi il fenomeno dell’elusione. Quando si parla di evasione si fa infatti riferimento ad un metodo illegale per evitare il pagamento dell’imposta, il caso dell’elusione si ha invece quando, almeno formalmente, si rispettano le leggi in vigore, ma sostanzialmente le si aggirano per ovviare al pagamento delle imposte. Nonostante queste due misure siano trattate dal diritto in maniera differente, dal punto di vista economico rappresentano entrambe una perdita di gettito per lo Stato recanti gravi problemi in termini di finanze pubbliche.
Rimedi
In Italia talvolta i cittadini evitano il pagamento dei tributi perché ritenuti troppo ingenti ma, come il proverbiale cane che si morde la coda, più si evade più lo Stato cerca di sopperire alla mancanza di fondi alzando la pressione fiscale. Per interrompere questa catena basterebbe intervenire sui fattori scatenanti del fenomeno. In primis risulta necessario un rafforzamento dei controlli, non solo per quanto riguarda i cittadini (in particolar modo nelle aree geografiche e sulle categorie di contribuenti che presentano una propensione ad evadere maggiore), ma anche sulla stessa pubblica amministrazione. Tutto ciò al fine di esorcizzare il sentimento generale di impunità percepito dai cittadini e la percezione dello Stato come un parassita che prende senza restituire.